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Maxi operazione antimafia a Messina, scoperchiata la cupola, estorsioni, gioco d'azzardo e droga

E' stata denominata "operazione Provinciale" ed è stata condotta in collaborazione da Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia che hanno eseguito un'operazione antimafia congiunta con l'arresto di 33 persone ed al sequestro di beni.

printDi :: 09 aprile 2021 20:28
Maxi operazione antimafia a Messina, scoperchiata la cupola, estorsioni, gioco d'azzardo e droga

(AGR) A Messina, nel corso della notte, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno eseguito un’operazione antimafia congiunta che ha portato all’arresto di 33 persone e al sequestro di beni, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, sequestro di persona, scambio elettorale politico-mafioso, lesioni aggravate, detenzione e porto illegale di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il provvedimento cautelare dispone la custodia cautelare in carcere per 21 persone, gli arresti domiciliari per 10 persone e l’obbligo di presentazione alla P.G. per 2 persone, nonché il sequestro di 2 imprese, operanti nel settore del gioco, delle scommesse e della ristorazione.

 
L’operazione ha consentito di documentare l’attuale operatività di una associazione per delinquere di stampo mafioso attiva nella zona di Provinciale e facente capo a L. D. G. e S. S., entrambi soggetti di elevatissimo spessore criminale, i quali gestiscono svariate attività illecite, operando un capillare controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose. Nel contempo, si è delineata l’esistenza di un altro sodalizio facente capo a D. L. G., operante nella zona di Maregrosso, che si muoverebbe in piena sinergia criminale con l’altro sodalizio

I gruppi sono collegati, adottano strategie criminali condivise e operano in piena sinergia per il raggiungimento del controllo del territorio delle rispettive zone di appartenenza, ricadenti nei quartieri di Provinciale e Maregrosso.

In particolare, le indagini avviate dopo la scarcerazione di G.L.D., tornato in libertà dopo 13 anni di reclusione, trascorsi anche in regime di 41 bis, hanno documentato che questi aveva riassunto le redini dell’organizzazione, proponendosi quale riconosciuto punto di riferimento criminale sul territorio, capace di intervenire autorevolmente nella risoluzione di controversie fra esponenti della locale criminalità.

Dopo quasi due anni di intercettazioni e servizi di osservazione, i Carabinieri hanno documentato come il sodalizio capeggiato da G. L. D.operava mediante il sistematico ricorso all’intimidazione e alla violenza, con pestaggi e spedizioni punitive, per affermare la propria egemonia sul territorio e controllare le attività economiche della zona, nonché per recuperare i crediti derivanti sia dal traffico di sostanze stupefacenti che dalla gestione delle scommesse su competizioni sportive.

Base operativa del clan era un bar dove G.L.D. trascorreva le sue giornate presso tale esercizio commerciale, ove incontrava gli associati per pianificare le varie attività criminose della consorteria e ove veniva eseguita l’attività di raccolta di scommesse sportive in assenza di licenza e per conto di allibratore straniero privo di concessione; l’esercizio commerciale, poiché funzionale allo svolgimento delle attività criminali del clan, è stato sequestrato dai Carabinieri.

Le risultanze investigative acquisite hanno comprovato come il clan mafioso esercitava un controllo capillare del territorio, tanto che qualsiasi iniziativa assunta nel rione era assoggettata al preventivo “placet”.

Gli elementi raccolti nel corso delle indagini hanno consentito di contestare il delitto di associazione mafiosa ad altre 9 persone, uomini dediti al recupero dei crediti con modalità estorsive per conto del gruppo. Tra gli arrestati anche due donne, la prima per avere provveduto al sostentamento degli affiliati detenuti e, la seconda, per avere messo al servizio del sodalizio mafioso, il Bar a lei intestato, ove avveniva l’attività di illecita raccolta delle scommesse online su eventi sportivi.

Numerosi gli episodi di violenza emersi nel corso delle indagini, strumentali all’affermazione del controllo sul territorio e alla risoluzione delle controversie mediante l’imposizione della volontà del clan mafioso. Il clan si occupava anche di stupefacente. La droga veniva sistematicamente approvvigionata in provincia di Reggio Calabria e nella gestione di tale attività illecita i due boss operavano insieme. Sulla base delle risultanze investigative acquisite e dei riscontri effettuati, è stato contestato il delitto di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti a 12 persone.

Il controllo delle sale gioco

La significativa competitività dello S. nell’illecito settore trovava la sua genesi nella circostanza come lo stesso potesse vantare consolidati rapporti con dirigenti maltesi di notissimi brand di settore, tanto da spuntare provvigioni del ben il 40% sugli incassi delle scommesse. Proprio tale altissima remuneratività costituiva la ragione per cui i boss individuassero nello S.S. la testa di ponte per accedere a tale settore: basti dire, a titolo esemplificativo, come noti marchi di scommesse abbiano avuto accesso al territorio messinese proprio perché introdotti dallo S. S.

Infine, dagli sviluppi delle indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Messina a seguito dell’operazione di P.G. convenzionalmente denominata “Flower” ed della successiva cattura del latitante D. L. G., è stata ricostruita l’operatività di altra associazione per delinquere di stampo mafioso.

In proposito, in data 5 novembre la Squadra Mobile della Questura di Messina dava esecuzione all’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere a carico di 10 (dieci) soggetti appartenenti ad una pericolosissima ed armata cellula criminale locale, ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsioni aggravate dal metodo mafioso ai danni di titolari di locali notturni e rapine in pregiudizio di vari esercizi commerciali della città. All’esito di tale complessa attività d’indagine era stato possibile appurare che il gruppo delinquenziale oggetto di approfondimento investigativo, nell’ambito della gestione dei servizi di sicurezza presso diversi locali di ritrovo in cui si concentra la movida della provincia messinese, era risuscito ad imporre - ai responsabili della sicurezza dei pubblici esercizi - la corresponsione di somme di denaro per l’assunzione di personale addetto alla vigilanza, tentando addirittura, in alcuni casi, di estromettere la concorrenza e gestire così, in totale autonomia, il redditizio settore dei presidi di sicurezza presso lidi, discoteche, locali notturni ed altro. Il provvedimento cautelare restrittivo della libertà personale emesso a carico di detti indagati dell’Operazione che, convenzionalmente, veniva denominata “Flower” era stato a suo tempo eseguito nei confronti di 10 persone.

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