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Istat, a maggio prezzi in calo dello 0,2%. Ma rincarano i generi alimentari +2,5%

Secondo l'Istituto di statistica a incidere, il brusco stop dei "beni non regolamentati". Inflazione più elevata a Napoli (+0,7%), a Roma situazione stabile. Coldiretti: speculazioni al ribasso e taglio ai compensi per agricoltori e allevatori

printDi :: 15 giugno 2020 22:29
Istat, a maggio prezzi in calo dello 0,2%. Ma rincarano i generi alimentari +2,5%

(AGR) Prezzi giù, ma fare la spesa costa di più. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Istat secondo la quale nel mese di maggio si è registrata una diminuzione dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua. L’apparente contraddizione, si spiega con il crollo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (benzina verde, gas GPL, gas in bombole, gasolio, gasolio per auto…) che accentuano il loro calo (da -7,6% a -12,2%) “bilanciata” dal rincaro dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente da +2,5% a +2,4%.

La geografia delle rilevazioni Istat ci dice che tra le grandi città, a Milano la flessione dei prezzi è dello 0,4%, mentre a Roma si attesterebbe sullo 0,1%. L’inflazione più elevata si osserva a Napoli (+0,7%), Palermo (+0,5%), e Perugia (+0,4%), mentre Aosta registra la flessione più ampia (pari a -1,2%), preceduta da Reggio Emilia (-1,1%) e Verona (-0,8%).

 
Se l’aumento dei prezzi dei generi alimentari è stato del +2,5% Coldiretti va nel dettaglio. Nel carrello della spesa la frutta rincara del 7,9% ma anche latte (+3,5%), carne (+2,7%), pesce surgelato (+5%), verdura (+5,3%) pasta (+3,5%), burro (+2,1%), formaggi (+2,4%), acqua minerale (2,3%) e zucchero (+2,2%) fanno segnare aumenti oltre la media. Purtroppo, evidenzia Coldiretti, in questo periodo si sono registrate «speculazioni al ribasso nei campi e nelle stalle con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori, dalla carne al latte fino a molti ortaggi. Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori – sottolinea la Coldiretti – non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale».

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