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CBAM, sfida per l’industria italiana tra carbonio e competitività
Alla Camera dei Deputati confronto su regole, rischi e opportunità del nuovo meccanismo europe

Il Carbon Border Adjustment Mechanism ridisegna le regole del commercio globale: l’industria italiana chiamata a trasformare la compliance in leva di vantaggio competitivo

printDi :: 06 novembre 2025 18:59
Relatori del convegno

Relatori del convegno

(AGR) Una Sala della Lupa gremita ha ospitato oggi il convegno “CBAM, sfida per l’industria italiana tra carbonio e competitività”, occasione di confronto tra imprese, mondo accademico e istituzioni sul Carbon Border Adjustment Mechanism, lo strumento con cui l’Unione Europea intende allineare il costo della CO₂ incorporata nei beni importati a quello sostenuto dai produttori europei soggetti all’ETS, prevenendo il carbon leakage e tutelando la concorrenza leale.

Promosso dallo Studio Agnoli Law insieme a Salvini e Soci e al Carbon Compliance Club, il convegno — nel quadro del Mese dell’Educazione Finanziaria — ha offerto un confronto tra istituzioni, università e industria sul ruolo del CBAM nel ridefinire la competitività dell’economia italiana.

 
Dopo l’introduzione dell’on. Grazia Di Maggio, sono intervenuti, tra gli altri, Fabrizio Penna (Dipartimento MASE), Livia Salvini (LUISS), Giovanni Quarzo (GSE), Antonello Pezzini (Comitato Economico e Sociale Europeo), Jacopo Visetti (Carbon Compliance Club) e Francesco Casale (Università di Camerino).
Moderazione affidata a Marco Ferraresi (Carbon Compliance Club).

Transizione e competitività: l’equilibrio da trovare
Dagli interventi è emerso un messaggio condiviso: la transizione climatica è irreversibile, ma deve essere gestita con equilibrio e realismo per non compromettere la capacità competitiva del sistema produttivo.
Il CBAM è stato interpretato come una leva di politica industriale oltre che ambientale, in grado di premiare l’efficienza e l’innovazione delle imprese europee, trasformando l’obbligo in opportunità di leadership tecnologica e sostenibile.

Regole in evoluzione e impatti operativi
Il meccanismo è oggi in fase transitoria (2023-2025), con obblighi di reporting sulle importazioni dei settori ad alta intensità di emissioni.
Dal 1° gennaio 2026 entrerà a regime con l’acquisto di certificati CBAM, proporzionali al contenuto di CO₂ dei beni importati (cemento, ferro-acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno, con ulteriori estensioni previste).
Parallelamente, prosegue il phase-out delle quote ETS gratuite, per garantire coerenza tra mercato interno ed extra-UE. Sono state inoltre richiamate le recenti semplificazioni introdotte dalla Commissione europea — tra cui la soglia “de minimis” per importazioni inferiori alle 50 tonnellate annue per settore — volte a ridurre gli oneri amministrativi senza intaccare l’efficacia ambientale del sistema.

CBAM: dati, governance e cultura aziendale
Gli esperti hanno evidenziato come la corretta attuazione del CBAM richieda un salto di qualità nella governance aziendale, con un approccio integrato tra funzioni Sustainability, CFO, Legale, Dogane e Supply Chain.
Le imprese dovranno:assicurare la tracciabilità dei dati emissivi lungo la catena di fornitura; introdurre clausole CO₂ nei contratti di fornitura; pianificare il budget carbonico pluriennale; e potenziare le competenze interne per una compliance proattiva e competitiva.

Aspetti giuridici e doganali
Ampio spazio è stato dedicato al dibattito sulla natura giuridica del CBAM — se tassa, dazio o meccanismo di mercato — e sul suo inquadramento nel diritto unionale.
Un tema cruciale anche per la certezza del diritto e per la corretta definizione dei rapporti doganali e fiscali delle imprese.
È stato sottolineato come il coordinamento tra autorità doganali e operatori economici sarà determinante per garantire l’efficacia e la competitività del sistema.

La cornice istituzionale
La scelta della Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio ha conferito al convegno un valore simbolico: l’antico salone dell’ala berniniana, decorato da arazzi fiamminghi e dalla celebre Lupa capitolina, ha ospitato momenti decisivi della storia repubblicana, tra cui la proclamazione dei risultati del referendum del 2 giugno 1946.
Una cornice che richiama il senso di responsabilità e visione di lungo periodo necessario ad affrontare la transizione ecologica con pragmatismo industriale.

Conclusione
Il CBAM rappresenta una sfida di sistema: non un adempimento burocratico, ma un nuovo mercato regolato dal carbonio.
Per l’industria italiana — tra le più efficienti e sostenibili d’Europa — si tratta di trasformare la compliance in vantaggio competitivo, investendo in innovazione, governance integrata e cultura della sostenibilità.
Con l’entrata a regime nel 2026, il tempo per agire è ora, come è emerso chiaramente dai vari interventi. 

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