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Salute Mentale: Fenascop Lazio, dimissioni Consulta sono conseguenza delle scelte sbagliate della Regione

Paola Marchetti, presidente Fenascop Lazio: chiediamo che la Giunta regionale abbia l’umiltà di correggere questa incresciosa situazione, arrivando anche a modificare l’impianto legislativo. Alla Consulta va tutta la nostra solidarietà

printDi :: 17 luglio 2022 11:53
Salute Mentale: Fenascop Lazio, dimissioni Consulta sono conseguenza delle scelte sbagliate della Regione

(AGR) "La Fenascop Lazio esprime piena solidarietà a Daniela Pezzi, presidente della Consulta regionale per la Salute Mentale, e insieme rabbia di fronte alla sacrosanta protesta che ha portato alla clamorosa dimissione in massa di tutti i componenti della Consulta, in segno di protesta contro una legge della Regione Lazio, che impone la “nomina dall’alto” dei rappresentanti di utenti e di familiari, arrivando a prevedere che il Presidente della Consulta sia nominato dal Consiglio regionale del Lazio".  Ad affermarlo in una nota è Paola Marchetti, presidente di Fenascop Lazio, associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extra ospedaliera per minori e adulti.

"Siamo di fronte ad una scelta centralistica incomprensibile che umilia anni di lavoro territoriale di associazioni e familiari e che rappresenta l’ennesimo episodio di esercizio del potere di questa Giunta verso il mondo della salute mentale, con il quale ci si ostina a rifiutare ogni dialogo e confronto".

 
"Un gesto incomprensibile che lede i diritti dei più deboli, in un momento così delicato, in cui emerge sempre più un disagio psico-sociale vasto ed esplosivo, che non fa sconti in nessuna fascia d’età, e che fa emergere soprattutto un profondo e pericoloso disagio giovanile. Un atteggiamento da parte della Regione che dà il senso della distanza tra le istituzioni e la vita reale. Una Regione che non ascolta, non si preoccupa, decide e non interloquisce, producendo atti che alimentano una situazione esplosiva".

"Come Fenascop Lazio e nazionale chiediamo che la Giunta regionale abbia l’umiltà di correggere questa incresciosa situazione, arrivando anche a modificare l’impianto legislativo. Alla Presidente Pezzi, indomabile guerriera dei diritti dei più deboli, il nostro abbraccio più sincero".

Il contributo della FENASCOP (Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicoterapeutiche)

La Fenascop è un’associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera per adulti e minori. Comprende organizzazioni profit, no profit, associazioni di utenti e familiari. Essendo da tempo presente su tutto il territorio nazionale può dirsi interprete rappresentativo di importanti e qualificate risposte a specifici bisogni di cura, intesa nei termini di terapia, riabilitazione e assistenza.Le strutture che fanno capo a FENASCOP sono strutture accreditate gestite da organizzazioni di ragione sociale pubblica o privata (sociale o imprenditoriale) che svolgono un servizio pubblico.

Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative nascono per permettere che i pazienti con disturbi mentali severi abbiano la possibilità di una vita sociale integrata e non da internati, in strutture dove la malattia si cronicizza, o in contesti familiari, che non riescono a sostenere la complessità della situazione, per mancanza di strumenti economici o/e culturali, finendo per aggiungere emarginazione ad emarginazione.

Le comunità terapeutiche psichiatriche e socio riabilitative, dai tempi di Basaglia ad oggi, sono diventate essenziali, ai fini degli interventi clinici/riabilitativi, con risultati  importanti e facilmente riscontrabili. Basterebbe osservare il percorso di queste persone che, uscite da interventi di emergenza e ricoveri in cliniche, dopo un periodo di vita in strutture residenziali, sono ritornate a prendersi cura di se, a vivere socialmente (studio, lavoro, famiglia, amici), a riavere rapporti sani con le famiglie, anche loro parte di un sistema molto fragile e spesso impotente.Senza queste strutture il sistema sanitario non sarebbe in grado di reggere, scaricando totalmente i malati sulle famiglie, purtroppo, in molti casi, inesistenti o in grossa difficoltà nella gestione di queste delicate situazioni.

La riabilitazione non si può appoggiare soltanto sulla terapia farmacologica, che manterrebbe il paziente stabile ma non integrato nella realtà in cui vive, ma deve basarsi su un percorso personalizzato che tenga conto di tutto quello che ha favorito la patologia, per poter recuperare competenze sociali, con risultati concreti, di “vita vera”.

Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative, nonostante le immense difficoltà vissute da queste strutture, oberate da regole e meccanismi che hanno poco a che fare con il trattamento terapeutico, asfissiate dalla scarsità di risorse economiche pubbliche, hanno sostenuto, concretamente curato, riabilitato migliaia e migliaia di pazienti, insieme alle loro famiglie, producendo risultati incredibili, con reali cambiamenti di vita.

foto pixabay

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