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Derby romano alla Lazio (3-2).

Gara fortemente condizionata da almeno tre errori, tutti determinanti, dell’arbitro Guida

printDi :: 28 settembre 2021 20:22
Derby romano alla Lazio (3-2).

(AGR) LAZIO: Reina; Marusic, Luiz Felipe, Acerbi, Hysaj; Milinkovic-Savic, Lucas Leiva (dal 15' st Cataldi), Luis Alberto; Pedro, Immobile (dal 45' st Muriqi), F. Anderson. A disposizione: Strakosha, Adamonis, Patric, Lazzari, Radu, Akpa Akpro, Basic, Escalante, Raul Moro, Romero. Allenatore: Sarri.

ROMA: Rui Patricio; Karsdorp (dal 37' st Zalewski), Mancini, Ibañez, Vina (dal 37' st Smalling); Cristante, Veretout; Zaniolo (dal 32' st Carles Perez), Mkhitaryan, El Shaarawy (dal 19' st Shomurodov); Abraham. A disposizione: Fuzato, Boer, Reynolds, Calafiori, Villar, Diawara, Darboe, Borja Mayoral. Allenatore: Mourinho.

 
Arbitro:Guida di Torre Annunziata Reti: al 10' pt Milinkovic-Savic, al 19' pt Pedro, al 41' pt Ibanez, al 17' st Felipe Anderson, al 24' st Veretout (rigore) Ammonizioni: Rui Patricio, Lucas Leiva, Cristante, Vina, Mourinho, Cataldi, Veretout.

La Lazio si aggiudica il derby battendo la Roma (3-2). L’attesissima gara stracittadina, giocata in un Olimpico finalmente pieno, ha avuto la sua svolta nel primo tempo, al 18’, quando l’arbitro Guida non fischia rigore per la Roma: Zaniolo, in area, sta per concludere ma viene atterrato da Hysay con un intervento più che deciso: il fallo è netto e Guida è proprio lì nei pressi ma dal fischietto non esce alcun sibilo, commettendo il primo errore.

Del resto, l’intervento è platealmente falloso ed essendo avvenuto in area di rigore, meriterebbe almeno la verifica del VAR, cosa che invece Guida non fa, aggiungendo così arroganza a impreparazione.

Tenendo presente che la Lazio era passata in vantaggio al 10’ con un gran colpo di testa di Minlinkovic-Savic, e ipotizzando la trasformazione del rigore, la partita sarebbe andata sull’ 1-1, dunque sarebbe stata tutta un’altra gara e quand’anche il penalty non fosse stato trasformato, il punteggio sarebbe rimasto sull’1-0, non ci sarebbe mai stato il goal del 2-0 di Pedro.

Già, perché la seconda rete dei padroni di casa è nata proprio dalla ripartenza dei biancocelesti seguita al lasciar correre dell’arbitro, decisione presa tra lo stupore generale: a Roma quasi del tutto scoperta per l’azione precedente, Immobile va via veloce sulla fascia e, intorno al 20’, pesca Pedro che, arrivato ai venti metri giallorossi, fulmina Rui Patricio con un rasoterra forte, angolato e preciso.

Bella la rete dello spagnolo, ma per quanto detto poco fa, il gioco doveva essere fermato prima. Dal possibile pareggio allo 0-2: una bella mazzata per i giallorossi che tuttavia reagiscono subito, dimostrando di essere squadra. Intanto, al 24’ Leiva interviene su Mkhitaryan, sarebbe un fallo da rosso ma l’arbitro Guida si limita all’ammonizione, commettendo così il suo secondo errore della giornata.

Se le decisioni arbitrali, almeno in teoria, vengono prese avendo come riferimento certo il regolamento del gioco del calcio che tutte le federazioni hanno sottoscritto, allora il fallo del laziale doveva essere punito con l’espulsione, essendo dello stesso tipo di quello imputato a Pellegrini in Roma-Udinese, costato il rosso al capitano giallorosso.

Così non è stato e il bravo biancoceleste l’ha sfangata, uscendo dal campo quando l’ha deciso il suo allenatore.

Nell’analizzare l’arbitraggio di Guida, cosa che verrà fatta senz’altro nelle sedi opportune, vista la sua disastrosa direzione, bisogna mettere anche questo errore.

Per quanto si vede all’Olimpico, la Lazio è più inzaghiana che sarriana: ben compatta nella propria metà campo è sempre pronta a piazzare i suoi micidiali contropiede, trovando in Milinkovic-Savic e Immobile i suoi letali terminali offensivi. Nonostante gli errori di Guida, la partita rimane su binari esteticamente accettabili.

