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Roma, "contratti pirata", secondo la Confcommercio riguardano un lavoratore su tre

Lucarelli, assessore attività produttive: "La piaga dei contratti pirata mina i diritti dei lavoratori, compromette la qualità dell’offerta, in particolare, nella ristorazione a Roma e genera ingiusta concorrenza sleale tra imprese".

printDi :: 22 agosto 2025 16:28
Roma, contratti pirata, secondo la Confcommercio riguardano un lavoratore su tre

(AGR) Roma è al centro di un fenomeno preoccupante: i cosiddetti “contratti pirata”, cioè accordi di lavoro sottoscritti con un inquadramento inferiore rispetto alla mansione effettivamente svolta, con stipendi e tutele drasticamente ridotti. Secondo una recente analisi di Confcommercio, questo fenomeno riguarda fino a un lavoratore su tre.

Le conseguenze sono gravi: differenziali retributivi annui che possono arrivare a 8.000 euro lordi, minori contributi previdenziali per oltre 1.500 euro annui, una crescente insoddisfazione tra i dipendenti e un inevitabile peggioramento della qualità dei servizi. Pratiche di questo tipo finiscono per drogare il mercato, aprendo spazi a dinamiche poco trasparenti che nulla hanno a che vedere con la sana competizione tra imprese.

 
“Questa piaga dei contratti pirata mina i diritti dei lavoratori, compromette la qualità dell’offerta della ristorazione a Roma e genera ingiusta concorrenza sleale tra imprese. Non possiamo permettere che professionisti esperti vengano ridotti a figure sottoinquadrate, privati di una equa retribuzione e delle tutele fondamentali” dichiara Monica Lucarelli, Assessora alle Attività Produttive, alle Pari Opportunità e all’Attrazione Investimenti di Roma Capitale.

“È urgente un intervento coordinato: l’Amministrazione invita il Governo e le parti sociali a rafforzare i controlli sui contratti, a sostenere l’informazione rivolta ai lavoratori sui loro diritti e a promuovere l’applicazione esclusiva dei contratti nazionali, come quello della ristorazione. Solo così garantiamo un mercato sano, trasparente e competitivo, in cui le attività produttive oneste possano crescere e investire senza subire distorsioni da pratiche sleali” prosegue Lucarelli.

Infine, l’Assessora conclude: “Difendere il lavoro equo nella ristorazione significa tutelare il tessuto economico e culturale della città: serve dignità per chi lavora, trasparenza per chi investe e qualità per chi fruisce dei servizi”.

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