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Il passo falso contro l’Inter allontana la Roma dalla Champions League

ROMA-INTERNAZIONALE 0-2

printDi :: 08 maggio 2023 21:06
Il passo falso contro l’Inter allontana la Roma dalla Champions League

(AGR) Esteticamente, Roma-Inter non è stata poi così brutta. Certo, di spettacolo non ce n’è stato molto, a questo supplendo VAR e collegati con errori piuttosto grossolani. Visto lo sgradevole show offerto dalla performance arbitrale, vale la pena spendere un paio di righe di questo commento dedicate alla direzione arbitrale, ancora una volta infausta per la Roma. Fatti salvi i meriti dell’Inter, naturalmente, che ha vinto bene.

Con quest’arbitro, Maresca Fabio, della sezione arbitrale di Napoli, designato a dirigere Roma-Inter, all’Olimpico si sono verificate ulteriori coincidenze negative ai danni della Roma: manca un rosso per Calhanoglu, e un rigore, un mani in area visto da tutti i duecento milioni di telespettatori che, sparsi sul nostro pianeta alle più disparate latitudini, hanno seguito la partita, ma non da Maresca, né da quelli del Var e neppure da cosiddetti esperti, quelli che non ne azzeccano mai una. Già scrivemmo, tempo addietro, di clamorose sviste di quell’arbitro, che condizionarono pesantemente almeno un paio di partite dei giallorossi e di conseguenza, i loro esiti e a margine, fatta salva, naturalmente, la buona fede di chi era chiamato a decidere, arrivammo a considerare che il loro fin troppo frequente verificarsi non poteva più essere considerata una semplice coincidenza.

 
Anche stavolta, la squadra giallorossa è stata danneggiata da decisioni quantomeno bizzarre: un fallo di mani in area è e resta sempre e comunque un fallo di mani in area e va punito con il calcio di rigore. Si possono trovare milioni di giustificazioni ma il fallo resta e va punito. Nella fattispecie, tra le tante abbiamo sentito quella secondo la quale il pallone scendeva parallelamente al braccio, per cui non c’era fallo: potremmo anche aver sentito male, visto che c’erano dei rumori che salivano da lì presso, ma non ne siamo del tutto sicuri. Tornando a citare, a braccio naturalmente, la norma dice che se il pallone finisce sulla mano o sul braccio dell’avversario deviando verso altra direzione, di fatto interrompendo scorrettamente l’azione avversaria, deve essere fischiato il calcio di rigore. Più o meno.

Chiediamo eventualmente venia in caso di nostra errata interpretazione della norma. Oltre al rigore non concesso, balla anche un giallo non dato a Calhanoglu, che, sommato all’altro preso dal turco successivamente, avrebbe voluto dire cartellino rosso, espulsione, inferiorità numerica dell’Inter.

I due falli da cartellino erano evidenti, poche storie. A riguardo, di certi pareri sparati su network da questo o quell’esperto raccattato qua e là - tesi sempre e comunque a giustificare la decisione arbitrale, ora attenuando ora enfatizzando la gravità del fallo con frasi del tipo giusta la decisione arbitrale, il fallo in effetti c’era, ha fatto bene a dare il rosso eccetera eccetera e quando non si può proprio negare l’evidenza giustificando l’arbitro che era coperto o la visuale del VAR non era quella giusta - se ne può fare tranquillamente a meno perché le immagini che arrivano sono uguali per tutti: a Roma, a Como, alle Hawaii o a Vattelapesca.

Certo, se si continua a dare chiacchiera a chiunque abbia soffiato in un fischietto, magari in epoche calcisticamente remote o in campionati a basso livello di stress, alla fine si può riuscire anche a dimostrare che la Terra è piatta eccetera eccetera.

Siamo del parere che a ognuno il suo: cioè il giornalista faccia il giornalista, il vigile del fuoco faccia il vigile del fuoco, l’avvocato faccia l’avvocato eccetera eccetera. A parte gli errori, nei quali può incorrere chiunque in qualsiasi momento, compresi giocatori, allenatori e arbitri, ma che noi, da giornalisti scevri da simpatie sportive che potrebbero condizionare non poco il nostro lavoro e sacrificare, magari senza volerlo, l’informazione obiettiva a vantaggio della parzialità.

