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Benessere sessuale, dal Sant'Agostino Monitoring arriva l'allarme sifilide

In occasione della Giornata Mondiale del Benessere Sessuale, che si celebra il 4 settembre, Santagostino Monitoring - Osservatorio sulla Salute punta i riflettori su una malattia di cui si parla poco, ma che ancora costituisce un grave problema di salute pubblica.

printDi :: 04 settembre 2023 14:23
Sifilide laboratorio analisi

Sifilide laboratorio analisi

(AGR) Quando si parla di patologie sessualmente trasmissibili (MTS), tutti abbiamo in mente l’AIDS, ma poco si conoscono le altre. Dopo clamidia e gonorrea, con 6,3 milioni di casi all’anno la sifilide (o lue) è la terza infezione sessualmente trasmissibile per diffusione a livello mondiale. In occasione della Giornata Mondiale del Benessere Sessuale, che si celebra il 4 settembre, Santagostino Monitoring - Osservatorio sulla Salute punta i riflettori su una malattia di cui si parla poco, ma che ancora costituisce un grave problema di salute pubblica.

«È fondamentale diffondere la consapevolezza su questa infezione e promuovere una migliore prevenzione, diagnosi e trattamento della sifilide, spiega il dottor Fabio Leva, andrologo del Santagostino. «Solo aumentando la conoscenza e l'informazione su questa malattia, possiamo lavorare insieme per ridurre la sua diffusione e proteggere la salute sessuale di tutti».

 
Un po’ di storia

Questa malattia fece la sua comparsa alla fine del XV secolo, probabilmente portata in Europa dal Nuovo Mondo dai marinai di Cristoforo Colombo, e si diffuse rapidamente fra le prostitute di Napoli e l’esercito francese di Carlo VIII. Francesi e Napoletani si rimpallarono la “paternità” della sifilide, definita “morbo francese” a Napoli e “morbo napoletano” in Francia. Sta di fatto che la presenza nella nostra penisola in quel momento di numerose truppe mercenarie di diversi Paesi europei ne favorì la veloce propagazione a tutto il continente.

Nei primi due secoli dalla sua comparsa, la patologia, inizialmente molto aggressiva e con una elevata letalità, ridusse notevolmente la propria virulenza, per la contemporanea pressione selettiva sulla popolazione (morte dei soggetti meno resistenti) e sul germe (selezione delle varianti con meno sintomi e che quindi permettevano all’ospite di continuare la diffusione per via sessuale). La vera svolta nel trattamento di questa infezione arrivò nel XX secolo con la scoperta della penicillina che fu, ed è tuttora, la terapia di scelta.

I numeri oggi

Secondo il rapporto annuale ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), la sifilide colpisce 9 volte di più gli uomini rispetto alle donne, con un picco nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, e nel 74% per cento dei casi si tratta di uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM). 

Stando ai dati ECDC inoltre, la sifilide è tutt’altro che un problema del passato: nei 28 paesi partecipanti al monitoraggio (Europa e Stati Uniti) i casi sono costantemente cresciuti tra il 2010 e il 2019, a parte un plateau nel 2017 e 2018. In Islanda, Irlanda e Portogallo, nel 2019 i contagi sono cresciuti ben del 50% rispetto all’anno precedente, e questi tre paesi sono da soli responsabili del 3% dei contagi osservati dal monitoraggio. Secondo lo studio, questo aumento ha interessato soprattutto gli MSM, mentre tra gli eterosessuali, sia donne che uomini, si nota invece un trend di leggera decrescita. Il 34% degli MSM risultati positivi alla sifilide nel 2019 era positivo anche all’HIV.

Uno studio condotto a Bologna su 5609 pazienti giunti all’attenzione dell’ambulatorio MTS del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi per screening ha riscontrato una positività alla sifilide nel 12,3% dei casi, con netta prevalenza del sesso maschile (16,6% contro 4,1%). Da questo studio è emerso che la maggioranza delle donne contagiate (63,3%) erano straniere, mentre la maggioranza degli uomini (86,1%) era cittadino italiano.

 
«Il dato evidenzia», spiega il dottor Leva, «come siano cruciali i fattori socioeconomici e culturali nel rischio di contrarre questa patologia. In questo stesso studio è stato rilevato un tasso significativo di co-infezione sifilide-HIV nei maschi; quest’ultimo riscontro è ampiamente documentato in letteratura ed è anche noto come le lesioni da sifilide aumentino il rischio di trasmissione di HIV».