Il ritmo è sostenuto e tanto l'una che l'altra mostrano ottima condizione psico-fisica. Nella seconda metà del tempo, la Roma spinge decisamente: al 26’ Reina si supera su una gran botta di Veretout e al 28’ Zaniolo coglie l’ennesimo palo.

Ma attenzione perché la Lazio c’è: è ancora Immobile, che oggi sembra davvero imprendibile, a sprecare una buona occasione al 36’. Finalmente, al 40’, la Roma accorcia con Ibanez, di testa su calcio d’angolo. Squadre al riposo dopo un bel primo tempo che ha visto la Roma costantemente all’offensiva e la Lazio che, molto scaltramente, gestisce saggiamente la rendita dei due goal: rinuncia ad attacchi forsennati, propendendo piuttosto per ficcanti contropiede che almeno in un paio di occasioni, obbligano i difensori giallorossi a precipitosi rientri.

Nella ripresa, sulla falsariga del primo tempo, la Roma va subito avanti alla ricerca del pareggio, ma la Lazio, ben messa in tutti i reparti, e con un Reina che si esibisce in almeno un paio di parate salva-Lazio, tiene a bada i giallorossi e al momento giusto, al 62’, piazza il contropiede decisivo con Immobile che vola verso la porta giallorossa invano inseguito da un Mancini, che più che stargli dietro arrancando stancamente, non può, poi pesca Felipe Anderson che non può sbagliare neanche se lo volesse: 3 a 1.

La Roma troverà il secondo goal qualche minuto dopo, al 66’, su calcio di rigore, il terzo errore di Guida, concesso per atterramento di Zaniolo in area ad opera di Akpa Akpro.

Viste e riviste le immagini, il rigore sembra meno rigore di quello che le è stato incomprensibilmente negato nel primo tempo. Finale arrembante della Roma e al 72’ sembrerebbe fatta, ma Reina ancora una volta è strepitoso sulla conclusione di Zaniolo salvando di fatto la vittoria laziale. Per quanto visto in campo, la divisione dei punti avrebbe rispecchiato meglio l’andamento della gara.

Non è stata una brutta partita, esteticamente parlando, ma avrebbe potuto essere bellissima: il primo errore dell’arbitro, che era lì a pochi passi, ha messo la gara su un binario che sicuramente non era quello giusto, sul secondo errore, la mancata espulsione di Leiva per il fallo su Mkhitaryan, lascio a voi lettori commenti, considerazioni, ipotesi e conclusioni su quale avrebbe potuto essere l’evoluzione della partita, il terzo errore, infine, l’assegnazione del calcio di rigore alla Roma, alla luce di quanto accaduto nel primo tempo suonerebbe, il condizionale è d’obbligo, più come una compensazione che non una vera e propria decisione scaturita in conseguenza di un’azione fallosa.

Si dirà, è vero ma chi ti dice che la Roma avrebbe realizzato il primo rigore, quello non concesso? Giustissimo, ma chi ti dice che non lo avrebbe realizzato? Magari, c’è pure che la Lazio dopo il pareggio avrebbe potuto farne altri cinque, ma lo stesso poteva valere per la Roma. Ma non è la stessa cosa usufruire di un rigore quando si è sotto di un goal ma praticamente ad inizio gara o, invece, si sta perdendo 3-1 a gara inoltrata: lì, nel primo caso, la partita era ancora tutta da sviluppare, mentre nel secondo caso, a partita ormai entrata nelle sue ultime fasi, con le risorse psico-fisiche, intensità e concentrazione ormai in riserva, sì, dimezzi lo svantaggio, ma poi ti tocca ripartire cercando di raddoppiare lo sforzo, già più che intenso.

A quel punto, la lucidità non è più quella, ti scopri e rischi di mandare tutti palloni oltre la traversa, di non riuscire a trovare la giusta coordinazione o, peggio, di rimanere squadra.

Al tifoso rimane la speranza che qualcuno dei suoi campioni, uno qualunque, trovi il guizzo giusto per agguantare la vittoria in extremis o evitare la sconfitta e quando questa si è ormai profilata in tutta la sua frustrante irreversibilità comincia a pensare ma sì, stavolta è andata male, ma alla prossima… Ma forse il bello del calcio sta proprio in questa alea di eterna certezza-incertezza. 

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