I laghi del Lazio a rischio inquinamento

Di questi punti di campionamento nel Lazio, eseguiti nelle giornate del 14 e 15 luglio, sono ben 11 su 19 quelli che sono risultati "inquinati" o "fortemente inquinati" per la carica batterica presente nelle acque tra le analisi effettuate nei laghi di Bolsena, Bracciano, Canterno, Vico e Albano. Maggior numero di situazioni negative nei laghi di Bracciano e Bolsena dove la carica batterica è risultata nella maggior parte dei punti molto al di sopra dei limiti di legge.
Nel lago di Bracciano infatti, in ben 3 punti su 5, l’acqua è risultata “fortemente inquinata” a Grotta Renara a Bracciano, all'incile del Fiume Arrone a Anguillara e alla foce del canale presso via della Rena a Trevignano.
Sul lago di Bolsena addirittura 6 punti su 7 hanno superato i limiti di legge risultando "fortemente inquinati": a Montefiascone presso il parco giochi sul lago, a Marta nella spiaggia in fondo a Via Cava, a San Lorenzo Nuovo presso la foce del fosso Ponticello e presso il canale in località prati Renari, a Capodimonte nella spiaggia in via Regina Margherita, a Gradoli nella foce del fosso Cancello. Sul lago di Vico un risultato negativo sui due monitoraggi fatti in località Punta del Lago. Sul lago Albano un risultato negativo su 3 prelievi presso via dei Pescatori a Castelgandolfo. Non emergono criticità negative dai 2 prelievi effettuati sul lago di Canterno a Ferentino (FR).
Monitoraggio speciale è stato effettuato anche nel laghetto di Villa Ada dove non sono risultate cariche batteriche ma un’alta densità di nitriti principale causa dell’eutrofizzazione dell’acqua.
“Ancora troppo inquinamento da mancata depurazione negli splendidi laghi della nostra Regione – dichiara Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio - Con questi risultati non diamo di certo patenti di balneabilità e non vogliamo giudicare lo stato complessivo dell'acqua nei vari laghi ma, individuando le tante criticità, avviare percorsi positivi in cui amministrazioni e cittadini possano definire le priorità per la riqualificazione, la salvaguardia e il rilancio degli splendidi laghi del Lazio e per questi ci mettiamo per primi a disposizione. Si parta per esempio dall'avvio di molteplici "contratti di lago" quali tavoli di confronto e strumenti volontari di risoluzione delle problematiche, nei quali abbia un ruolo di primo piano la Regione Lazio per le competenze complessive soprattutto sul tema della depurazione dei reflui e del Piano di Tutela della Acque. ”.
"Le cause principali dell’inquinamento dei bacini lacustri riguardano senz’altro i servizi di fognatura e depurazione le cui prestazioni rimangono ben lontane dagli standard della normativa ambientale europea. - dichiara Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Legambiente - A conferma di questo grave deficit del sistema depurativo, l'Unione europea ha aperto per l'Italia diverse procedure di infrazione e nel 2009 ha provveduto ad emettere sentenze di condanna per il mancato rispetto della direttiva europea 1991/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane."
Quella della carica batterica non è stata però l’unica analisi effettuata dai tecnici di Legambiente. In questi anni l’associazione sta portando avanti con costanza il monitoraggio dei rifiuti marini e lacustri su diversi fronti: partendo da quelli galleggianti in mare, passando per i materiali spiaggiati sino all'indagine sulle microplastiche (le particelle con dimensione minore di 5 millimetri) nelle acque dei laghi e dei mari italiani. Ciò che emerge dai monitoraggi di Legambiente e come conferma la comunità scientifica internazionale, la plastica rappresenta tra l'80 e il 90% dei rifiuti dispersi in ambiente marino e costiero. Mentre studi approfonditi sono stati condotti sui mari, insufficienti sono le ricerche che ci informano sull'abbondanza e sugli effetti negativi delle microplastiche negli ecosistemi lacustri. È per questo motivo che, durante l'edizione 2016 della Goletta dei Laghi, Legambiente ha decisori di condurre in prima persona uno studio approfondito sul tema. Grazie ad uno speciale dispositivo chiamato “Manta”, sono stati raccolti campioni di acqua superficiale in diversi laghi, utilizzando una particolare rete a maglia ultrafine in grado di catturare le microparticelle. L'intero progetto gode della collaborazione scientifica di Enea e dell'Università Ca' Foscari di Venezia.