Grassi, carenze di personale

Tutto questo è avvenuto attraverso scelte improvvisate e approssimative al di fuori di qualsiasi criterio di programmazione ed organizzazione.
Si è venuto a determinare, infatti, che a seguito dei provvedimenti di mobilità adottati, gli stessi Servizi nei quali sono state individuate le figure infermieristicheda collocare presso il P.O. G.B. Grassi, si sono trovati a dover ridurre le attività al “minimo assistenziale” e, contemporaneamente, a dover coprire i turni lasciati vacanti dalle unità trasferite, attraverso ulteriori trasferimenti interni.
Ci si è trovati, così, di fronte al paradosso che per coprire alcuni posti nei vari Presidi (es. Ser.T e C.S.M.) il personale è stato costretto a spostamenti, peraltro, non privi di costi in termini economici e di disagi umani e organizzativi, finendo in ogni caso per aggravare ulteriormente la carenza nei servizi di appartenenza. Inoltre, cosa non trascurabile, con ricadute sulla continuità assistenziale.
In tale situazione si è verificato che, per poter garantire l’espletamento delle attività, alcuni operatori avrebbero rinunciato a parte delle ferie già programmate.
La decisionedi reperire nei Presidi Territoriali il personale per turni h24 attraverso “visite di idoneita’’ (oltre 150) ha peraltro portato, ad oggi, all’individuazione di sole 19 unità, 13 delle quali trasferite temporaneamente al P.O. G.B. Grassi, tra queste alcune usufruiscono dei benefici di legge (es. Legge n.104/92 e altre forme di Tutela sociale).
Tutto ciò, di fatto, non ha contribuito in modo sostanziale ad affrontare la grave carenza di personale all’interno del Presidio Ospedaliero, tant’è che, anche in ragione del periodo estivo e della fruibilità delle ferie le lavoratrici ed i lavoratori, per garantire l’assistenza continuano in molti reparti ad effettuare turni in orario straordinario, sottoponendo le/gli stesse/i a ritmi di lavoro disumani e massacranti. Straordinari che sono divenuti, oramai, strumento ordinario della organizzazione del lavoro, contrariamente a quanto stabilito dalle norme contrattuali e di legge.A questo si aggiungono le difficoltà organizzative, gestionali e funzionali che tale collocazione ha comportato.
Infatti, l’immissione improvvisata di personale proveniente da realtà e Servizi con altre caratteristiche professionali ed esperienze, nonché di diverse tipologie assistenziali non poteva non determinare difficoltà e disagi, sia in termini personali che professionali. Questo perché l’evoluzione ed il progresso avvenuti nel corso degli anni hanno modificato protocolli e procedure, che sono alla base di ogni specifica realtà lavorativa, e le stesse attività clinico/assistenziali. Non tenerne conto significa non solo svilire, mortificare ed umiliare competenze esaperi acquisiti nel corso della vita lavorativa e professionale, ma, inoltre, non assicurare una adeguata assistenza ai cittadini/utenti.
Immettere, quindi, in modo improvvisato e disorganizzato personale senza la necessaria formazione non può che creare disagio e difficoltà.
Molto ci sarebbe poi da dire sui criteri, sulle modalità e sugli aspetti formali e sostanziali, dei provvedimenti di mobilità. In particolar modo riteniamo di dover sottolinearne gli aspetti più controversi e contraddittori, tra questi:
1.Nelle lettere di assegnazione non viene prevista una data indicativaper il rientro nel servizio di appartenenza, lasciando nell’incertezza e nella precarietà sia il personale interessato che l’Unità Operativa di provenienza;
2.Viene fatto riferimento all’esigenza di “assicurare la continuità assistenziale” come se questa non dovesseessere garantita in tutti i servizi, sia ospedalieri che territoriali;
3.Viene assegnato temporaneamente al P.O. G.B. Grassi anche il Personale che, in riferimento al giudizio d’idoneità, ha presentato ricorso, quando sarebbe stato opportuno e necessario utilizzare il “principio di precauzione”, senza procedere al trasferimentofino all’ esito definitivo del ricorso stesso, onde evitare di mettere a rischio la salute dei lavoratori interessati;
4.Il criterio dell’età anagrafica, è stato utilizzato senza tener conto né dei livelli quantitativi/qualitativi di assistenza necessari per i vari Servizi e Strutture, né dei carichi di lavoro, dell’ “esposizione al rischio” e delle specifiche tipologie, dentro una logica esclusiva di “saccheggio” dei Servizi Territoriali, in assenza di una cultura di Integrazione Socio-Sanitaria.
