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CPO, gravi carenze di personale

print03 novembre 2011 20:43
(AGR) ( AGR ) L’assemblea indetta dalla R.S.U., svoltasi ieri pomeriggio presso il presidio sanitario del C.P.O. di Ostia, ha fatto emergere, ancora una volta, la difficile situazione nella quale si trovano le strutture socio sanitarie del Territorio a causa della grave carenza di personale. Il C.P.O., dopo gli impegni presi dalla Regione e, soprattutto, dopo le tante promesse “elettorali” rischia un lento, ma progressivo depauperamento della sua funzione e del suo ruolo, sino al rischio di una chiusura e/o trasformazione proprio perché, a quelle promesse, non hanno fatto seguito quei provvedimenti ( dotazione organiche) in grado di garantire la piena e completa funzionalità della struttura.

I sindacati denunciano: “La grave carenza del personale, oltre a non dare piena attuazione al Decreto n° 90/2010 della Regione Lazio, nella quale il C.P.O. viene definito come “ Centro Spinale” dedicato al trattamento delle mielolesioni, rende difficoltoso assicurare anche quei minimi livelli assistenziali sino ad oggi garantiti, proprio perché, alle già preesistenti carenze di figure professionali, se ne sono aggiunte altre negli ultimi mesi ( tra settembre a oggi 4 unità infermieristiche in meno). In questa situazione – si legge su una nota sindacale -  >le lavoratrici ed i lavoratori sono costretti, per coprire i turni di lavoro, a svolgere lavoro straordinario (900 ore di straordinario di media effettuate al C.P.O.) con rischi enormi per la loro stessa salute. La Regione Lazio e la Direzione dell’Asl Rm/D sino ad oggi non hanno adottato, pur nel quadro delle difficoltà economico/finanziarie dettate dal piano di rientro, alcun provvedimento ( recupero personale sospeso a vario titolo, sostituzione maternità, ecc., ecc. ) capace di far fronte alla grave condizione nella quale versano i servizi ed i presidi  >socio sanitari del Territorio”. “La Direzione della Asl Rm/D  >- affermano i Cobas - non può pensare di “ risolvere” le criticità e le problematiche presenti nei vari Servizi Socio – Sanitari del territorio adottando provvedimenti contraddittori e non funzionali con argomenti pretestuosi pervenendo, ad un lento e progressivo depotenziamento dei servizi stessi, per poi creare le condizioni per la loro chiusura ( v. Cure Primarie di Casal Bernocchi) magari con l’intento di “spogliare un altare per rivestirne un altro “ con il rischio che la cura diventi peggiore della malattia”.

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