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Coronavirus: modulo autocertificazione per spostarsi

Unione Nazionale Consumatori: direttiva Viminale va pubblicata. Non imputabile il reato ex art. 650 Cod. Pen. Lavoratori e consumatori lombardi devono avere chiarimenti

printDi :: 09 marzo 2020 14:00
Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori

Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori

(AGR) "La Direttiva annunciata ieri dal ministro dell'Interno ai Prefetti per l’attuazione dei controlli nelle aree a contenimento rafforzato, ossia per l'applicazione del Dpcm 8 marzo, va resa immediatamente pubblica sui siti del Governo, del ministero della Salute, del Viminale e delle Prefetture" è la richiesta di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, commentando la notizia che il Viminale ha predisposto un modulo per l'autocertificazione di coloro che intendono spostarsi nelle o dalle aree a contenimento rafforzato.

"Nel modulo predisposto oggi dal Viminale pare si ribadisca il concetto del Dpcm 8 marzo di <<comprovata esigenza lavorativa>>, mentre nel comunicato stampa di ieri del Viminale si sostiene che <<gli spostamenti potranno avvenire solo se motivati da esigenze lavorative o situazioni di necessità>>, ma in nessuno dei due casi si chiarisce quali devono essere queste motivazioni o situazioni di necessità. Il testo del comunicato e del modulo, appaiono poi più restrittivi rispetto all'Ocdpc n. 646 dell'8 marzo 2020 della Protezione civile che, pur non chiarendo cosa si intende per necessità, non vietava <<gli spostamenti per motivi di lavoro>>, indipendentemente da eventuali esigenze aggiuntive rispetto al fatto di dover semplicemente lavorare" prosegue Dona.

 
"Siccome, però, è la Direttiva del Viminale che è poi applicata dalle forze dell'ordine nei controlli, è bene che sia resa pubblica. Sia chiaro, comunque, che a nessun lavoratore o consumatore, salvo per chi viola la quarantena, potrà mai essere imputato il reato di inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità, ossia l'art. 650 del Codice penale, fino a che il Dpcm 8 marzo è scritto in modo così generico e poco chiaro, lasciando così ampia discrezionalità nella sua interpretazione, tanto che Protezione Civile e Viminale sembrano interpretarlo in modo differente" prosegue Dona.

"Siccome il comunicato di ieri del Viminale chiarisce che la veridicità dell’autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli, restano molti dubbi ai consumatori. Basta come motivazione il fatto che si sta semplicemente andando al lavoro? Oppure andrà motivato il fatto che non si può lavorare da casa? Che vuol dire situazioni di necessità? Visto che sono rimasti aperti anche gli esercizi non alimentari, è necessità andare a a fare shopping per acquistare un paio di scarpe? Oppure vale solo per beni di prima necessità? E quali sono questi beni necessari, solo gli alimentari? Sono solo alcune delle migliaia di domande che si stanno facendo i consumatori lombardi" conclude Dona.

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