Dopo che Pellegrini, al 2’, manda a lato, è Calhanoglu che, al 6’, spara da una ventina di metri: il tiro è preciso ma la schiena di Lukaku salva la porta romanista. La partita scorre tra prolungate fasi di studio e tentativi di imbucate dall’una e dall’altra parte, sventate senza patemi dalle difese: la pressione della Roma viene contenuta dall’Inter, che riesce a racimolare un angolo. Al 18’, Pellegrini calcia dal limite ma il pallone impatta la schiena di Bastoni e schizza verso Onana, che la manda in angolo.

Tra i nerazzurri, Lukaku e Calhanoglu sono piuttosto attivi, ma né la punta nerazzurra, né il capitano turco suo compagno di squadra, riescono ad essere così pericolosi, al pari dei loro omologhi giallorossi. Dopo un giallo a Mancini per gioco pericoloso – il fallo è del tutto inesistente – l‘Inter si fa più intraprendente e dà il via a un paio di buone azioni, frenate ai quaranta dai romanisti, fino a che, va a rete: Brozovic in verticale per Dumfries che elude Spinazzola e, arrivato sul fondo, crossa rasoterra: benché sulla sua traiettoria si trovino quattro romanisti, il pallone prosegue la sua resistibile corsa verso il secondo palo, dove incontra i piedi di Dimarco, che ci mette proprio niente ad insaccare.

Resta un mistero il perché Cristante, pur potendo, non ha chiuso la strada a Dimarco, intervenendo poi a frittata fatta, cioè a pallone ormai lì lì per varcare la linea. È il 33’, ma la Roma, nonostante lo svantaggio, non si è scomposta, è rimasta squadra, e con il suo forcing portato ordinatamente e senza furori, anche per buona parte del secondo tempo, è andata vicina al pareggio almeno un paio di volte.

Ad inizio ripresa, Roma in avanti: al 48’ arriva un pallone in area nerazzurra, ma non ci sono giallorossi a raccogliere e la difesa ospite spazza subito. La risposta dell’Inter è immediata: Correa si libera bene e conclude di destro, ma il pallone finisce sul fondo. Si va avanti così: le due si rispondono colpo su colpo, il ritmo gara è buono: a un tiro dal limite di Dimarco al 52’, risponde Matic al 55’, ma il suo tentativo di assolo, esteticamente pregevole, sfocia solo in un corner.

Intanto, tra i romanisti sale il nervosismo per bizzarre decisioni dell’arbitro: al 58’ ne fa le spese Pellegrini, che si becca il giallo per proteste. Per quanto a nostra conoscenza, ci risulterebbe che è il capitano il solo autorizzato a poter parlare con l’arbitro, a poter chiedere spiegazioni al direttore di gara sulle decisioni prese, eventualmente a poter giustificare l’operato di un compagno, naturalmente in forma educata e corretta, cosa che, nella fattispecie, Pellegrini ha fatto, incorrendo però in chissà quale infrazione.

Mah, forse ci sfugge qualche aggiornamento recente apportato al regolamento del gioco del calcio. Vai a capire come stanno le cose perché, un minuto dopo, è il capitano giallorosso ad essere vistosamente strattonato da Brozovic, ma Maresca se ne guarda bene dal punire l’intervento scorretto del nerazzurro.

Calcisticamente parlando, siamo alla sequenza horror, una di quelle che, allucinante nella sua imparzialità, fa tornare alla mente un antico detto: due pesi due misure… Di fronte a certe schifezze, portate via i bambini o, meglio, sintonizzate il televisore sulla vecchia, cara, ‘Casa nella prateria’…

La Roma sposta in avanti il suo baricentro - a questo punto deve farlo se vuole riequilibrare la gara – e, come contromisura, al 71’ Inzaghi alterna Calhanoglu e Dimarco con Mkhitaryan e Devrij. Qualche minuto dopo cambia anche la Roma: entra Dybala al posto dell’esausto Bove.