Cos’è la sifilide

La sifilide è causata dal batterio Treponema pallidum, che è presente principalmente in due diverse varianti chiamate lignaggi, Nichols e SS14. Questa MTS può essere trasmessa attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale, compreso il rapporto oro-genitale. Inoltre, può essere trasmessa attraverso il contatto con sangue infetto e può essere trasmessa dalla madre al feto durante la gravidanza, il parto o l'allattamento.Nel caso della trasmissione congenita, la malattia può essere asintomatica in circa due terzi dei casi. Tuttavia, nel corso degli anni, possono svilupparsi sintomi di varia gravità.

Nell’adulto, la malattia attraversa tre diverse fasi.

Sifilide primaria: tra 10 e 90 giorni dal contagio compare in genere una lesione cutanea (sifiloma) sulla sede iniziale del contatto, più comunemente nelle zone genitali, ano, gola o bocca. 

«Tipicamente», spiega Leva, «si tratta di un rilievo solido della pelle a margini netti, che si ulcera in poco tempo e che non causa alcun dolore; talvolta sono presenti più lesioni contemporaneamente e possono esserci rigonfiamenti dei linfonodi vicini; la guarigione avviene in 3-6 settimane. In alcuni casi, però, la sifilide può manifestarsi in modi diversi da quelli tipici e può essere difficile riconoscerla. Ad esempio, uno studio condotto recentemente a Melbourne ha evidenziato che è molto più difficile individuare la fase primaria della sifilide quando le lesioni si sviluppano nell'area anale rispetto a quando compaiono sul pene. Questo può portare a una mancata diagnosi e ad un ritardo nel trattamento. È importante essere consapevoli di questa possibilità e consultare un medico in caso di dubbi o sintomi sospetti. La diagnosi tempestiva e il trattamento precoce sono fondamentali per gestire la sifilide in modo efficace e prevenire complicazioni a lungo termine».

Sifilide secondaria: 6-8 settimane dopo l’infezione primaria possono comparire lesioni arrossate a livello di cute o mucose, che possono essere accompagnate da manifestazioni sistemiche come febbre, dolori ossei, disturbi gastrointestinali, alopecia delle sopracciglia, cefalea, perdita di peso, tumefazioni linfonodali diffuse. Se non trattata, l’infezione può ulteriormente proseguire nello stadio latente, asintomatico.

Sifilide terziaria: si manifesta in circa il 20% dei casi non sottoposti a terapia, da 1 a 20 anni dopo la fase primaria. In questi soggetti possono manifestarsi noduli che coinvolgono la pelle, gli organi interni (come ossa, fegato, apparato cardiovascolare e encefalo) e i piccoli vasi sanguigni che nutrono la parete dell'aorta. Questo può causare un indebolimento della parete stessa dell'aorta, portando alla formazione di aneurismi. «È importante notare, aggiunge Leva, «che circa il 10% dei pazienti non trattati possono sviluppare questi aneurismi, che rappresentano una minaccia per la loro vita. Inoltre, la sifilide può anche provocare gravi manifestazioni neurologiche e psichiatriche. Queste manifestazioni possono portare a conseguenze estremamente invalidanti e includono la condizione chiamata neurolue. Circa l'8% dei pazienti non trattati può sviluppare queste gravi manifestazioni neurologiche e psichiatriche. È fondamentale comprendere che la sifilide può avere implicazioni gravi per la salute se non trattata correttamente. La diagnosi tempestiva e il trattamento adeguato sono essenziali per prevenire queste complicanze e proteggere la vita e il benessere dei pazienti».

Prevenzione e diagnosi precoce

«Le ricerche volte a valutare l'efficacia del preservativo nella prevenzione della sifilide sono spesso limitate e presentano alcune difficoltà logistiche», spiega Leva. «Questi studi coinvolgono principalmente piccoli gruppi di persone a rischio. Tuttavia, è stato osservato che i "dispositivi barriera", come i preservativi, possono influenzare la trasmissione della malattia quando coprono completamente le ulcere presenti sulla pelle o sulle mucose. Questi risultati suggeriscono che i dispositivi che coprono una superficie più ampia, come il preservativo femminile, possono offrire una maggiore protezione. Il preservativo femminile può essere utilizzato sia per i rapporti vaginali che per quelli anali.  È importante tenere presente che, nonostante le sfide nell'effettuare studi completi su larga scala, l'uso del preservativo rimane uno dei metodi più efficaci per prevenire la trasmissione della sifilide e di altre malattie sessualmente trasmissibili. Utilizzando correttamente il preservativo durante ogni rapporto sessuale, si può ridurre significativamente il rischio di contrarre e diffondere la sifilide».

