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Yuriko Damiani e Giusy Lauriola
AMABIE アマビエ| La magica profezia dello Yokai

Mo.C.A Studio Gallery 12-26 maggio 2021 Roma Inaugurazione mercoledì 12 maggio dalle 16:00 alle 21:00

printDi :: 04 maggio 2021 16:48
Locandina

Locandina

(AGR) Mo.C.A Studio Gallery in collaborazione con la Fondazione Italia Giappone e con il patrocinio dell’Istituto Giapponese di Cultura è lieta di presentare la bipersonale di Yuriko Damiani e Giusy Lauriola | AMABIE アマビエ. La magica profezia dello Yokai a cura di Manuela De Leonardis. Le due artiste si sono ispirate a un’antica leggenda giapponese tornata in auge in seguito alla terribile pandemia che ha colpito il mondo intero. La storia narra dell’avvistamento da parte di un ufficiale di Amabie, uno spirito Yokai. Amabie fece una premonizione: sei anni di raccolto abbondante seguito da un periodo di pandemia, aggiungendo che chiunque avesse visto il suo ritratto si sarebbe salvato. Quale messaggio migliore in questo periodo!

“Dove la scienza non riesce, arriva la magia di lontane tradizioni. Quel flusso di energia positiva che come polvere di stelle fa svanire le nostre paure”, affermano all’unisono le artiste Yuriko Damiani e Giusy Lauriola che, affascinate dalla creatura soprannaturale di Amabie, offrono una personale interpretazione dando vita ad un dialogo creativo.

 
Vaso becco rosso Yuriko Damiani

Vaso becco rosso Yuriko Damiani

Secondo la leggenda Amabie apparve nella Provincia di Higo (Prefettura di Kumamoto), alla metà del quarto mese nell’anno Kōka-3 del periodo Edo (metà maggio 1846). Per quasi tutte le notti fu avvistato in mare un oggetto luccicante. L’ufficiale della città chiamato ad investigare confermò di aver visto quella strana creatura, affidandone la testimonianza ad un disegno: Amabie ha lunghi capelli, la bocca come un becco di un uccello e un corpo da sirena con tre code coperto di scaglie dal collo in giù. La fonte letteraria è il punto di partenza per la riflessione che Yuriko Damiani e Giusy Lauriola intraprendono con un approccio personale fortemente basato sulle emozioni.

Amabie n 4 di Giusy Lauriola

Amabie n 4 di Giusy Lauriola

Partendo da linguaggi e materiali diversi - Damiani dipinge su porcellana,

Vaso Riga Rossa

Vaso Riga Rossa

mentre Lauriola sperimenta una tecnica che combina colori acrilici, resina e bitume

