Legambiente lancia l'allarme: ecosistema litorale a rischio

“È assurdo che nella nostra regione si continui a costruire in aree a rischio idrogeologico, nonostante sia ormai nota l'estensione di tali aree e nonostante i mutamenti climatici ci ricordino di continuo quanto pericolo possono scatenare - dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -. Troppi comuni hanno interi quartieri a rischio e troppe amministrazioni concedono ancora autorizzazioni a costruire su aree a pericolo di inondazione o frana; tutto ciò deve far avviare politiche virtuose per salvaguardare la vita di tanti cittadini e il territorio del Lazio intero, alla Regione chiediamo in tal senso di dire concretamente Stop al consumo di suolo, incardinando nel PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) e nel Testo Unico sull'Urbanistica in discussione le indicazioni necessarie.
Per fermare l'aumento dei rischi idrogeologici va bloccato per sempre il diluvio di cemento e fermata l'espansione infinita delle città, a partire da Roma, dove in ogni settore continua ad avanzare il cemento e contemporaneamente si rischia la paralisi della città e si trema ad ogni bomba d'acqua, al futuro sindaco chiederemo di fermare il consumo di suolo e avviare invece una sana e necessaria rigenerazione urbana a partire dalle periferie e dai quartieri più a rischio”.
Nella capitale infatti, dai dati di Legambiente, sono più di 100.000 le persone che abitano e lavorano in aree a vari livelli di rischio e sono ben 1.135,6 gli ettari di territorio in R4 (massimo rischio idrogeologico) dove vivono 17.757 abitanti secondo i dati dell'autorità di bacino del Tevere.