Adesso la squadra giallorossa è più dinamica, più arrembante, crede nel pareggio, ma mentre è nel pieno del suo forcing arriva il raddoppio interista con Lukaku: è il 74’, Bastoni lancia a cercare Lukaku ma Ibanez intercetta il pallone e poi… chissà cosa ha in mente di fare lo sa solo lui: prova il pallonetto su Lautaro (sbaglio o costui è campione del mondo?) che non gli riesce, il pallone, viceversa, andando a finire tra i piedi del nazionale belga che, dopo corsa devastante, entra in area e batte Rui Patricio con un rasoterra imparabile. È il goal che chiude la partita: purtroppo per la Roma, proprio nel momento in cui stava esprimendo il massimo sforzo riuscendo a chiudere l’Inter nei suoi cinquanta metri, è arrivato il solito svarione difensivo ad opera del solito Ibanez (ricordate le sciocchezze del brasiliano nei due derby?): a tutt’oggi restano un mistero i perché di quegli improvvisi black-out.

In proposito e alfine di evitare futuri danni alla Roma, sarebbe un gran passo avanti riuscire a svelare l’arcano. Nel prosieguo e fino alla fine sarà più Inter che Roma, culminando, il finale interista, con la traversa di Lautaro all’86’. I romanisti cercheranno ancora, senza riuscirci, di arrivare a rete con cross di Matic, punizioni di Pellegrini e un paio di angoli per niente pericolosi.

L’Internazionale ha saputo condurre in porto una vittoria importantissima per il suo prosieguo in campionato, grazie ad una accorta condotta di gara e ad una qualità superiore che, non apparsa così evidente nella parte iniziale della gara, è andata accentuandosi con il trascorrere dei minuti. Ma nel computo finale di cosa e chi ha contribuito alla vittoria dei nerazzurri non si può non tralasciare di inserire elementi che, lungi dall’essere marginali, alla fine sono risultati sicuramente fondamentali. Naturalmente, non si vuole disinformare i nostri lettori cercando giustificazioni alla sconfitta romanista. È indubbio, però, che la contemporanea assenza tra le file giallorosse di giocatori-cardine sui quali Mourinho poggia l’assetto tattico e le strategie della Roma o la non completa disponibilità di alcuni di essi, che magari sono sì in panchina ma non hanno ancora smaltito del tutto gli infortuni, insomma il dover trovarsi, a differenza dell’avversaria, a disporre di giocatori non nel pieno delle proprie potenzialità, giocatori a mezzo servizio si potrebbe dire, ha fatto sì che la qualità globale dello schieramento romanista risultasse di livello inferiore rispetto a quella interista.

Di conseguenza, all’Olimpico la Roma si presentava in campo con una squadra che per forza di cose non poteva che essere definita ‘rimediata’. In più, si aggiungano i tanti e pesanti impegni, troppo ravvicinati, e si avrà una situazione piuttosto chiara su quale poteva essere la condizione psico-fisica della squadra. Si dirà, giustamente, che questo del pressante tour de force è un discorso che vale fino ad un certo punto, perché anche l’Inter viene da marce forzate in campionato e in Europa. Tuttavia, rispetto ai nerazzurri, per i motivi che abbiamo detto sopra, la Roma paga una qualità inferiore del suo insieme, soprattutto in ambito seconde linee, e nella fattispecie di Roma-Inter questa circostanza, indubbiamente favorevole all’Inter, ha contato parecchio.

In chiave europea, l’avvicinamento al doppio confronto con il Bayer Leverkusen, avversaria nella semifinale della UEFA Europa League, sta costando molto alla Roma, in termini di giocatori infortunati e di punti persi: due sconfitte, con Atalanta e Inter, e due pareggi, con Milan e Monza: un tour di Lombardia decisamente negativo per i colori giallorossi, per un totale di cinque punti persi in casa.

Ora il tempo stringe e sarebbe molto più positivo, in ambito spogliatoio romanista, lasciare ad altri i motivi e le cause dell’attuale striscia negativa e concentrarsi, piuttosto, sulla prossima scadenza di coppa UEFA: voltare pagina, insomma.

 

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