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Roma, oltre 500 ettari a rischio idrogeologico

print14 novembre 2012 19:31
Roma, oltre 500 ettari a rischio idrogeologico
(AGR) Nel Comune di Roma sono ben 552,66 gli ettari classificati a “rischio idrogeologico molto elevato” R4 ricadenti nel bacino del Tevere, un territorio fragile tra Ponte Milvio, le aree dell'Aniene e la foce del fiume del quale tornare ad occuparsi nei momenti lontani dalle emergenze per alluvioni e frane. Nel Lazio il 98,4% dei Comuni presenta fattori di rischio idrogeologico, sono ben 372 su 378 ad avere aree a rischio frane o alluvioni, secondo i dati rielaborati da Legambiente dell'ultimo Rapporto “Il rischio idrogeologico in Italia” del Ministero dell'Ambiente.

Il 7,6% del territorio regionale è ad altra criticità idrogeologica, si tratta di 1.309,1 ettari nel complesso , dei quali 452,5 (2,6% del totale) sono in aree alluvionabili e 856,6 (5,0%) in aree franabili. Sul totale delle aree critiche, il 65% sono aree a rischio frane, mentre il 35% è costituito da aree a rischio alluvioni.

“ A Roma e nel Lazio per battere il rischio frane e alluvioni serve prevenzione, bisogna rendere operativi i piani di bacino approvati trovando le risorse per la manutenzione del territorio, una grande utile opera pubblica da realizzare per evitare drammi e sciagure che stanno aumentando con i cambiamenti climatici, fermando invece opere dannose come il nuovo porto di Fiumicino in aree a rischio molto elevato alla foce del Tevere -ha commentato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Non possiamo continuamente assistere a tragedie o anche solo rischiarle, il clima è cambiato e nelle diverse stagioni si inaspriscono piogge e siccità, serve una nuova attenzione per questi temi. Questa è una delle politiche per le quali è fondamentale che la Regione Lazio torni ad avere un governo al più presto: come è stato fatto anni fa per il catasto degli incendi, va messa in campo un'azione coordinata per attuare gli interventi previsti nei piani delle Autorità di bacino. Le case e le aree produttive nelle zone di esondazione vanno delocalizzate, così come vanno fermati assurdi nuovi progetti in aree a rischio molto elevato, uno su tutti il Porto della Concordia a Fiumicino.”

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