Nuove rotte per il Partito Democratico

Sono in tanti, tra gli iscritti, a considerare ormai improrogabile la necessità di un congresso straordinario del partito. Da sempre, i partiti sono guidati, ma sarebbe meglio dire gestiti, dagli apparati. Sono gli apparati che decidono sempre il come e il quando, il dove e soprattutto se un congresso straordinario debba essere tenuto.
É evidente che, eventualmente, visto l’attuale stato di quel partito, il congresso dovrebbe tenersi in tempi brevi. Peraltro, con la gran quantità di strutture presenti in ogni regione, trovare una sede adeguata non dovrebbe essere difficile.
Sarebbe una gran bella prova di maturità democratica se, come molti auspicano, il PD dovesse davvero arrivare a breve alle assise. Altri guarderebbero all’evento con malcelata invidia per quella veloce mobilitazione.
Certo, la qualità dell’evento è definita dal dibattito congressuale.
Potrebbe darsi che chi a gran voce reclama cambiamenti ai vertici del partito, venga accontentato con semplici, e scontate, manovre gattopardesche (tali cioè che, rimanendo, naturalmente con incarichi diversi, la stessa strabattuta, attuale dirigenza, la strada seguita dal PD non cambierebbe di una virgola), oppure potrebbe verificarsi un reale avvicendamento alla guida del partito con l’avvento di una dirigenza portatrice di idee, proposte e strategie nuove, cui di conseguenza seguirebbe l’inversione della rotta politica fin qui tenuta.
Un congresso straordinario convocato tempestivamente farebbe sì che il PD si guardi dentro: Siamo di centro o di sinistra? Siamo al passo coi tempi o siamo schiavi di paradigmi politici ormai non più adeguati alla realtà del secolo in cui viviamo? E gli elettori come ci vedono? Cosa si aspettano da noi?
Fulcro del dibattito, ciò che darebbe qualità all’evento, quelle domande potrebbero trovare risposte che se non proprio definitive, potrebbero servire da pedana di lancio non solo del PD, ma dell’intero paese.

RENATO BERGAMI