Ostia, stabilimenti sequestrati ed i danni provocati dall'erosione, a rischio la stagione
Massimo Muzzarelli (Federbalneari): E’ un grave danno alla balneazione di Roma. Non sono più disponibili 2 mila cabine e sono circa diecimila i lettini ed ombrelloni che resteranno chiusi. Sono almeno 300, inoltre, i dipendenti rimasti senza lavoro e che ad ottobre non potranno accedere alla NASPI


(AGR) Sulle spiagge di Ostia rischia di calare il sipario. Il passaggio, anzi l’affidamento o la “restituzione”degli arenili al Campidoglio, voluto dal X Municipio, sinora non ha dato i frutti sperati, anzi la situazione è peggiorata, segno che la “mala gestione” degli impianti non era responsabilità solo degli uffici amministrativi del Municipio, gravati da una cronica carenza di personale, ma riconducibile ad una situazione fuori controllo che si trascinava da quasi quarant’anni. Nei giorni scorsi la Procura ha ordinato il sequestro dello stabilimento balneare “Il Capanno” di Ostia, l’ottavo stabilimento della serie a cadere. Sotto gli occhi dei clienti dello stabilimento, la Polizia locale ha apposto i sigilli ed ha obbligato la gente sul bagnasciuga ed in spiaggia ad abbandonare l’arenile. L’accusa è di abusivismo edilizio, anche in questo caso sarebbero abusi riconducibile al 1984, compiuti 40 anni fa, rilevati, persino “sanati,” come accaduto al Bungalow che aveva fatto ricorso, ma che per i giudici restano tali. Secondo quanto pubblicato da Canale 10, infatti: “ per il Tar, il disconoscimento del condono edilizio del 1985 prima rilasciato poi contestato dal Campidoglio, è irregolare. Quindi lo stabilimento balneare Bungalow di Ostia avrebbe le carte in regola. Per la Procura, invece, il pronunciamento del Tribunale amministrativo, che sospende l’annullamento del condono, non ha alcun valore. E quella spiaggia con bar e ristorante devono restare chiusi”.
Se ne riparlerà il prossimo 8 luglio data fissata per il dibattimento. Uno dopo l’altro Ostia ha perso i suoi stabilimenti migliori, si parte dall’oramai dimenticata “Casetta”, per anni fiore all’occhiello del litorale romano, lo Shilling, la Mariposa, Peppino a Mare, La spiaggia di Bettina, il Bungalow, il Venezia, poi l’erosione ha contribuito al disastro, chiuso anche lo Sporting beach ed il Kursaal, quest’ultimo riassegnato di recente dal Campidoglio ma allo stato attuale i lavori di ripristino non sono ancora iniziati per consentire la rimozione dei detriti sull’arenile.
Per la Federbalneari è una perdita di immagine ed un grave danno per i cittadini e la clientela. Non si contestano gli eventuali abusi ed i provvedimento adottati, anche perché le motivazioni dei provvedimenti non si conoscono nei particolari, ma quello che rischia di far saltare la stagione sono i tempi scelti per l’intervento. Massimo Muzzarelli, presidente Federbalneari spiega: “E’ un grave danno alla balneazione di Roma – esordisce - a conti fatti sono state sottratte alla disponibilità dei romani oltre 2 mila cabine e sono circa diecimila i lettini ed ombrelloni che resteranno chiusi. Le spiagge libere ancora non funzionano a pieno regime e questa improvvisa carenza provocherà guasti gravi. Sono almeno 300, infatti, i dipendenti rimasti senza lavoro e senza stipendio e tutto a giochi oramai fatti. Ma non è finita, si tratta di lavoratori stagionali i quali ad ottobre, a stagione conclusa, potevano accedere alla NASPI, cosa che in questi casi non sarà possibile ed avremo decine di famiglie che si troveranno in gravi difficoltà.
Questo non vuol dire che dobbiamo o che si dovevano tollerare eventuali abusi, ripeto non entriamo nel contenzioso, non è nostro compito, ma riteniamo che gli impianti coinvolti andavano in primo luogo tutelati, i clienti oggi rimasti senza spiaggia andavano salvaguardati, si tratta di beni demaniali che rappresentano una ricchezza per questo territorio. La “fine” della Casetta è ancora sotto gli occhi di tutti, uno stabilimento balneare oggi ridotto ad un rudere. Riteniamo che si poteva seguire un sistema diverso. A riguardo, ad esempio, volevo citare un’ordinanza del Consiglio di Stato del 15 maggio del 2024 con la quale si accoglieva il ricorso di un concessionario contro un provvedimento del comune di Amalfi per il sequestro dello stabilimento per eventuali abusi, in particolare, la VII sezione del Consiglio di Stato, valutata la situazione e rimandando alle sedi di merito la valutazione di eventuali responsabilità scriveva: “ ….non sembra poter preludere a un utilizzo dell’area stessa per l’esercizio della corrente stagione balneare: nel bilanciamento degli interessi contrapposti, perciò, appare preminente quello del privato, tenuto conto che in questo modo sono altresì soddisfatti gli interessi pubblici alla manutenzione dell’area e alla percezione dei canoni demaniali senza soluzione di continuità;Ritenuta, per quanto detto, la sussistenza delle condizioni di legge per accogliere l’appello cautelare ai sensi dell’art. 62”. Una valutazione della situazione che doveva essere considerata, secondo noi, anche ad Ostia. Ribadisco e confermo che la preoccupazione principale resta quella della tenuta sociale del territorio”
foto archivio AGR