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Pino Scaccia, lo storico inviato del TG1, è morto oggi per covid

Risiedeva ad Ostia da quarant'anni, al mare di Roma era molto legato. Era ricoverato da alcune settimane in un centro covid. Per il litorale romano se ne va un padre del giornalismo, forse una delle penne più fervide,sarà ricordato come inviato storico del TG1

printDi :: 28 ottobre 2020 15:19
Pino Scaccia, lo storico inviato del TG1, è morto oggi per covid

(AGR) Pino Scaccia, storico inviato del TG1 è morto oggi mercoledì 28 ottobre, stroncato dal covid-19, contro il quale combatteva da giorni, in una struttura medico-sanitaria  per malati da coronavirus. Risiedeva ad Ostia da anni in via Capitan Casella, lascia il figlio Gabriele.  Il giornalista, classe 1946, era stato ricoverato da settimane in una struttura della Capitale per coronavirus, su facebook non aveva fatto mistero della sua malattia, apparendo in immagini con il respiratore ma le sue condizioni, sia pure preoccupanti non apparivano gravissime. Nei suoi post era sereno, deciso, rassicurante.

Di recente, in un post su facebook aveva riferito di aver cambiato stanza, dove sarebbe stato solo…. sembrava soddisfatto, rinfrancato, poi il silenzio, sino alla notizia tragica di questa mattina, per il litorale romano se ne va un “padre” del giornalismo, forse una delle penne più fervide, di sicuro, sarà ricordato come inviato storico del TG1, il suo volto familiare a tutti gli italiani ha raccontato le guerre nel mondo.

 
 Pino Scaccia, pseudonimo di Giuseppe Scaccianoce, aveva iniziato la sua carriera al “Corriere Adriatico” di Sensi prima di passare alla Rai. In qualità di inviato della Rai ha poi seguito numerosi avvenimenti, dalla prima guerra del Golfo al conflitto serbo croato, dalla disgregazione dell’ex Unione Sovietica e della ex Jugoslavia, fino alla crisi in Afghanistan, oltre al difficile dopoguerra in Iraq, dove ha assistito alla fine di Enzo Baldoni, fino alla rivolta in Libia sulla quale ha scritto un libro: "Shabab - la rivolta in Libia vista da vicino" (2011).

E’ stato il primo giornalista a scoprire i resti di Che Guevara in Bolivia, attestandone così la morte, il primo reporter occidentale ad entrare nella centrale di Černobyl’ dopo l’esplosione del reattore nucleare ed ancora, Pino Scaccia mostrerà al mondo le immagini fino a quel momento segrete dell’Area 51 nel deserto del Nevada. Le sue inchieste lo hanno portato ad occuparsi di mafia, di terrorismo, lo troviamo anche a raccontare con grande umanità gli eventi naturali, terremoti, alluvioni e frane che hanno sconvolto l’Italia ed il mondo.

Lasciata la Rai per raggiunti limiti d’età si è dedicato a tempo pieno all’attività di scrittore. È stato docente di master di giornalismo radiotelevisivo all’Università Lumsa di Roma. Ha scritto 15 libri: Armir, sulle tracce di un esercito perduto, (1992); Sequestro di persona (2000);Kabul, la città che non c'è (2002);La Torre di Babele (2005);Lettere dal Don (2011);"Shabab - la rivolta in Libia vista da vicino" (2011); "Mafija" - dalla Russia con ferocia (2014); "Nell'inferno dei narcos", con Miriam Marcazzan (2015); "Giornalismo, ritorno al futuro" (2015); "Armir" (2015); "Voci e ombre dal Don" (2017);"Dittatori" (Hitler e Mussolini tra passioni e potere) con Anna Raviglione (2018); "Le ultime lettere dal fronte del Don" (2019);"Tutte le donne del presidente" con Anna Raviglione (2020);"Un inverno mai così freddo come nel 1943" (2020).

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