DYBALA PAULO, direttamente da Marte
ROMA - TORINO 3-2
DYBALA PAULO, direttamente da Marte
(AGR) In termini di classifica, i tre punti che la Roma ha conquistato contro il Torino sono davvero fondamentali perché le aspiranti all’Europa sono tante e agguerritissime e da quanto assistiamo di giornata in giornata sembrane tutte in ottima salute psico-fisica e in grado di disputare performance di livello qualitativo medio-alto: ciò significa che da qui all’ultima partita per le varie Bologna, Atalanta, Roma, Fiorentina e almeno altre tre che seguono sarà vietato sbagliare partita; al tirar delle somme persino i pareggi potrebbero non risultare più buoni per accaparrarsi un posto nei prestigiosi tornei continentali.
Il discorso Europa si è allargato: se fino a un paio di stagioni fa era ristretto alle solite sei, sette sorelle, l’istituzione della UEFA Conference Cup, accolta all’inizio, un po’ dappertutto, con una buona dose di ironia quando non proprio di scherno, grazie alla partecipazione di squadre di rango fin dalla prima edizione ha visto crescere consensi ed entusiasmo, soprattutto da parte delle varie tifoserie – che sono in tante ad avere fame di Europa – fino ad arrivare ad avere un seguito mediatico che probabilmente neanche coloro che l’idearono potevano immaginare. Una squadra italiana accede alla Coppa Conference Europa League piazzandosi al settimo posto nella classifica finale del nostro campionato: il che significa che nella conquista di quel piazzamento sono coinvolte almeno altre cinque, sei squadre di media classifica.
Attualmente è in corso la terza edizione e i ritorni sono sotto gli occhi di tutti: non sarà ricca come la Champions Europa League o come la Uefa Europa League, ma il parteciparvi, casomai passando i turni, assicura entrate più che laute, soprattutto a società a budget limitato o comunque impossibilitate a investimenti consistenti. Di qui la voglia matta di partecipazione non solo da parte dei nostri club: squadre di antica grandezza e nobiltà, per le ragioni anzidette tagliate fuori dalla Champions e dalla Europa League, hanno rispolverato il loro blasone anche con discreti investimenti, e pur di riuscire ad entrare in quel novero comunque ristretto, dell’élite del calcio europeo, di partita in partita danno battaglia senza risparmio di energie fino al triplice fischio, spesso con esiti sorprendenti anche a spese delle più blasonate.
Tra le più interessate alla Conference, il glorioso Torino, che in campionato si sta comportando bene e nei fatti, cioè guardando alla sua classifica, a questo punto del campionato non può più nascondere le proprie ambizioni europee. È sicuramente con questo animo che i granata sono scesi all’Olimpico. Da parte sua, la Roma arrivava da una più che confortante striscia positiva, escludendo, naturalmente, la sconfitta con l’Inter - arrivata anche ‘grazie’ a due infortuni della difesa romanista, lestamente trasformati in goal dai nerazzurri, dopo una gran partita giocata dai giallorossi – che riaccendono le speranze della tifoseria e della proprietà per uno stabile inserimento romanista nel pacchetto delle candidate ai tornei continentali.
Speranze che ora vengono alimentate dalle buone performance fornite dalla squadra giallorossa. Di fatto, le vittorie arrivate con la gestione De Rossi non sono né casuali né frutto di fortunate coincidenze ma sono arrivate grazie a prestazioni in cui voglia di vincere e intensità non sono mai mancate. L’ulteriore conferma che la squadra giallorossa ha finalmente spazzato via dubbi e perplessità, zone grigie e tentennamenti, dando invece vita a gare giocate con il solo obiettivo della vittoria, è arrivata proprio con il Torino.
Certo, nel primo tempo non è che ci siano state giocate eclatanti o memorabili, ma la cosa è spiegabile: il Torino, come da tradizione, è squadra coriacea, in più, metteteci che Juric è davvero un maestro di calcio e allora vi spiegherete perché il Torino è riuscito ad annullare le iniziative romaniste e ad affacciarsi a sua volta alla trequarti giallorossa: squadra ben messa in campo, boccaporti chiusi, ma granata in agguato, pronti a punire il minimo errore o incertezza romanista. Tanto nel primo, quanto nel secondo tempo, la Roma ha mantenuto un marcato predominio territoriale, riuscendo ad imbastire buone iniziative d’attacco, che tuttavia, ben contrastate dal Torino, sono rimaste lettera morta.
Dopo le consuete fasi di studio, la Roma rompe gli indugi e al 9’ potrebbe passare: Kristensen, ben imbeccato da Azmoun, piazza la botta ma il pallone sbatte sul palo, praticamente a porta vuota. È il segnale eloquente di cosa si aspetti la Roma da questa partita. Il Toro ribatte bene, ma è solo al 17’ che si fa vedere con Sanabria dal limite, ma Smalling gliela manda in angolo. Nel prosieguo, a parte un paio di ammonizioni comminate ai torinisti (Lazaro e Ricci), di emozioni neanche a parlarne. Il Torino oppone una resistenza ordinata e, a sua volta, la Roma spinge, sì, ma badando bene a non scoprirsi.
Si può senz’altro parlare di partita equilibrata. La svolta della partita arriva al 40’, quando Dybala trasforma un calcio di rigore assegnato alla Roma per un evidente fallo in area di Sazonov. Il Torino assorbe il colpo, reagisce e al 43’ arriva al pareggio con Zapata, che di testa finalizza al meglio un cross perfetto di Bellanova, In apertura di ripresa, è il Torino che si affaccia, al 48’, con Lazaro, ma il pallone, indirizzato verso il primo palo, viene catturato da Svilar. La partita si mantiene in equilibrio. Più che altro è la zona del centrocampo il teatro delle operazioni; la Roma, pur esercitando un certo predominio in termini di dinamicità di gioco, imbrigliata da un ottimo Torino che non le regala nemmeno un millimetro, riesce a trovare il bandolo della matassa al 57’, quando Dybala, sfuggito magicamente alla guardia dei mastini granata, di sinistro fa partire un missile sul quale il portierone del Torino non può assolutamente nulla. 2-1 e palla al centro.
Manca ancora parecchio alla fine, arriva anche una certa stanchezza: cambia il Torino (Rodriguez per Lozano, al 16’) e cambia la Roma: fuori Azmoun, Angelino e Paredes, dentro Lukaku, Spinazzola, Bove. Siamo al 75’, i cambi danno più dinamicità e indubbia freschezza alla Roma e i risultati si vedono di lì a poco, al 79’, quando la combinazione portata in velocità, Dybala-Lukaku-Dybala mette l’argentino nelle migliori condizioni per inventare uno splendido ed imparabile diagonale.
Sul 3-1, la Roma dilaga: il Torino ha sentito la botta e gioca le sue ultime carte: fuori Sanabria, Gineitis e Masina, dentro Okereke, Linetty e Ilic: un’iniezione di forze fresche alla quale la Roma risponde alternando Renato Sanches a Pellegrini, autore di una performance di prim’ordine. Nei minuti finali, il Torino, facendo onore alla sua Storia, si lancia nell’ultimo assalto alla porta romanista e la sorte gli è benigna perché, all’89’, Huysen intercetta un pallone scagliato da Ricci dalla distanza e lo manda nella propria porta:3-2. Vittoria meritata della Roma. Il suo dominio è stato indiscutibile per più o meno tutto il tempo di gara. Quanto al Torino, ferma restando la sua buona prestazione, la sua posizione in classifica gli permette di puntare all’Europa: ne ha tante possibilità.