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Movida, esempio di disagio giovanile?

print16 luglio 2012 18:18
(AGR) Notturni, coordinatore romano giovani Cambiare davvero: “La politica ha il dovere di intervenire per trovare soluzioni al disagio giovanile. Come? Cercando di costruire solidità e certezza per il futuro, assistendo e spronando quei giovani più problematici e fragili per cercare di stimolarli a dare il meglio. E poi è fondamentale investire nella scuola e nella creazione di punti di aggregazione”Risse, sballo, trasgressione ad ogni costo. Droga e coltellate. Denunce e un arresto. Forze dell’ordine impegnate a presidiare il lungomare e i luoghi caldi della movida di Ostia per impedire che giovani troppo fuori di testa non commettessero sciocchezze. Questa la fotografia amara dell’ultimo week-end estivo al Lido dove i riflettori si sono accesi su violenza e degrado sociale giovanile. “La società è al completo sbando. Fatti così gravi come quelli che quasi quotidianamente vedono protagonisti i giovani non lasciano sperare in niente di buono. Le cause? La mancanza di certezza per il futuro che, sommata al senso di inadeguatezza e di abbandono che vivono oggi gli adolescenti, li induce a gettarsi a capofitto in una spirale di violenza e di pericolo verso se stessi ed i loro coetanei. Vivere alla giornata, divertirsi, ubriacarsi e drogarsi a tutti i costi, gettarsi in risse senza senso sembrano purtroppo essere gli “hobby” più in voga oggi per molti giovanissimi”, dichiara Giulio Notturni, coordinatore romano giovani Cambiare davvero. “In questa drammatica situazione la politica ha il dovere di intervenire. Come? Cercando di costruire solidità e certezza per il futuro, assistendo e spronando quei giovani più problematici e fragili per cercare di stimolarli a dare il meglio. E poi è fondamentale investire nella scuola e nella creazione di punti di aggregazione, nella figura degli operatori sociali da affiancare agli insegnanti e agli psicologi. I giovani non sono solo il futuro, sono il presente: non investire su di loro equivale a non pensare né al presente né, tanto meno, al futuro”.

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