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Il Festival della VGN felice, si conclude con una riscoperta della donna, lontana dai tabù e dai dettami sociali

Si è concluso ad Ostia Antica il Festival della Vagina Felice, evento organizzato da Giulia Manno in chiave creativa e multifocale, ha posto al centro il tema del desiderio, l’idea di una sessualità libera da moralità e dallo stigma del ruolo della do

printDi :: 30 agosto 2021 11:48
Il Festival della VGN felice, si conclude con una riscoperta della donna, lontana dai tabù e dai dettami sociali

(AGR) di Ginevra Amadio

E' stata una due giorni di incontri, laboratori, workshop. Uno spazio di condivisione e (ri)scoperta di sé, lontano dai tabù e dai dettami sociali. Si è appena concluso il Festival della VGN felice (Festival della Vagina felice) a Ostia Antica, in programma sabato 28 e domenica 29 agosto. L’evento, ideato da Giulia Manno in chiave creativa e multifocale, ha posto al centro il tema del desiderio, l’idea di una sessualità libera da impalcature morali, dallo stigma del ‘ruolo’ (sia esso riproduttivo, domestico, seduttivo) che immobilizza la donna.

 
L’esperienza del corpo come terreno di indagine, come sede di conoscenza, piacere, scardinamento dei ‘miti’ (su tutti quello del dolore, atavica concezione di un femminile distorto), ha informato il programma di questa seconda edizione, densa di spettacoli e performance, momenti ricreativi e suggestioni sensoriali.

Bastino alcuni riferimenti: il “ViVayVulVa! Ritrai la tua vulva”, laboratorio artistico con la disegnatrice Giuditta Gaudioso; “Yoni Tree – La radice corporea della vagina”, workshop esperenziale volto a indagare le connessioni tra soma e vagina; “Giochi e legami di potere”, un laboratorio condotto dalla psicologa e sessuologa Valeria Blandizzi e dalla Rigger Rope Artist Performer Isabella Corda, dedicato al bondage e alla dialettica relazioni-potere.

Fondamentale, e di certo non scontata, la presenza di associazioni come “La voce di una è la voce di tutte”, da sempre impegnata nella sensibilizzazione sull’endometriosi, malattia cronica a eziologia sconosciuta che colpisce circa tre milioni di donne solo in Italia. Un male invisibile, devastante, per il quale non esiste cura. Quest’impegno sincero e coraggioso, tramato di un’ironia che travalica il cliché è stato, al netto di alcune ingenuità, la nota migliore del Festival. Il modo più ‘giusto’, probabilmente, di interrogare le coscienze.

foto pixabay

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locandina festival vagina felice

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