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Roma, convegno all'istituto S.Orsola sulle "immigrazioni"

print15 aprile 2019 18:01
Roma, convegno all'istituto S.Orsola sulle immigrazioni
La Fondazione Internazionale per l’aiuto degli anziani si è interrogata sul “Problema delle immigrazioni”, con un convegno, svoltosi, nel fine settimana presso l’istituto “S. Orsola” in via Livorno a Roma. Introdotto dal presidente della Fondazione ed illustre geriatra di fama internazionale Massimo Palleschi, il relatore è stato il dr. Angelo Roncella (nella foto), medico endocrinologo di Casalpalocco, il quale ha tracciato un ampio escursus del fenomeno, analizzando le diverse migrazioni che si sono succedute nei secoli ed hanno visto anche gli italiani tra i protagonisti, in particolare, a fine ‘800 verso gli Stati Uniti. Un fenomeno massiccio se si considera che nel 1909 gli italiani residenti nel Nord America erano circa 9 milioni su 35.

Nella sua analisi il dr. Roncella ha posto l’attenzione come “troppo spesso” gli immigrati vengano tacciati, ingiustamente, di provocare gravi squilibri e danni all’economia locale, se non quando, vengano accusati di ruberie e trasformati nei responsabili di violenze e furti. In realtà, ha dimostrato Angelo Roncella, spesso siamo di fronte a luoghi comuni ed indebite generalizzazioni, per fare questo ha ricordato l’intercettazione del 1973 in cui Richard Nixon parlava con John Ehrlichman, tra i suoi collaboratori più stretti alla Casa Bianca, destinato a finire in galera per lo scandalo Watergate. In poche battute, il presidente riuscì a condensare un po’ tutti gli stereotipi contro i nostri emigrati che si sperava fossero stati finalmente sepolti.

“Gli italiani non sono ecco…. non sono come noi”. Precisò: “La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Dopo tutto non si possono rimproverare. Non si può. Non hanno mai avuto quello che abbiamo avuto noi.Il guaio è che non si riesce a trovarne uno che sia onesto”.

Troppo spesso, è emerso nel dibattito, si ritiene l’immigrato sia “diverso” e per questo da emarginare e combattere. Motivo prevalente della relazione, infatti, è stata l’analisi dell’immigrazione in Italia ed il dibattito costi-benefici che ne è seguito.

Al di là della questione morale e sociale che vede la Fondazione impegnata in prima persona nel sostegno ai più deboli e bisognosi, nella sala ha prevalso la convinzione che, oltre a garantire l’accoglienza, sia fondamentale l’impegno civico, soprattutto in chiave futura, da parte dell’Europa a favore dei paesi africani, al fine di promuoverne la crescita socio-economica, vero polo attrattivo, per evitare la fuga, sempre dolorosa, dalle proprie città.

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