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Matera, dalla droga i soldi da reinvestire in agricoltura, in prodotti etichettati e rivenduti come produzione propria

Nel corso dell’attività di indagine sono stati anche sequestrati circa 7 kg di marijuana, 230 gr. di cocaina e 640 gr. di hashish, nonché di un’area di 10.000 mq adibita alla coltivazione di marijuana con circa 1000 piante di cannabis a dimora

printDi :: 12 maggio 2021 19:43
Matera, dalla droga i soldi da reinvestire in agricoltura, in prodotti etichettati e rivenduti come produzione propria

(AGR) Maxi retata dei carabinieri e finanzieri di Matera che questa mattina hanno dato esecuzione ad una ordinanza di misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Potenza, nei confronti di 24 indagati ritenuti responsabili di aver fatto parte, a vario titolo, di un’associazione dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, operante in diversi comuni della provincia di Matera (Policoro, Scanzano Jonico, Colobraro, Valsinni, Bernalda e Tursi) nonché di reati di estorsione, incendio, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed impiego di denaro di provenienza illecita. Tra gli arrestati, 12 sono stati associati presso diverse Case Circondariali ed altri 6 sono stati sottoposti agli arresti domiciliari; inoltre è stata applicata nei confronti di 6 persone la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Le indagini hanno svelato, in particolare il più raffinato ed insidioso meccanismo di riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita ( e segnatamente dal narcotraffico anche di livello internazionale) per milioni e milioni di euro, in attività produttive che, nel settore agricolo, non si era mai potuto constatare in Basilicata. Il territorio interessato è quello della fascia jonica lucana ed il primo passaggio investigativo è stato rappresentato dalla individuazione della vasta attività di traffico di stupefacenti e dei componenti del sodalizio che gestiva il traffico di droga, individuando a seguire il canale di riciclaggio del denaro sporco reinvestito in un’azienda agricola fra le più importanti del materano che nel giro di pochi anni grazie agli apporti di capitali illeciti garantiti dai partners criminali è divenuta una realtà economica di grande rilievo.

 
In particolare, l’organizzazione gestiva diverse piazze di spaccio assegnate ai diversi membri del gruppo, lo stoccaggio dello stupefacente poi avveniva in altri luoghi, lontani dalle abitazioni, in depositi temporanei dislocati lungo le strade interne, in determinati punti contraddistinti da segnaletica stradale o da alberi, tali da poter essere raggiunti per l’immediato prelievo e la consegna. Diversi i canali di approvvigionamento del sodalizio (Puglia, Calabria, Campania ed Albania), ma anche da produzione in proprio attraverso la coltivazione di vasti appezzamenti su cui veniva impiantata cannabis..

La Procura ha anche contestato il reato di associazione mafiosa, che tuttavia non è stato ritenuto assistito da gravi indizi dal Gip di Potenza. L’attività investigativa svolta si è sviluppata mediante intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, sfociati anche in arresti in flagranza di reato. I tipi di droga maggiormente commercializzati dal sodalizio sono risultati essere cocaina, marijuana ed hashish. Nel corso dell’attività di indagine sono stati complessivamente sottoposti a sequestro, in diversi momenti, circa 7 kg di marijuana, 230 gr. di cocaina e 640 gr. di hashish, nonché di un’area di 10.000 mq adibita alla coltivazione di marijuana con circa 1000 piante di cannabis a dimora e 300 essiccate. E’ stato, poi, possibile fare piena luce, inoltre, su due incendi ed un episodio estorsivo nei confronti di un’azienda agricola ed inoltre fare piena luce sulla ricollocazione dei capitali illeciti ottenuti dal traffico degli stupefacenti ed i legami intercorrenti tra il predetto gruppo criminale e un imprenditore.

In particolare, è emerso, come i capitali illeciti nella disponibilità del sodalizio criminale venivano reimpiegati per l’acquisto in contanti, da terzi conferitori, di prodotti ortofrutticoli, poi etichettati e rivenduti come produzione propria. La dissimulazione della reale origine di tali prodotti, commercializzati come produzione tipica dell’azienda agricola ha, in sostanza, consentito di perfezionare il circuito di ripulitura dei proventi di origine delittuosa. Quindi, la veste formale di azienda agricola ha camuffato, di fatto, una vera e propria attività commerciale, consentendo di ottenere significativi utili che sono stati nuovamente immessi nel ciclo aziendale (e di conseguenza ripuliti) anche con l’acquisto di immobili (terreni agricoli e suoli), senza il ricorso a linee di credito bancarie.

È emerso inoltre come, per le varie campagne agricole (principalmente per il comparto fragola) siano stati impiegati dal 2013 al 2019 proventi in contanti per circa 3,9 milioni di Euro, denaro non transitato sul conto corrente aziendale.

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