Balneari, sui canoni demaniali, molte "fake news"

Una siffatta generalizzazione, non solo non è corretta dal punto di vista sociale ed economico, ma è, poi, vergognosamente fuorviante e ingannevole.Le aziende del settore hanno, da sempre, denunciato, fin dal primo momento in cui è stato emanato con la Finanziaria del 2007, che il meccanismo di determinazione dei canoni demaniali è sbagliato e profondamente ingiusto, perché c'è chi paga pochissimo e chi moltissimo.Centinaia di aziende sono state costrette a chiudere, per i canoni cosiddetti ‘pertinenziali’.
Condanniamo in maniera ferma e decisa il tentativo di confondere l’opinione pubblica con errate e forvianti informazioni che tendono a creare confusione sul concetto di “canone demaniale” e sulla “pressione del carico fiscale”, che è per tutti i concessionari ingiusta ed esagerata. Giova ricordare - tralasciando le addizionali sui canoni sia regionali che comunali - che le aziende balneari sono le uniche del settore turistico che assolvono l'IVA al 22%, mentre per tutte le altre imprese turistiche italiane è al 10%; non meno paradossale è l’obbligo del pagamento dell'IMU, nonostante non siamo i proprietari del suolo, o anche del pagamento della TARI, calcolata persino sulle superfici improduttive di rifiuti.
Nel ringraziare gli esponenti politici che non si sono lasciati influenzare da questa cattiva informazione, si invitano le nostre Organizzazioni territoriali, aderenti a SIB-Confcommercio, FIBA-Confesercenti e OASI-Confartigianato, e tutti i balneari italiani a mettersi a disposizione degli organi di informazione per una rappresentazione onesta e corretta della realtà della balneazione attrezzata italiana che continua ad essere un fattore cruciale del nostro ‘Made in Italy’".