La striscia di luce

La striscia di luce

– le artiste hanno operato una sintesi narrativa che si sviluppa attraverso la stilizzazione e la riduzione degli elementi formali. Se nelle opere di Yuriko Damiani la natura marina della figura mitologica e della storia stessa in cui Amabie viene contestualizzata è sottolineata dal decoro che diventa parte integrante della forma plastica, sulle tele di Giusy Lauriola è la stratificazione del pigmento policromo su cui viene stesa la resina, con l’implicazione dell’imprevisto che interagisce con la materia, a definire in parte l’essenza del soggetto. Tracce visibili di una lettura trasversale del racconto di Amabie anche gli omamori con l’immagine di Amabie che le due artiste realizzano insieme per farne dono al pubblico. Talismani d’artista per sottolineare l’aspetto taumaturgico dell’arte in una visione che dalla sfera individuale si rispecchia in quella universale. Yuriko Damiani nasce a Roma da madre giapponese, pittrice e insegnante di decorazione su porcellana e padre italiano, profondo conoscitore della cultura del Sol Levante. Nel 1999 fonda la catena di negozi di arredamento DCube che diventano ben presto un punto di riferimento del design nel centro nord Italia. Fondamentale per il suo percorso artistico la straordinaria esperienza lavorativa nel 1997 a Tokyo nello studio dell’Architetto Yoshinobu Ashihara contribuendo alla progettazione della Symphony Hall di Kanazawa (Giappone). Durante questa esperienza comprende l’importanza degli equilibri fra “pieni” e “vuoti” tipici dell’arte giapponese fondamentali nella sua arte. Nel 2009 tiene una conferenza durante il Simposio sull'Illuminazione Led alla facoltà di architettura di Kyoto. Il primo affaccio nel mondo della porcellana avviene nel 2014 a Milano durante il Convegno Internazionale XIII Convention Azzurra, dove riceve l’Honarable Mention per l’opera presentata White Parrot Vase e successivamente nel 2016 con Colorful Butterfly Vase. Sempre nel 2016 pubblica il libro Favole di Porcellane edito da Gangemi Editore. Nel 2017 e nel 2018 partecipa alla Convention Italia Show a San Giorgio Canavese, Torino, in qualità di giurata. Nel 2019 decide di presentarsi al concorso classificandosi terza con l’opera Il Sole e la Luna. È l’inventrice della tecnica “Sotto oro e Oro Antico” per cui è chiamata a fare dimostrazioni e seminari in tutta Italia. Mostre recenti: 2020 - L’istante in un segno, galleria SpazioCima, Roma (personale); 2019 - Alchimie Orientali, galleria SpazioCima, Roma (bipersonale); L’oro del Sol Levante sulla Costa d’Argento, Forte Stella, Monte Argentario (personale); Un Sol Levante dorato sul lido di Venezia, Japan Week - Mostra del Cinema di Venezia, Hotel Excelsior, Venezia (personale); 2018 - Gold Affaire, galleria SpazioCima, Roma (bipersonale); 2017, Favole di porcellana, galleria SpazioCima, Roma (bipersonale); Micro Arti Visive, Roma. Tra le ultime collaborazioni e commissioni: Uto Ughi, Cartier, Pallini. Giusy Lauriola è nata a Roma, dove vive e lavora. Finalista al Premio Celeste 2007 e al Premio Lupa 2020, ha ricevuto l’Honarable Mention dal Circle Foundation for the Arts 2020 e nel 2015 è stata vincitrice del concorso Museo Pier Maria Rossi.

I suoi lavori si trovano al Copelouzos Family Art Museum di Atene e in altre collezioni private internazionali. È presente nell’edizione 2020 dell’Atlante dell’Arte Contemporanea De Agostini, la rassegna più completa di artisti italiani dal 1950 ad oggi. Nel 2006 è stata invitata ad esporre come ospite d’onore all’International Photo Festival di Lodz (Polonia) e nel 2010 dall’Istituto Italiano di Cultura di Damasco (Siria) con la mostra personale Visioni urbane in fermento e al Simposio Internazionale a Idlib (Siria) organizzato dal Ministero dei Beni Culturali Siriano. La resina è una costante nella produzione di Lauriola che negli anni ha elaborato una tecnica incentrata sul rapporto cromatico e strutturale tra materia liquida, pigmenti e tratto segnico. Quest’ultimo s’incarna, talvolta, in figure dal tratto liquido, volutamente lontano da un figurativo didascalico arrivando con il tempo a perdere ogni tangenza con un realismo mimetico per giungere a un’astrazione pura. Così, protagonisti delle opere sono colore e luce, simboli della dimensione intima e il segno che, quando presente, vive in una dimensione atemporale e metafisica nella quale il ricordo diviene sentimento fautore di un futuro migliore. Tra le mostre recenti: 2020 - Giusy Lauriola. Perimetro Infinito, galleria SpazioCima, Roma (personale); 2019 - Domino/Domino per gioco e per davvero, MACRO - museo d’arte Contemporanea, Roma; About Dreams, Mo.C.A Studio Gallery, Roma (personale); Apolidi/identità non disperse, Palazzo Merulana, Roma. Yuriko Damiani e Giusy Lauriola | AMABIE アマビエ. La magica profezia dello Yokai Dal 12 al 26 maggio 2021 Mo.C.A Studio Gallery Piazza Degli Zingari, 1 - 00184 Roma dal lunedì al venerdì ore 10:00/13:30 – 15:00/18:00 (sabato e domenica su appuntamento) Tel. 06.4742764 – 328.23.76.950 https://www.facebook.com/moca.roma https://www.mocaroma.it/ mocaromasrl@gmail.com yuriko.damiani@gmail.com lauriolagiu@gmail.com

Manuela De Leonardis storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente

