Inter qualitativamente superiore, ma la Roma rimaneggiata cede solo nel finale
INTERNAZIONALE-ROMA 1-0
(AGR) Uno sguardo alla panchina e la differenza del livello di qualità, tutta a favore dell’Inter, risalta piuttosto prepotentemente. Per la Roma si profila un turno tosto. Ma il fischio d’inizio non è ancora arrivato e, sebbene la squadra giallorossa debba fare a meno dei suoi pezzi da novanta, non è detto che la partita sia tutta in discesa per l’Inter. Che sia una gara difficile per entrambe è nelle congetture, nelle ipotesi. Poi, invece, l’Inter spinge senza interruzione per tutto il primo tempo: spazzate via incertezze e remore, i nerazzurri guadagnano subito campo irrompendo con disarmante frequenza nella metà campo romanista. L’aria è pregna dell’ineluttabile certezza che prima o poi i padroni di casa andranno in goal. Allora, la Roma non può che prendere la strada del guardingo, quella dello stiamo qui core a core, non usciamo dai ranghi per nessun motivo, poi magari, chissà…
Per tutto il primo tempo le riesce: ben disposte in campo, le pedine giallorosse assolvono i loro compiti con ordine, forse c’è anche la captatio benevolentiae dei numi del football, visto che, al 6’, il pallone calciato di potenza da Calhanoglu scuote la traversa romanista a Rui Patricio del tutto fuori causa. Più che scomodare le divinità pallonare, propenderemmo, piuttosto, più per definire l’evento come l’inizio del samba interista, visto che nel tempo per ben altre cinque volte i nerazzurri potrebbero passare: intanto, al 15’, Rui Patricio, con la punta dello scarpino, respinge sulla linea un pallone praticamente già entrato, un minuto dopo, al 16’ Di Marco, incredibilmente, sbaglia da pochi metri, al 24’ è la volta di Lautaro che da lontano spara alto. Proseguendo, arriviamo al 37’, con Pavard che, in assoluta solitudine, spara forte da fuori, ma il pallone si perde ben oltre la linea di fondo. Infine, al 40’, una punizione interista, temibile perché calciata da buona posizione, finisce senza esito. Paradossalmente, da quanto si potrebbe dedurre da questa serie di fiammate nerazzurre, la pressione dell’Inter non è frenetica né disordinata: che non voglia svegliare il cane che dorme? Il ritmo- gara non è poi così alto. L’andatura non è sostenuta e, naturalmente, alla Roma va bene così.
Ma questa è un’Inter intelligente, accorta, consapevole della propria superiorità qualitativa a livello dei singoli e complessiva di squadra. È, insomma, una squadra in grado di colpire come, dove e quando vuole, che sa attendere il momento propizio. Ogni volta che la squadra nerazzurra arriva ai sedici/venti metri, per la Roma si prospettano situazioni serie: è là, nei pressi dell’area di rigore romanista, che l’Inter gioca in velocità, sorprendendo non poche volte i difensori giallorossi. A conferma della razionalità dell’Inter, al 15’ si sviluppa una mischia in area con pallone che, sbucato da chissà dove, sta per varcare la linea bianca ma Rui Patricio compie la prodezza di intercettare il pallone nel modo già descritto, salvando la porta romanista. In formazione alquanto rimaneggiata, la Roma cerca di abbassare il ritmo-gara e in parte ci riesce. I giallorossi sono concentratissimi ma pagano la differenza di qualità con l’Inter e una maggiore consapevolezza dei nerazzurri.
