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Un carabiniere che Ostia non dimenticherà: Rodriguez Pereira eroe della Resistenza

Ieri, anniversario della Liberazione, il ricordo di un uomo che si è battuto per difendere la sua città. Carabiniere-partigiano della Tenenza di Ostia è stato ucciso il 24 marzo alle Fosse Ardeatine. Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

printDi :: 26 aprile 2021 20:08
Un carabiniere che Ostia non dimenticherà: Rodriguez Pereira eroe della Resistenza

(AGR) di Ginevra Amadio

Di alcune opere rimangono i titoli, certe battute tradotte in massime. «Le parole sono importanti» ha dichiarato Nanni Moretti in “Palombella Rossa”; oggi quasi nessuno ricorda la fonte, e per chi la rammenta è un ‘messaggio’ comune: recepito, archiviato, ripetuto acriticamente

 
E’ così nelle celebrazioni, spesso annebbiate da una vacua retorica. Non c’è vita nei cori obbligati, nel linguaggio studiato delle epigrafi. Sono i nomi a ‘gridare’, a reclamare una memoria. In quest’ottica il 25 aprile è una festa parlante; col suo valore di esemplarità abbatte i limiti temporali – ‘racconta’, ancora, e nel farlo si fa viva, piena di nomi e corpi, di esistenze che rimangono.

Ecco, i nomi: parole che hanno importanza. Si sommano, si recitano, vogliono il loro spazio.

I martiri delle Fosse Ardeatine sono incisi nel marmo. Uno per uno raccontano, oltre la fredda lapide. Tra loro ci sono anche gli eroi di Ostia, come Romeo Rodriguez Pereira (1918-1944), carabiniere originario di Napoli decorato di medaglia di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Comandante della Tenenza di Ostia e, in seguito, di Roma-Appia, si oppose all’ingresso dei tedeschi l’8 settembre del 1943. Sfuggì al rastrellamento operato dai fascisti della GNR il 7 ottobre dello stesso anno, volto a punire i carabinieri ‘infedeli’ (degli 8000 presenti a Roma, più di 2000 si erano dati alla macchia). Scappato dal treno in corsa, tornò in città per entrate nella Resistenza. Il 10 dicembre fu catturato dai tedeschi durante una riunione con il tenente Genserico Fontana, il brigadiere Candido Manca e il colonnello Giuseppe De Sanctis. Condotto prima nel carcere di via Tasso e poi a Regina Coeli, subì pesanti torture sino ad assistere all’arresto della moglie Marcella, che con la consorte di Fontana aveva tentato di organizzare la fuga dei due militari. Venne ucciso il 24 marzo alle Cave Ardeatine.

Ostia gli ha dedicato una targa nel porticato del palazzo del Governatorato, oggi sede del X Municipio. Nel 1999, all’ingresso della sede del Gruppo Carabinieri di Ostia, è stata posta una lapide che ricorda la sua decorazione (Medaglia d’Oro al valor Militare). Queste le ragioni:

«Comandante di tenenza, in momenti particolarmente difficili per il Paese, conscio dei suoi doveri di soldato, si rifiutava di consegnare al nemico i militari dipendenti e l’armamento. Deportato per tale suo fiero atteggiamento, riusciva a sfuggire con grave rischio trascinando in salvo molti dei suoi gregari. Rientrato in sede, pur sapendosi attivamente ricercato, iniziava tra enormi difficoltà e pericoli l’organizzazione di un nucleo armato, dando ai suoi dipendenti assistenza morale e materiale. Incurante dei bandi nazisti si prodigava instancabilmente per trasportare e nascondere armi necessarie ai suoi organizzati. Catturato su delazione, sebbene sottoposto a torture, manteneva assoluto silenzio, evitando di far scoprire le file dell'organizzazione di cui era l'animatore. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo faceva deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria donava la sua giovane esistenza, affrontando serenamente la morte per fucilazione nelle Fosse Ardeatine. Luminoso esempio di fedeltà, di onore e sprezzo della vita».

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