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Inter solida e coesa, Roma difende lo… svantaggio: all’Olimpico è festa dei nerazzurri

Roma-Internazionale 0-1

printDi :: 21 ottobre 2025 16:22

(AGR) Quella tra Roma e Inter non è stata una partita spettacolare, essendo stata giocata più sul piano tattico e mentale, che non sul piano fisico. Naturalmente, non era questo il tipo di partita che la tifoseria romanista si aspettava venisse giocata dai propri beniamini, che, anzi, dopo le buone notizie provenienti da altro campo, sognava un bell’allungo in classifica.

L’Inter va subito in vantaggio, al 6’, con Bonny che, solo soletto nella metà campo giallorossa, poco oltre la linea di demarcazione dei due settori, due difensori romanisti che invece di stargli addosso gli sono a colpevole distanza, quel tanto che basta per lasciarselo scappare, viene pescato preciso da Barella e, indisturbato e ormai imprendibile, prosegue la sua corsa e batte l’incolpevole Svilar. Un goal che nella sua parte finale, sembra la fotocopia di una rete segnata da Ibrahimovic in un Roma-Inter di diversi anni fa, ancora sotto la Sud: corsi e ricorsi calcistici…

 
A tutta prima, Bonny sembra in fuorigioco, ma poi, grazie al VAR, si scopre che è il difensore romanista Celik a tenere in gioco l’attaccante francese. Solida e coesa com’è, ricevuto il regalone, non che l’Inter si arrocchi a catenaccio, non sarebbe da Inter!, ma pensa, piuttosto, a gestire saggiamente il preziosissimo, e del tutto insperato, vantaggio, non rinunciando, cioè, a pungere l’avversaria non appena se ne presenta l’occasione, cosa che nel corso del tempo ma anche nella ripresa si verificherà di frequente, con iniziative che, pur non essendo particolarmente pericolose, tuttavia fanno serpeggiare dell’ansia tra le file giallorosse.

Da parte sua, la Roma, gioca un primo tempo piuttosto sonnacchioso, che sembra sia lei in vantaggio invece dell’avversaria, mai essendo realmente pericolosa; paradossalmente sembra, almeno a noi, che con le sue poche manovre lente e prevedibili e i suoi giocatori che arrivano sempre secondi sulle prime e seconde palle, pensi più a ‘gestire’ lo svantaggio che non a decidersi a mettere su vigorose iniziative per riequilibrare la partita.

Nella ripresa, forse rendendosi finalmente conto che deve pareggiare, la Roma comincia a giocare seriamente, andando, cioè, a caccia del goal con una certa insistenza. La squadra giallorossa cerca di cambiare passo dandosi molto da fare per riequilibrare le sorti della gara, ma con il trascorrere dei minuti l’obiettivo appare sempre più irraggiungibile.

Operava, la Roma, una discreta pressione sull’avversaria, nei secondi quarantacinque andando a posizionarsi stabilmente nella metà campo interista, ma non cavava un ragno dal buco, visto che l’Inter riusciva a mandare all’aria le sue iniziative.

Nel suo sforzo di riagguantare la partita, al 57’ Dybala trovava Celik in area, ma il pallone calciato dal turco finiva sull’esterno della rete e l’occasione sfumava. L’Inter, da parte sua, all’85’ aveva la possibilità di raddoppiare con Mkhataryan (centrocampista armeno, classe 1989) che, raccolto un preciso assist di Frattesi, sparava di potenza, ma il pallone incocciava il palo.

Di lì alla fine della partita, tentativi di Dovbyk e Ferguson finiscono nel nulla: è 0-1 per l’Inter, per la gioia dei tanti tifosi nerazzurri assiepati nella nord, in tribuna stampa e negli studi di questo o quel network televisivo.

A credito della Roma manca un rigore che doveva essere concesso, al 30’, per una evidente spinta, in piena area, con entrambe le mani, regalata a Celik da Bastoni, che, per non farsi mancare niente, a seguire piazzava una plateale randellata al ginocchio del turco: naturalmente, né l’arbitro Massa, né gli assistenti, né il quarto uomo, né i quattro amici al VAR si accorgevano di nulla e la partita è proseguita tra l’incredulità generale.

Mancano, inoltre due clamorose occasioni fallite da Dovbyk: la prima al 59’, quando, di testa, mette fuori a porta sguarnita e la seconda all’88’, quando, sempre di testa e da favorevole posizione a centro area, l’ucraino indirizza centrale e Sommer para: quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Analizzando la gara a caldo, la Roma, invece di reagire subito al goal interista, ha aspettato troppo, di fatto concedendo un tempo all’Inter che, da parte sua, prevedendo la scontata reazione della Roma, nella ripresa è rientrata in campo più solida e coesa che mai, un autentico muro di grande qualità, sul quale si sono puntualmente infranti gli attacchi della Roma.

Abbiamo scritto e ripetuto più volte che una partita si vince avendo la supremazia del proprio centrocampo su quello avversario e magari avendo un paio di punte, non dico di livello internazionale, che quelle costano parecchio, ma almeno di livello serie A: nonostante il suo ottimo avvio di campionato, attualmente la Roma non ha un pacchetto di centrocampisti tale da poter competere, in termini di qualità, con quelli di squadroni come l’Inter: a parte Konè, Dybala, Cristante e Baldanzi, non ci sembra che ci siano altri di quel reparto che possano essere definiti centrocampisti di qualità, né tantomeno ha nel suo organico un paio di avanti che possano risolvere le partite da soli, tipo Voeller, per esempio, ma andrebbero bene anche Harry Kane o Marcus Rashford: wishful thinking a pate, in quei due settori la Roma deve rafforzarsi, trovare attaccanti e inventori di gioco, magari con qualche sforzo finanziario, non schierare gente che invece di inventare gioco, se ne sta rincantucciata tra le maglie avversarie o sull’ala, del tutto avulsa dall’agone, in attesa che il portatore d’acqua gli fornisca palloni buoni per fare i loro tacchetti e tocchetti che non servono alla squadra, o giochetti che vanno bene nella partitina tra amici, quella del sabato pomeriggio che poi chi perde paga la pizza, o, infine, giocate e giocatine che si rivelano sempre fini a sé stesse, che magari vanno bene nel campetto sotto casa, non contro squadroni come l’Inter, che se ti distrai ti castiga subito.

Banalmente: secondo voi, amici lettori, quante occasioni da goal possono capitare contro l’Inter? Una, due, grasso che cola tre: appunto, quelle sbagliate da Dovbyk. Il saggio mr. Gasperini se ne è sicuramente accorto che è ora di scaricare la zavorra e prendere giocatori veri, non pippette e mezze cartucce: ora la palla passa alla Proprietà.

 

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