«In ogni caso è fondamentale», aggiunge Leva, «eseguire regolarmente screening completi per patologie a trasmissione sessuale quando si hanno rapporti occasionali con partner diversi, includendo sempre anche la sifilide poiché la sua modalità di trasmissione multi-modale ne permette la trasmissione anche con i rapporti orali (spesso non protetti)».

La sifilide viene principalmente diagnosticata attraverso analisi del sangue. I test diagnostici comunemente utilizzati seguono una sequenza chiamata "test non treponemici - test treponemici" al fine di ridurre i falsi positivi che possono verificarsi con i test non treponemici, causati da infezioni virali o altre condizioni.

I test non treponemici, come il VDRL (Riagglutinazione con Anticorpi Ricreati dalla Sifilide di Veneral Disease Research Laboratory) o il test di Wassermann, rilevano la presenza di anticorpi piuttosto generici e possono produrre risultati falsamente positivi. Il test VDRL, ad esempio, diventa positivo 1-3 settimane dopo l'insorgenza del sifiloma, aumenta nella fase secondaria e diminuisce fino a diventare negativo nella fase di latenza, anche senza terapia.

I test treponemici, come il TPHA (Treponema Pallidum Hemagglutination Assay), invece, cercano specificamente gli anticorpi diretti contro il Treponema pallidum (il batterio responsabile della sifilide) e sono considerati molto più affidabili. Questi test diventano positivi circa 1-5 settimane dopo la comparsa del sifiloma e rimangono positivi per tutta la vita, anche dopo un trattamento efficace.

L'utilizzo combinato di test non treponemici e test treponemici aiuta i medici a confermare la presenza di sifilide e a distinguere tra le diverse fasi della malattia. «È importante consultare un medico o un professionista sanitario per sottoporsi a test appropriati e ottenere una diagnosi accurata, che consenta di avviare un trattamento tempestivo e adeguato», raccomanda Leva.

La terapia e il futuro vaccino

Dal punto di vista del trattamento, la terapia più comune per la sifilide consiste in iniezioni di penicillina. Tuttavia, nei casi in cui il paziente sia allergico alla penicillina, può essere utilizzata la claritromicina come alternativa. Il dosaggio e la durata del trattamento dipendono dallo stadio e dalla gravità della malattia. Durante la fase secondaria, è consigliabile iniziare con dosaggi più bassi a causa del rischio di reazioni tossico-allergiche causate dalla morte massiva dei batteri e dal conseguente rilascio di sostanze da essi contenute.

«La prognosi per la sifilide è generalmente buona se il trattamento viene somministrato durante le fasi primaria o secondaria, prima che si verifichino danni nella fase terziaria della malattia», spiega Leva.

«Al momento», conclude, «non esiste un vaccino disponibile per la sifilide. Lo sviluppo di un vaccino è stato ostacolato dalla difficoltà nel coltivare il batterio Treponema pallidum in vitro, ma recentemente sono state superate alcune sfide tecniche. Grazie agli avanzamenti nelle tecniche diagnostiche degli ultimi anni, è ora possibile sequenziare il genoma completo del patogeno a partire da campioni prelevati direttamente dai pazienti. Comprendere le differenze genetiche tra i diversi ceppi di batteri circolanti è fondamentale per lo sviluppo potenziale di un vaccino efficace contro la sifilide. Gli studi futuri e gli sforzi di ricerca mirati potrebbero contribuire a progressi nella creazione di un vaccino preventivo contro questa malattia».

FONTI

Santagostino Monitoring - Osservatorio sulla Salute è un gruppo di studio che riunisce un pool di data scientist e professionisti sanitari per produrre ed elaborare dati e ricerche sul tema della sanità, della prevenzione, del benessere, promosso da Santagostino. Tutti i dati contenuti nel comunicato - compresi quelli citati dagli specialisti - sono tratti da fonti autorevoli e verificate. In particolare, per questo comunicato, sono state utilizzate le seguenti fonti: 

https://www.epicentro.iss.it/sifilide/

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