AMABIE アマビエ | La magica profezia dello yōkai Il mare, simbolo dell’inconscio, è territorio mobile del viaggio degli esseri umani nella storia, nel tempo, anche nella mitologia. Non c’è cultura al mondo che non abbia elaborato le paure collettive, le ansie o i sogni, mettendoli in relazione con l’orizzonte marino, le sue acque increspate, i flutti, le onde spumose e scendendo sempre più giù nella profondità degli abissi in quel «mondo sommerso» popolato dalla flora e dalla fauna acquatica. «Il mare è come la musica: contiene e suscita tutti i sogni dell’anima», scrive Carl Gustav Jung nel libro autobiografico Ricordi, sogni, riflessioni. In un mare talvolta abbastanza vasto da chiamarsi oceano l’uomo si ritrova a dialogare senza maschere con la propria parte emozionale. In quest’ottica è ipotizzabile che, nel mese di maggio dell’anno 1846, quel bagliore che vide l’ufficiale al largo della città giapponese nella provincia di Higo, prefettura di Kumamoto, fosse proprio la visualizzazione delle paure e delle speranze dell’intera collettività che l’uomo era stato chiamato a rappresentare in quanto testimone oculare dell’evento straordinario. La leggenda orale legata all’Amabie, codificata e diffusa per mezzo del kawaraban, parla infatti dell’avvistamento in mare, per un po’ di notti consecutive, di un «oggetto luccicante». La strana creatura di cui l’ufficiale disegnò le sembianze era per metà terrestre e per metà marina con il corpo squamoso da sirena terminante con tre code, i capelli lunghi e la bocca a forma di becco. Un’iconografia altrettanto ibrida che rimanda anche a quella greca dell’arpia nelle sue molteplici evoluzioni: dalle sirene di Ulisse alla Mami Wata degli schiavi africani in viaggio dalle coste dell’Africa occidentale a quelle dei Caraibi e del Brasile. È certo, comunque, che il messaggio di cui Amabie è portatrice, in quanto yōkai (creatura soprannaturale) - «Il buon raccolto continuerà per sei anni dall'anno in corso; se la malattia si diffonde, mostra una mia immagine a coloro che si ammalano e guariranno» - ha dichiaratamente valenza apotropaica. Non è casuale, perciò, che nell’incertezza della nostra contemporaneità, in un momento così difficile in cui a livello mondiale è protagonista indiscusso il virus Covid-19, nel Sol Levante sia tornata in auge l’Amabie trasformata in «mascotte anti-contagio». La cultura pop ha sfornato una serie infinita di varianti «virali», giocando per un attimo sulla leggerezza della sua interpretazione creativa, che compare su stickers, bamboline, portachiavi, etichette di sake, dolcetti, mascherine, t-shirt… riproposta anche nelle statue votive, come nel tempio scintoista di Isahaya nella prefettura di Nagasaki. La fonte letteraria è il punto di partenza anche per la riflessione su questa figura mitologica tra mare, Giappone e viaggio per Yuriko Damiani e Giusy Lauriola che lasciano emergere un approccio personale fortemente basato sulle emozioni. Entrambe le artiste, partendo da linguaggi e materiali diversi - Damiani dipinge su porcellana, mentre Lauriola sperimenta una tecnica che combina colori acrilici, resina e bitume - hanno operato una sintesi narrativa che si sviluppa attraverso la stilizzazione e la riduzione degli elementi formali. Se nelle opere di Yuriko Damiani la natura marina della figura mitologica e della storia stessa in cui Amabie viene contestualizzata è sottolineata dal decoro che diventa parte integrante della forma plastica, sulle tele di Giusy Lauriola è la stratificazione del pigmento policromo su cui viene stesa la resina, con l’implicazione dell’imprevisto che interagisce con la materia, a definire in parte l’essenza del soggetto. La componente cromatica è per entrambe ricca di significati: l’azzurro, il nero, il rosso, l’oro. Colori che ritroviamo sia nella cultura orientale che in quella occidentale, associati fin dall’antichità alla scrittura. Sono i colori degli inchiostri dei rotoli kakejiku di seta, cotone, carta di riso, come pure degli antichi manoscritti di pergamena che avevano i capoversi «illuminati» dagli azzurri preziosi ottenuti dai lapislazzuli, dal nero fumo, dal rosso cinabro. Quanto all’oro, è noto come sia simbolicamente legato alla rappresentazione della spiritualità e del divino. Tracce visibili di una lettura trasversale del racconto di Amabie anche gli omamori che le due artiste realizzano insieme per farne dono al pubblico. Talismani d’artista per sottolineare l’aspetto taumaturgico dell’arte in una visione che dalla sfera individuale si rispecchia in quella universale.

Manuela De Leonardis storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente

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