Vittoria della Juventus ma la Roma esce dal campo a testa altissima
Juventus-Roma 1-0
(AGR) Che contro la Juventus, a Torino, la Roma potesse essere battuta, non era poi un’eventualità così peregrina. Non per l’antica e nobile schiatta della società bianconera, beninteso, ma in virtù di una sua superiorità tecnica e qualitativa, evidenziata anche dai giocatori di livello che erano in panchina, e soprattutto di un maggiore affiatamento e amalgama, più che evidente, tra i giocatori in campo, che, almeno alla vigilia della gara, le andava riconosciuta.
Peraltro, è ben noto che, per uscire imbattuti dal campo della Juventus, oltre a dover giocare al di là delle proprie possibilità, devi avere anche una buona dose di fortuna, tantissima – un pallone deviato, un rimpallo fortunoso, un improvviso colpo di follia dell’estremo difensore – e poter avere e saper sfruttare le occasioni da goal se e quando capitano. Bene: quanto alla fortuna, intesa nel modo di cui sopra, il cui concetto è comunque sempre opinabile, specie nel football, la Roma non ne ha avuta (non che non ne meritasse, eh…), così come non è stata capace di sfruttare le opportunità da goal, almeno due chiarissime, piovutele addosso nel corso della gara.
Ma sebbene partisse da quei fondati presupposti o, meglio, da quelle solidissime credenziali che la squadra bianconera presentava già prima dell’entrata in campo, la vittoria della Juventus poteva, sì, essere prevedibile, ma poi, alla prova dei fatti, cioè da quanto si è poi visto in campo, al triplice fischio non è risultata essere così scontata. Non che la Roma abbia giocato al di là delle proprie possibilità, cosa che non avrebbe mai potuto fare, visto che aveva uomini-chiave a mezzo servizio e altri titolari in infermeria o chissà dove, no, nonostante fosse in emergenza, la squadra giallorossa ha disputato la sua solita partita da squadra ordinata e intraprendente, senza esporsi troppo, una partita che, senza timore di essere smentiti, potrebbe, senz’altro, essere definita molto brillante. Abbiamo dato questo giudizio non certo per partigianeria o per indorare l’amara pillola della sconfitta ai tanti tifosi che ci seguono, ma tenendo conto del fatto che la Roma giocava contro una squadra che, piaccia o non piaccia, è tra le più forti al mondo.
Per tutto il primo tempo, la Roma ha retto benissimo il prevedibile assalto bianconero e poi, andata in svantaggio, al 47’ - grazie ad una magia di Vlahovic che con un geniale colpo di tacco mette Rabiot in condizione di non poter sbagliare anche se avesse voluto – ha reagito da grande squadra: i giallorossi, infatti, non sono apparsi risentire un gran che della botta, non si sono disuniti, sono rimasti squadra vera e hanno cercato di ripartire alla ricerca del pareggio. Forse, l’appunto, del tutto benevolo s’intende, che potrebbe essere fatto agli strateghi giallorossi, è quello di avere puntato, in attacco, tutto su Lukaku, affidando al rientrante Dybala, peraltro non ancora al meglio, compiti da punta di supporto, più che da prima punta vera e propria. Ma è noto che, da che calcio è calcio, giocare con una sola punta non è che sia così strategicamente raccomandabile né, in termini calcistici, altamente remunerativo. Nella fattispecie, il belga ne aveva sempre due o tre che gli stavano incollati addosso, perciò era difficile che riuscisse a gestire al meglio i pochi palloni giocabili che capitavano dalle sue parti; avendo poi Dybala a distanza significativa, oltre che a mezzo servizio, appariva del tutto improbabile assistere a duetti tra l’argentino e il belga. Né i generosissimi Cristante e Paredes, cui erano state affidate funzioni di centrocampista offensivo il primo e difensivo il secondo, riuscivano ogni volta a cucire, distruggere le manovre avversarie, cercare d’imbastire iniziative credibili, tentare il lancione lungo a cercare Lukaku; i due giallorossi hanno profuso energie a non finire finché sono rimasti in campo, ma nonostante la loro grande partita e il loro prodigarsi dalla propria trequarti su, su fino alla trequarti avversaria, presi com’erano tra le maglie bianconere, le volte che strappavano palla all’avversario di turno, non riuscivano poi a sviluppare al meglio le loro iniziative. Quando poi il pallone arrivava in area bianconera, sia che si trattasse di passaggi rasoterra o cross a spiovere in area, i romanisti arrivavano sui palloni sempre secondi, essendo ogni volta anticipati dai difensori avversari.
La partita è stata sostanzialmente corretta e, per larghi tratti, equilibrata, al di là del risultato finale, naturalmente. La Roma ha disputato un’ottima partita alla presenza di una sparuta pattuglia di suoi tifosi, ma, nonostante ciò, è stata la Juventus a menare le danze, praticamente fino alla fine: perfetta nell’orchestrazione e nella gestione del gioco a tutto campo, alla Roma ha permesso ben poco, frenandone ogni volta le puntate in avanti, e anzi, quando, vento in poppa, navigava tranquilla e sicura verso la vittoria, ha cercato di rimpinguare il bottino senza tuttavia riuscirci, fortunatamente per i giallorossi.
La Roma ha giocato, ha cercato, ha tentato la rimonta ma non ha avuto fortuna, soprattutto per merito dell’avversaria. Ma quanto la Juventus ‘sentisse’ questa partita e non fosse così tanto sicura della conquista dei tre punti, lo testimonia quel grido che, a più riprese, si è levato dai gremitissimi spalti juventini: “Chi non salta romanista è”, che, più che una benevola presa in giro dei tifosi juventini nei confronti dei tifosi avversari, è apparso come un “Alleluja”, un grido di liberazione lanciato dopo aver acquisito la consapevolezza che l’incubo giallorosso era stato dissolto. A noi, quel grido ha dato la certezza che, dopo tutto, contrariamente ai pronostici della vigilia, la vittoria della Juventus non era poi così scontata e che la Roma meritasse di più.