Caccia, cambiare calendario venatorio

Nell’elenco delle specie cacciabili del calendario venatorio laziale sono comprese specie, come ad esempio l’Allodola e la Pavoncella l'Allodola ( Alauda arvensis), che in base a dati scientifici ufficiali è globalmente considerata con status di conservazione "sfavorevole" (SPEC 3). Il suo declino annuo è costantemente intorno al 3% ed in forte diminuzione come nidificante nel Lazio meridionale.la Pavoncella (Vanellus vanellus), la cui popolazione globale è concentrata in Europa (+ del 50%) e che anch'essa è considerata constatus di conservazione " sfavorevole" (SPEC 2).
Entrambe risentono soprattutto della perdita e della trasformazione del loro habitat naturale, ed è per questo che, che secondo i datiscientifici ufficiali sono considerate con status di conservazione sfavorevole e che quindi andrebbero tutelate anziché fatte oggetto di caccia. Su questo punto l’articolo 1 della legge 157/92, che dispone le norme per la protezione della fauna selvatica e disciplina l’attività venatoria, è chiarissimo: “Lo Stato, le regioni e le province autonome, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, adottano le misure necessarie per mantenere o adeguare le popolazioni di tutte le specie di uccelli” e ancora: “L'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”.
Anche sui tempi della stagione, la Regione Lazio fa ulteriori concessioni al mondo venatorio: sono ben 18 le specie che verranno cacciate durante la migrazione prenuziale, cioè in quella delicata fase durante la quale gli uccelli si spostano dai quartieri di svernamento verso le zone di riproduzione.
Sulla necessità di adeguare i tempi di caccia alle esigenze scientifiche e del diritto comunitario, si è peraltro espresso conchiarezza anche l’ISPRA, l’autorità scientifica nazionale, che nella sua “Guida alla stesura dei calendari venatori alla lucedell’articolo 42 della legge Comunitaria 2009” in ossequio alla Direttiva Uccelli, ha appunto richiesto una sensibile restrizione delle date di apertura e chiusura della caccia.
Come se non bastasse, la Regione Lazio ha concesso anche due giornate di preapertura nei giorni 1 e 4 settembre, un periodo di per sé molto delicato per la fauna selvatica e ancor più grave perché tale concessione è stata fatta a fronte di un Piano faunistico regionalescaduto da ben più di 10 anni. Siamo in sostanza di fronte a un atto grave, contrario alla legge, alleregole e alla scienza, ma che costituisce anche un danno oggettivo a quel patrimonio indisponibile della collettività rappresentato dagli animali selvatici.
La Regione Lazio faccia un passo indietro, adegui il calendario venatorio alle indicazioni provenienti dall’ISPRA, rilanci un percorsodi politica attenta alla tutela della fauna