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Diario di un maestro (1973) all'Ecomuseo

print26 gennaio 2012 12:30
(AGR) ( AGR )Premiato a Venezia, autore dei più importanti documentari italiani, consacrato da Scorsese e De Niro come maestro universale del cinema, l’Ecomuseo del Litorale Romano propone l’opera intera di Vittorio De Seta nella Sala Visioni del Polo Ostiense ad Ostia Antica. Sabato 28 e Domenica 29 gennaio, avrà infatti luogo il terzo week-end di programmazione della rassegna Tre Passi con Vittorio De Seta dedicata al regista nativo di Palermo scomparso lo scorso novembre.

Sabato 28 gennaio alle ore 15.00 verrà proiettato Diario di un maestro (nella versione cinematografica).Diario di un maestro (1973) è sicuramente il progetto più noto, più visto, e per certi versi anche più radicale di Vittorio De Seta. Andato in onda inizialmente sulla RAI, come mini-serie di quattro puntate, il film racconta sei mesi di “convivenza” tra un giovane supplente ed una classe elementare di una borgata ad est di Roma. E’ anche il racconto della sfida che questo maestro intraprende contro l’insegnamento tradizionale, fondato sul nozionismo e totalmente inadeguato per quei ragazzini, difficili, ripetenti, in molti casi già lavoratori e portatori di un vissuto che il maestro cerca di valorizzare. Nasce da questa sfida la creazione – assieme ai ragazzi – di un diverso modo di fare scuola, partendo dalla vita reale, e cioè dalla vita nelle borgate, da cosa si vuole dimostrare quando si ruba qualcosa, dall’abbattimento dei lotti di Tiburtino III da parte delle ruspe comunali, per giungere solo in un secondo momento “dentro” la classe, in maniera creativa e partecipata, realizzando cartelloni, inchieste agli abitanti delle borgate, temi scritti dai ragazzi su questi argomenti e non sulla pur eccellente poetica del Pascoli.De Seta prese lo spunto iniziale dal libro di Albino Bernardini “Un anno a Pietralata”, per poi accettare, al suo solito, al pari del maestro protagonista del suo film, una sfida nella sfida. De Seta decise infatti di lavorare su una sceneggiatura flessibile e con solo pochi attori protagonisti. Il maestro (un eccezionale Bruno Cirino), il Direttore della scuola e gli altri insegnanti erano interpretati da veri attori, che conoscevano la sceneggiatura e recitavano le battute. Ma i ragazzi vennero scelti tra gli abitanti delle borgate e di certo nessuno di loro aveva mai recitato. Però conoscevano bene la vita delle borgate e la difficoltà di rapportarsi con una scuola che parlava di cose lontanissime dal loro vissuto. Per questo De Seta decise di lasciarli “liberi” di esprimersi, e di muoversi all’interno degli episodi che spesso, erano gli stessi ragazzini a suggerire alla troupe. Ecco, l’altra parte della sfida: De Seta, assieme al fido e bravissimo Luciano Tovoli, scelsero di girare con apparecchiatura leggera (per gli Anni Settanta il 16mm era abbastanza leggero), mischiandosi ai ragazzi all’interno della vera classe, in cui loro, assieme al maestro/Cirino, facevano veramente una scuola alternativa. Tutto questo dovendo rendere conto ad un produttore RAI e non sapendo, come spesso nel suo modo di produrre cinema accadeva, se questa formula avrebbe portato a qualche risultato.Domenica 29 alle 10,30 sarà la volta di Lettere dal Sahara (2007) film che di fatto segna il ritorno di De Seta al cinema di lungometraggio, dopo la sua lunghissima pausa volontaria iniziata nel 1981, quando si allontanò da Roma e dal cinema per trasferirsi in Calabria a seguire il suo uliveto.

Lettere dal Sahara racconta la storia di un giovane studente senegalese che dopo la morte del padre emigra in Italia. Riesce a trovare un lavoro precario a Villa Literno, si trasferisce a Firenze da una cugina che fa l'indossatrice per poi giungere a Torino. Qui, grazie anche a un'insegnante di italiano, trova una situazione stabile. Ma un'aggressione razzista lo spinge a riconsiderare tutto.

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