La situazione e lo stato in cui versano i Presidi Ospedalieri e i Servizi Socio-Sanitari tutti è caratterizzata, oggi più che mai, da non poche difficoltà e criticità. La maggior parte di queste è evidentemente legata alla carenza di Risorse Umane e Professionali, in grado di garantirne la piena e completa funzionalità.A questo hanno concorso, e concorrono, diversi fattori: dal blocco delle assunzioni, del turn-over, che peraltro non permette quel necessario ricambio nei e tra i servizi e strutture, e politiche di Gestione del Personale caratterizzate da criteri e comportamenti arbitrari e discrezionali, come andiamo segnalandoe denunciando sin dal 2008.
I provvedimenti adottati dalla Direzione Aziendale, utilizzando lo strumento della “mobilità d’urgenza”, quindi, non hanno contribuito, e non contribuiscono, ad affrontare e risolvere “l’emergenza” che ormai non è più un fattore “stagionale” e/o episodico, ma elemento strutturale e di sistema. Considerando inoltre che la stessa mobilità d’urgenza “…avviene nei casi in cui sia necessario soddisfare le esigenze funzionali delle strutture aziendali in presenza di eventi contingenti e non prevedibili… (CCNL – Comparto Sanità)” quindi, appare oggi più che mai uno strumento utilizzato impropriamente, dettato più dall’urgenza, dall’approssimazione, dalla assenza di una capacità programmatrice ed organizzativa e dalla mancanza di una visione d’insieme in merito alle problematiche e criticità esistenti, alle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratorie soprattutto a quelle riguardanti la salute dei cittadini che vivono nel Territorio.
La problematica della carenza del personale, proprio in ragione dell’insieme dei provvedimenti economico-finanziari (Legge di stabilità, Piani di rientro, Spending review, Blocco delle assunzioni e del Turn-over, ecc.), è destinata a divenire sempre più gravosa e non si può pensare, quindi, che possa essere affrontata, anche in un prossimo futuro, attraverso provvedimenti dettati, esclusivamente, dal carattere d’urgenza e dalla provvisorietà.
Quello che riteniamo, quindi, non sia più rinviabile ed eludibile,è l’avvio di una seria programmazione e organizzazione dell’insieme delle attività delle Strutture e dei Servizi Socio-Sanitari e una più oculata e trasparente distribuzione, collocazione e razionalizzazione del Personale tutto consentendo, al contempo, sia il potenziamento di quei Servizi Socio-Sanitari integrativi ( C.A.D, Cure Primarie, ecc.) e di interesse sociale (Ser.T, C.S.M., Consultori, ecc.) sia la funzionalità stessa dei Presidi Ospedalieri (C.P.O. – G.B. Grassi) in rapporto alle Risorse Umane e Professionali realmente esistenti. E’ quindi compito dell’Amministrazione evidenziare le criticitàe definire le strategie aziendali, le priorità, predisporre e attuare le soluzioni, secondo criteri, che garantiscano il principio del buon andamento della pubblica amministrazione e, in ottemperanza a ciò, assolvere al compito ed al dovere di predisporre gli atti corrispondenti essenzialmente in base ai principi di efficienza, di efficacia e di appropriatezza.Una programmazione ed organizzazione che sia in grado di rispondere, in termini quantitativi/qualitativi, ai bisogni e ai diritti di salute delle persone, nel rispetto della professionalità, dei diritti e della dignità stessa di ogni singola/o lavoratrice e lavoratore. Come Cobas Asl Rm/D pensiamo che su tali questioni sia necessario avviare un confronto di merito che veda partecipi e coinvolte le Istituzioni interessate, le Parti Sociali, Sindacali e le Associazioni del Territorio.
p. il Cobas Asl Rm/D>
le/i Delegate/i R.S.U.
Corrado Minioto–CesareMorra–Claudia Piermaria>