La partita prosegue e prima al 16’ con Di Marco, poi con Lautaro al 24’, l’Inter spreca due ghiotte occasioni. Indubbiamente, l’Inter è padrona del campo, sebbene la partita si giochi su ritmi tipo slow-motion. La Roma tiene bene ma non riesce ad arrivare al tiro. Su Lukaku montano la guardia in tre, né El Shaarawy riesce a liberarsi dei suoi custodi. Al 37’, l’Inter ha un’altra occasione per passare, ma Pavard non finalizza. Dopo una punizione battuta dai nerazzurri, che rimane senza esito, al 40’, non succede più nulla e le squadre rientrano negli spogliatoi sullo 0-0. Prima della ripresa del gioco, la sola, e unica, speranza cui la tifoseria giallorossa possa aggrapparsi per sperare in una Roma che esca da San Siro senza danni, è il supporre che la lentezza della propria squadra sia da addebitare a una scelta ben precisa della panchina, che, magari, nella ripresa si assista ad un, se non vertiginoso, quantomeno concreto cambio di passo da parte dei suoi beniamini.
Naturalmente, la cosa non avviene. Ci si accorge subito che la Roma di oggi non è proprio in grado di effettuare cambi di marcia o arrivare alla gestione completa del gioco. Il pallino ce l’ha l’Inter e i nerazzurri non hanno proprio voglia di accontentarsi. Thuram, già al 47’ manda alto: sembra di assistere al prosieguo del primo tempo, nel senso di un copione già scritto, le cui battute e i cui tempi vengano rigorosamente rispettate dagli attori. È vero che la Roma si difende ordinatamente ma oltre quello non fa altro: non riesce a superare la linea della metà campo. La squadra dell’Inter trova in Calhanoglu e Barella i suoi deus ex machina, i riferimenti costanti dai quali partire, la sintesi della propria filosofia di gioco. Al 63’, gran lavoro dei due a cercare Lautaro, ma l’iniziativa viene soffocata quasi subito da Paredes e compagni. L’argentino, partita dopo partita, si sta rivelando un autentico asso: sebbene ben coadiuvato, praticamente fa reparto da solo. Finalmente la Roma ha il suo faro di centrocampo! Al 64’, udite udite, arriva la prima azione offensiva della Roma, ma El Shaarawy, arrivato al limite dell’area, viene atterrato: giallo per Bastoni e punizione Roma, senza esito. Un minuto dopo, al 65’, pallone che piove in area interista, Cristante ci arriva e colpisce di testa, ma la sfera va alta e l’occasione, l’unica che la Roma è riuscita a procurarsi, sprecata.
Da quel momento in poi, percepito il pericolo, l’Inter accelera al massimo e la Roma non può far altro che arroccarsi nei propri trenta, trentacinque metri. L’Inter dilaga: al 66’, un gran tiro di Calanoglu è deviato in angolo e qualche minuto dopo, al 70’, Thuram e Dumfries, appostati praticamente sulla linea fatale, lisciano incredibilmente. La Roma è salva ancora una volta ma… c’è ancora la Roma? Sì, ma per poco perché dopo un fuorigioco fischiato a Lukaku, sul quale, vista la mole del belga, abbiamo grossi dubbi – se io porto il 50 di piede e tu, invece, porti il 38, io sarò sempre in fuorigioco perché il mio piede è più lungo del tuo (spero di aver chiarito il punto di vista)- la grandine interista si infittisce: al 76’ arriva un bolide di Darmian che finisce fuori, al 77’, Lautaro manca il colpo decisivo. Siamo al prologo del goal, la cui ineluttabilità, si diceva prima, la si percepiva nell’aria già da tempo, che Thuram realizza su preciso cross di Di Marco da destra.
Se avevamo dubbi sulla qualità di certi nuovi arrivi nella difesa romanista, quel goal ce li ha levati definitivamente. Acquisito il vantaggio, l’Inter ha ancora voglia di colpire: all’88’, gran traversa di Carlos Augusto a portiere battuto. Ma l’ultimo brivido scorre nelle viscere dell’Inter ad opera di Cristante: al 93’, il siluro del centrocampista potrebbe regalare un clamorosissimo pareggio alla Roma, ma il pallone, fortunatamente per l’Inter, finisce fuori.