Ostia, prodotto mare da rilanciare

“Senza una delibera comunale – ricorda Renato Papagni, presidente della Federbalneari – non possiamo erogare servizi. Di fatto, l’accesso al mare ed agli stabilimenti è garantito ma la licenza è stagionale e dal 30 settembre il prodotto mare va a dormire, in attesa della prossima stagione. Ad Ostia solo 7 stabilimenti hanno una licenza annuale, ma eventuali servizi andrebbero regolamentati”.
Il prodotto made in Italy del mare è chiamato ad una nuova sfida:riconquistare il primato oggi messo in dubbio da Grecia e Spagna. Si tratta di un cambiamento epocale che andrebbe ad incidere anche sui flussi turistici. Renato Papagni chiarisce: “Il mare nostrum oggi è frequentato soprattutto dagli italiani per il 68% delle presenze. Si tratta di un turismo per lo più stanziale e famigliare, regolato dai calendari scolastici che a settembre fa crollare i numeri delle presenze. L’obiettivo, invece, è quello di confezionare un nuovo prodotto-filiera da mettere in collegamento il mare con la visita a città d’arte, all’enogastronomia, allo sport, all’area congressuale, un’offerta globale, in sostanza, che può valere il 40% delle presenze annuali rivolgendoci ai paesi del Nord Europa. E’ la strada che ha iniziato a percorrere con buoni numeri la Grecia e che possiamo avviare anche noi”.
Intanto, però, l’offerta mare del litorale romano è alle prese con l’inizio di una crisi. “Stavamo verificando proprio oggi i numeri delle presenze in Italia e ad Ostia. – continua Papagni – Il maltempo del mese di maggio è costato alle imprese balneari italiane il 20% di mancati introiti, a Roma l’asticella ha superato il 30%. Un recupero? Difficile a questo punto della stagione con due soli mesi a disposizione. Riteniamo di registrare perdite del 20% in tutt’Italia, ma ad Ostia ci attestiamo al 25%. A pagare saranno tutte le attività connesse all’offerta balneare, dai ristoranti, ai bar, agli stabilimenti”. Poi l’annuncio choc: “Entro settembre rischiamo la chiusura di 15 stabilimenti balneari che non riescono più a pagare i canoni e le spese fisse per le concessioni balneari”.
