'Liberi Subito': Da Procida a Montecitorio

Manifestazione Associazione Liberi Subito
“Troppo tempo sta passando e la nostra rabbia aumenta. Non si è ancora trovata una soluzione al problema. I nostri ragazzi sono ancora in Somalia e patiscono sofferenze inimmaginabili. Tutto questo è assurdo.” Afferma Giuseppe Giaquinto del coordinamento di cittadini “Liberi Subito”, che continua: “ Non siamo soddisfatti delle risposte avute sinora dal Ministero degli Esteri. Vogliamo prove, dimostrazioni tangibili che le trattative sono in corso. Siamo stanchi delle parole. Vogliamo che alle parole e alle rassicurazioni seguano i fatti. E noi, come coordinamento, non ci fermeremo fino a quando non riabbracceremo i nostri ragazzi. Se necessario siamo pronti ad andare Bruxelles.

Manifestazione a Procida
“Ogni giorno che passa è fondamentale. Questi ragazzi si trovano in condizioni che nessun essere umano può sopportare così a lungo. Sulla nave manca ormai tutto. I marittimi stanno male e a bordo non ci sono medicine. Bisogna fare in fretta.” Sono queste le parole di Valeria Barone e Rosaria Savarese membri del coordinamento: “ L’armatoreha sempre dichiarato di considerare i membri dell’equipaggio come suoi figli. Lo dimostri! Faccia seguire alle parole i fatti. Ci dimostri che le sue non sonosolo parole. Riporti a casa questi ragazzi. Non vogliamo più chiacchiere. Siamo stanchi e arrabbiati. Vogliamo a casa i nostri marittimi. Soltanto allora ci fermeremo”.
Continuano intanto sull’isola le iniziative di protesta e di solidarietà alle famiglie degli ostaggi.
A partire da domani su tutte le finestre, i cancelli, le vetrine, le automobili sarà affisso il cartello con la scritta “Liberi Subito”. Uno striscione di otto metri è già affisso sulla casa comunale e rimarrà lì fino al rientro dei marittimi sequestrati; centinaia sono gli striscioni comparsi sulle strade e sulle abitazioni.

L’isola non ha alcuna intenzione di fermarsi fino a quando i suoi figli non torneranno a casa!>
I Fatti:L’8 febbraio del 2011 la nave Savina Caylyn, una petroliera battente bandiera italiana, proprietà della società armatoriale Fratelli D’Amato, viene presa dai pirati. Con un assalto lampo i predoni del Golfo di Aden riescono a raggiungere il ponte della nave a mettere sotto scacco l’equipaggio: 22 uomini, 17 indiani e 5 italiani. I cinque marittimi italiani sono il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera, originario di Procida, il Direttore di Macchine Antonio Verrecchia, di Gaeta, Eugenio Bon proveniente da Trieste, Gianmaria Cesaro di Piano di Sorrento e Crescenzo Guardascione, anch’egli procidano. Il primo contatto con la nave è a maggio, dopo mesi di silenzio in cui nulla si sapeva sulle trattative della Farnesina e dell’armatore con i pirati somali. Trattative che, come si evince dall’appello del comandante, non convincono le gang del Golfo di Aden. In occasione del primo contatto i pirati chiedono come riscatto la somma di 16 milioni di euro.Una somma utile a salvare l’equipaggio dall’abbandono in terraferma, qualora l’ultimatum non fosse stato rispettato. Nonostante le smentite della Farnesina, pochi giorni dopo dall’ultimatum arriva voce che i pirati abbiano lasciato Bon, Guardascione e Cesaro a terra: un atto gravissimo, confermato dalle foto divulgate dai familiari proprio negli ultimi giorni. Di qui in poi i contatti con l’equipaggio della Savina Caylyn si faranno sempre più frequenti: nel corso delle telefonate il comandante racconterà le condizioni vissute dall’equipaggio: la mancanza di cibo e acqua , gli spazi angusti da condividere con i predoni, le condizioni igieniche inesistenti e le continue angherie che gli uomini dell’equipaggio sono costretti a subire. Diverse le missioni diplomatiche, gli interventi bipartisan da parte dei politici; la trattativa, come aveva confermato l’onorevole Boniver di ritorno dalla Somalia, sembrava essersi conclusa: si era ipotizzata persino una data, l’8 giugno, per la liberazione dei pirati. Qualcosa deve essere andato storto e, attualmente, l’equipaggio della petroliera napoletana non è ancora libero dai soprusi dei pirati somali.Gli ostaggi ancora nelle mani dei pirati sono il comandande della Savina Caylyn, Giuseppe Lubrano Lavadera, e il secondo ufficiale, Crescenzo Guardascione. Altri due procidani ancora sotto sequestro da parte dei pirati sono Vincenzo Ambrosino e Gennaro Odoaldo, rispettivamente allievo di macchina e primo ufficiale di coperta sulla 'Rosalia D'Amato'.
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