Figli Maestri girato ad Acilia tra i cortometraggi vincitori di MigrArti

"In particolare- ha proseguito il regista trentottenne, - le famiglie Uddin e De Angelis-Peng, che sono protagoniste del documentario e che ci hanno aperto le porte delle loro case e della loro vita quotidiana". "Ringraziamo, inoltre, la Cooperativa Ricerca sul Territorio per la realizzazione di questo film documentario nato da un’idea comune ed un percorso di condivisione iniziato anni addietro". Gli ha fatto eco Flavio Tannozzini, Coordinatore della Scuola d'Italiano Effathà, che insieme ai colleghi e a tanti ragazzi della scuola ha seguito la premiazione in diretta attraverso i social network. "Il film coglie e traduce nel suo linguaggio l’essenza dell’atmosfera che viviamo alla Scuola d’Italiano Effathà come luogo in cui, con il pretesto e lo strumento della lingua, nascono relazioni autentiche e si può iniziare a raccontare la propria storia, affermare sé stessi in un contesto di inclusione".
Sono stati 506 i progetti presentati nella sezione Cinema del progetto del Ministero per le Attività e i Beni Culturali, ideato e coordinato da Paolo Masini. Tra i tantissimi partecipanti, 23 sono risultati i cortometraggi a cui il Mibact ha dato sostegno e riconoscimento. Gli stessi 23 sono stati poi portati alla Mostra di Venezia, all’interno della quale MigrArti è diventato un concorso e un evento della prestigiosa rassegna lagunare.Rai Cinema, uno dei partner di MigrArti (assieme a Istituto Luce-Cinecittà, Film Commission Roma-Lazio), ha dato vita a un nuovo concorso collegato che prevede, per i più visti online, un contratto di messa in onda sui canali Rai del digitale terrestre. Nei prossimi mesi saranno programmate rassegne e proiezioni dei film finalisti al premio MigrArti su tutto il territorio nazionale.
Figli Maestri - Sinossi.
Acilia, periferia sud di Roma. Mhamud si sposta per il quartiere a bordo della sua bicicletta, è una giornata di primavera, il sole brilla sull’asfalto di via di Macchia Saponara. Mhamud ha ventuno anni, lavora in un salone di bellezza e ha finalmente deciso di accettare la proposta di suo padre: sposare una ragazza del loro paese, il Bangladesh.Chiara ha quindici anni, pelle color porcellana e occhi allungati che suggeriscono le sue origini orientali. Si muove nello stesso minuscolo spicchio di mondo di Mhamud, ma non sembra doversi recare da nessuna parte. Pare abitare l’ambiente circostante come un’aliena appena sbarcata su uno strano pianeta. Attorno a lei, come l’avvicinarsi roco di un temporale, la voce di sua madre Zixi racconta una storia, la loro storia: quella di una donna che ha vissuto il trauma di non essere stata desiderata, e quella di una bambina, a sua volta rifiutata, che le ha poi salvato la vita.
Sia Mhamud che Chiara, così come i loro genitori, vedono incontrare le proprie traiettorie nella scuola di italiano per stranieri Effathà, aperta a studenti di ogni età e provenienza, dove persino i figli possono trasformarsi in maestri. I due ragazzi sono infatti tra i docenti volontari, mentre mamma Zixi, e papà Mafil tra i tanti studenti.Con il ritmo dell’incedere quotidiano, le due storie non raccontano la parte più esplicita, più visibile e ad oggi sovraesposta del fenomeno della migrazione, ovvero il viaggio, lo sbarco, l’approdo. Ma lo spettatore si trova già spostato in avanti, all’interno di dinamiche famigliari e relazionali consolidate, chiamato a condividere il mutamento o la presa di coscienza di situazioni prevalentemente personali, emotive, a confrontarsi con i protagonisti da pari a pari.
