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Amianto nel Policlinico Militare di Anzio: nuova condanna del Tribunale di Roma al Ministero della Difesa

La nuova pronuncia del Tribunale di Roma ha riconosciuto l'insorgenza del mesotelioma per l'esposizione al cancerogeno, confermando il legame tra la malattia e l’ambiente di lavoro. I parenti hanno ottenuto un risarcimento di 750 mila euro per lo stravolgimento familiare causato dalla perdita

printDi :: 06 novembre 2025 12:31
Amianto nel Policlinico Militare di Anzio: nuova condanna del Tribunale di Roma al Ministero della Difesa

(AGR) di Donatella Gimigliano

Dopo anni di battaglie legali, arriva una sentenza che restituisce giustizia e dignità alla famiglia  di una dipendente civile del Policlinico Militare di Anzio morta nel 2009 a causa di un mesotelioma pleurico contratto sul posto di lavoro.E’ definitiva e passata in giudicato la sentenza del Tribunale di Roma di condanna del Ministero della Difesa a risarcire i familiari della donna, riconoscendo il danno parentale alla madre, alla sorella e ai nipoti, per un totale di oltre 750 mila euro.

 
Una vita dedicata al lavoro, spezzata dall’amianto, la donna aveva lavorato per quasi trent’anni al Policlinico Militare di Anzio, inizialmente come giardiniera e poi con altre mansioni. Ignara del pericolo, operava in un ambiente contaminato da fibre di amianto, materiale presente nelle strutture dell’ospedale. Nel 2016, grazie all’azione dell’Osservatorio Nazionale Amianto e all’impegno degli Avv.ti Ezio Bonanni e Ciro Palumbo, la giustizia aveva già riconosciuto la responsabilità del Ministero per la sua esposizione professionale, portando anche alla successiva bonifica della struttura avvenuta, purtroppo, solo dopo la sua morte.

La nuova pronuncia del Tribunale di Roma ha riconosciuto il dolore e la perdita subiti dai familiari, respingendo le eccezioni avanzate dal Ministero e confermando il legame diretto tra la malattia e l’ambiente di lavoro. La madre, la sorella, e i nipoti della vittima hanno ottenuto un risarcimento per il profondo stravolgimento affettivo e familiare causato dalla perdita. La sentenza ribadisce inoltre che l’amministrazione ha l’obbligo di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, e che il mancato rispetto di tale dovere configura una grave responsabilità civile.

“Questa decisione restituisce dignità a M. e alla sua famiglia, e rappresenta un segnale importante per tutte le vittime dell’amianto” – commenta Ezio Bonanni, presidente dell’ONA – “dietro ogni numero ci sono persone, affetti e storie di sofferenza. Continueremo a batterci perché nessun lavoratore debba più pagare con la vita il prezzo dell’amianto”.

Un simbolo di giustizia e di memoria - La sentenza non solo riconosce il diritto al risarcimento, ma riafferma il valore della memoria e della responsabilità istituzionale. Per l’ONA rappresenta un nuovo passo avanti nella lunga battaglia per la tutela delle vittime e la bonifica dei luoghi contaminati, un impegno che continua anche attraverso l’assistenza legale e medica gratuita offerta dall’associazione con il numero verde 800 034 294 e il sito www.osservatorioamianto.it.

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