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Il graffialismo

print08 febbraio 2010 10:00
Il graffialismo
(AGR) (AGR Il Graffialismo nasce in Italia agli inizi del XXI secolo, precisamente a Gaeta in provincia di Latina, nel solco e come evoluzione dell'Astrattismo-informale di Pollock, Riopelle e Hartung, dando libero sfogo al "gesto" ed alle sue innumerevoli peculiarità, in un momento storico povero di nuovi fermenti artistici innovativi, opponendosi con forza a stereotipi ed a falsi miti che inneggiano sostanzialmente al materialismo-utilitarismo dilagante nella società, ormai assuefatta a logiche egoistiche, antiambientaliste, e qualunquiste.
“Il Graffialismo” rappresenta la vita come un’armoniosa danza in cui tutti sono protagonisti, tutti sono elementi essenziali per la riuscita dello spettacolo, rinnegando con forza gli “antivalori” che snaturano l’Uomo nella sua essenza.
“Il Graffialismo”, inteso come filosofia di vita, professa il rispetto dell’Uomo e dell’Ambiente rendendo compartecipi tutti gli esseri animati ed inanimati, riprendendo un concetto di armonia metafisica precostituita in cui l’Uomo non può e non deve intervenire per scopi egoistici.
Il termine “Graffialismo” deriva dall’etimologia greca “graphòs” che significa scrittura, e dalla parola di origine latina “alma”, ovvero l’anima (rectius: che nutre, che fa crescere),sul piano artistico, consiste in buona sostanza, nell’ “apologia” del segno, manifestandosi come una cascata cromatica.
I cosìddetti… “Graffi” si presentano sottoforma di emozioni che si espletano in un viaggio dell’inconscio - partendo da un fulcro centrale, da intendersi il “cuore” dell’artista e dei suoi sentimenti interiori - ad un’esternazione visiva che diviene destinazione universale di comunicazione con l’altro. Questa tecnica è impiegata sistematicamente al fine di valorizzare l’espressione creativa ed amplificare il “pathos” dell’opera d’arte.
Sono, in sostanza, colori in movimento, tutti intimamente collegati tra loro, che convogliano sulla tela in sincronia ed armonia – una sinergia cromatica – che slanciano la fisionomia dell’opera, portando con sé l’osservatore che così si abbandona ai suoi più intimi pensieri ed emozioni.
Tale neologismo è stato utilizzato per la prima volta nell’anno 2009, in occasione della Mostra Personale di Pittura di Antonella Magliozzi, tenutasi presso il Museo Diocesano di Gaeta(LT).

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