Roma – Lido bloccata ad Acilia per un malessere

Nuovi treni Met.Ro.
Il marciapiede della stazione si riempie in pochi secondi; a quanti già attendevano il mezzo si aggiungono, nel ristretto spazio, i passeggeri dell’ora di punta, provenienti da Ostia.
Un nuovo messaggio, proveniente dagli addetti della società di gestione del trasporto, invita tutti a raggiungere la banchina opposta , dove è in arrivo un treno per far fronte all’imprevisto.
Le persone, diventate folla, si muovono velocemente, urtando e travolgendo, spinte dalla necessità di raggiungere la scuola o il posto di lavoro: scale, scale mobili ed ascensori si riempiono velocemente, di gente al cellulare, che avvisa, chiede lumi, si preoccupa per la possibile durata del ritardo.
Nella prima vettura del convoglio in arrivo da Ostia, una signora non si sente bene; è sdraiata sui sedili e non respira bene. Ognuno ha un’ipotesi, ma poco dopo, seppure in via indiretta, si viene a conoscenza che è un sospetto infarto della passeggera la causa dell’arresto del treno.
Il convoglio è di quelli “nuovi”, quelli spagnoli, dotati di un certo confort, come l’aria condizionata.
Arriva il treno sul binario opposto. Si riempie in pochi secondi e riparte carico. Sono le 8,45. Sulla banchina rimane ancora gente. Si fanno le più varie ipotesi su quello che viene ormai classificato come disservizio. “Un mio amico, uno che sta in mezzo a queste cose, mi ha detto che è un problema di linea elettrica” - dice una signora con l’aria di chi la sa lunga – Non ce la fa a reggere i treni nuovi, che assorbono moltissimo.”. Altri cercano di capire effettivamente cosa e dove è successo.
Il rumore del traffico esterno viene sovrastato dalla sirena dell’ambulanza in arrivo. I sanitari velocemente verificano le condizioni della signora, mentre sopraggiunge la lettiga. La signora viene issata con cura e trasportata verso il mezzo di soccorso e all’ospedale.
Nuovo annuncio: il treno è prossimo a ripartire. Sono le 8.52. Di nuovo tutti da un marciapiedi all’altro, velocemente. C’è fretta di ripartire, da parte delle persone e della società. Ragazzi col telefonino riprendono la folla che sciama ondeggiante, per avere un momento di visibilità su Youtube. L’altoparlante avvisa di un successivo treno, con molta disponibilità di posti, entro due minuti. Ma tutti cercano di salire a bordo, anche dopo il segnale acustico di chiusura delle porte.
Si accendono discussioni con gli addetti alla stazione, con minacce di denuncia alle associazioni dei consumatori e querele personali. Finalmente le porte si chiudono, lasciando le due fazioni contrapposte su diversi lati delle vetrate.
Il dibattito continua nelle vetture: chi è inviperito contro l’azienda, l’organizzazione della stessa e, perché no?, il capo del governo; chi considera che il rischio di vita della signora sia più importante e meriti maggiore considerazione di un ritardo.
Nel frattempo il convoglio procede. Ferma come al solito in tutte le stazioni, anche se il display e gli annunci interni confondono “Casal Bernocchi” con “Stella Polare”. Sul volto e sulle labbra della gente ferma sulle banchine, ignara del dramma sfiorato, si legge “Non si può…”; econtinua a salire. Cerca di informarsi sul ritardo e si riaccendono le polemiche. Qualcuno denuncia la mancanza di rispetto nei confronti degli utenti, fatti salire e scendere, passare da un marciapiedi all’altro e ritorno; altri fa notare come questo movimento ha permesso di liberare la banchina per agevolare i soccorsi e contemporaneamente ha dato la possibilità a molti di limitare il ritardo. Perentoria si alza la voce di uno dei passeggeri: “Lei si faccia le sue querele, gli altri facciano come vogliono: tanto non cambia niente. Basta che nun me rompete!”. E si rituffa nella lettura del giornale, con l’ipod nelle orecchie, a tutto volume.
Una delle signore più agguerrite telefona ad un’amica, raccontando la sua disavventura, ma sottovoce; un’altra torna alle battaglie, mentali, col sudoku.
“Eur Magliana” – indica l’altoparlante. “Scusi, scende?”. “Sì”. Sono le 9. Le vetture “vomitano” quasi tutto il loro carico umano: le direzioni divergono, come le idee di ciascuno. “Ben 20 minuti di ritardo”; “Solo 20 minuti di ritardo”.
E speriamo che la signora del malessere si riprenda presto.