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L’Argentina è campione del mondo!
Messi, Di Maria e De Paul artefici del trionfo.

Argentina-Francia 7-5 ai rigori (3-3).

printDi :: 24 dicembre 2022 12:39
L’Argentina è campione del mondo!Messi, Di Maria e De Paul artefici del trionfo.

(AGR) Per la terza volta nella sua storia, la squadra albiceleste è sulla vetta del calcio mondiale. La terza stella, quella di Messi, De Paul, Di Marìa, va ad aggiungersi alla prima, quella del 1978 di Luque, Fillol, Ardiles, Passarella e Kempes, e alla seconda, quella del 1986, di Maradona, Valdano e Burruchaga.

Stupisce, semmai, che in circa venti e più edizioni dei mondiali di calcio, le stelle cucite su quella gloriosa maglia siano soltanto tre!

 
Da che calcio è calcio, quello argentino è una inesauribile miniera di campioni che si sono affermati ovunque, qualsiasi maglia abbiano indossato: squadre fortissime e meno forti hanno fatto tesoro, e soprattutto si sono giovate, dello sterminato repertorio tecnico, fatto di classe cristallina, capacità di leggere la partita e capire immediatamente le situazioni di gioco in cui venivano a trovarsi, che ogni giocatore argentino possiede e si porta dietro.

Sono, gli argentini, giocatori dalla grandissima personalità che, unita a quelle peculiarità, quasi hanno permeato e tuttora permeano, le performance cui hanno preso e prendono parte, entrando, di fatto, in completa simbiosi con le squadre di appartenenza: se Alfredo Di Stefano (argentino naturalizzato spagnolo) ‘era’ il Real Madrid, Passarella e Ardiles ‘erano’ l’Argentina del 1978, Maradona ‘era’ l’Argentina del 1986, Messi, De Paul e Di Marìa ‘sono’ l’Argentina che ha trionfato in Qatar.

L’Argentina ha vinto con pieno merito. Ha costruito il suo trionfo partita dopo partita. Dopo la sconfitta con l’Arabia Saudita, nel novero dei cosiddetti ‘esperti’ (coloro, cioè, che notoriamente non ne azzeccano mai una) erano stati in parecchi a sentenziare che ‘Messi non è più lui’, ‘l’Argentina è una squadra che gioca un calcio vecchio’ e via sputacchiando treni di idiozie. I ragazzi di mr. Scaloni, rifilando due goal prima al Messico e poi alla Polonia, senza subirne, hanno zittito quelle critiche sparate da chi il pallone l’ha visto solo in fotografia.

A gioco lungo, quei ‘giudizi’ negativi, rilasciati con una disinvoltura che non aveva alcuna ragion d’essere, indegna quando proveniente da chi pretende di fare informazione, si sono rivelati essere solo una chiacchiera da bar, magari tirata fuori dopo aver mandato giù un drink di troppo.

Agli ottavi, l’Argentina se la vede con l’Australia: ma lì, diciamocelo francamente, per Messi e compagni è più o meno ordinaria amministrazione, tant’è che la pratica viene sbrigata in neanche un’oretta di gioco (35’ Messi, 57’ Alvarez), anche se l’autogol di Fernandez al 77’ lì per lì mette il clan Scaloni in leggera apprensione.

Segue, ai quarti, l’Olanda, accompagnata da grandi consensi: ‘vedrete che gli orange si vendicheranno del 1978’, e giù ancora le secchiate di banalità sparate dai soliti cialtroni sputasentenze che all’epoca magari non erano ancora nati.

Come noto, la partita, ha avuto un finale choc per l’Argentina, che, due goal nel carniere (35’ Molina, 73’ Messi su rigore), ha dovuto poi fare i conti con lo scatenato Weghorst, in giornata di grazia, che prima ha dimezzato lo svantaggio, all’83, e poi, in pieno recupero, al101’, ha trasformato un calcio di rigore in un incredibile pareggio.

A questo punto, abbiamo ben nitide le immagini di Messi che tira su la ‘sua’ squadra a forza di ‘Vamos!’. La trappola dei rigori scattò, sì, ma per gli olandesi che ne piazzarono tre, a fronte dei quattro realizzati dagli argentini.

Nella storia del calcio, è capitato tantissime volte che le due squadre migliori si siano incontrate al momento sbagliato, cioè in semifinale o addirittura ai quarti. Stavolta è capitato ad Argentina e Croazia, che hanno giocato, alla grande, una bellissima partita. Una partita di cui si parlerà ancora a lungo, viste le mirabilia cui abbiamo assistito.

Gli atroci dubbi di tantissimi appassionati di calcio che, visti certi ‘spettacoli’, potrebbero essersi chiesti ‘perché vado allo stadio? Perché rimango su questo canale invece di seguire qualche serie?’, sono stati fugati da questa partita: il duello Modric-Messi, il coast to coast di Alvarez sfociato nel secondo goal dell’Argentina, le finte, e gli scambi veloci e i cambi di velocità che si succedevano da una parte e dall’altra e quant’altro, hanno dato la risposta definitiva, sono stati l’illuminazione: ‘Ah! Ecco perché compro il biglietto, ecco perché ho fatto l’abbonamento!’.

Nella semifinale di Qatar 2022, contro la super Croazia, abbiamo visto l’Argentina dispiegarsi in tutta la sua potenza e la Croazia rispondere con la sua sapienza tattica e la grande qualità dei suoi giocatori.

Agli albiceleste, guidati da un Messi stratosferico, autentico dux aptus pugnando, che si è avvalso dei vari, infaticabili e preziosissimi, Otamendi, Molina e Tagliafico, Alvarez e Mac Allister, la squadra croata ha risposto con una pressoché perfetta organizzazione di gioco che, poggiando sul gran lavoro degli ‘italiani’ Perisic, Brozovic, Pasalic e Kovacice, trovava nell’astro Modric il suo geniale fulcro.

La nazionale albiceleste ha costruito la sua vittoria mattone su mattone. Ha rifilato tre ganci tremendi ai croati, e probabilmente anzi quasi sicuramente, è stato il secondo quello che i croati hanno sentito di più. Se l’uno a zero aveva possibilità di essere pareggiato (31’, atterramento in area di Alvarez, rigore, batte Messi e Argentina avanti), subìto il secondo goal (39’, gran galoppata a spron battuto di Alvarez con tocco finale vincente), la nazionale croata ha capito che rimettere la partita in equilibrio era un’impresa titanica, visto anche chi si trovava di fronte. Ma, perso per perso, ci ha provato lo stesso senza riuscirci, subendo invece il terzo goal, letteralmente inventato da Messi quando, al 69’, mandato in bambola Gvardiol, entra in area e appoggia a Alvarez che insacca tranquillo.

Fermo restando l’ineccepibile e indiscutibile merito dell’Argentina, la Croazia avrebbe meritato di andare in goal almeno una volta. Il punteggio finale di tre a zero forse punisce troppo severamente l’ottima Croazia.

Non abbiamo esitazioni, dunque, ad affermare che, sicuramente, più che quella con la Francia, è stata questa con la Croazia la vera finale di Qatar 2022

Avvicinandosi la finale e intensificandosi i pronostici su chi potesse essere la vincitrice, la Francia era data per favorita sull’Argentina, anche se in misura non così clamorosa. Chi propendeva per la Francia, lo faceva sulla base del comportamento tenuto dai transalpini nelle varie fasi del torneo: nella fase a gironi, una sola sconfitta, contro la Tunisia nella terza partita, poi, nel prosieguo, vittoria contro la Polonia (3-0), contro l’Inghilterra (2-1), e soprattutto, nella semifinale contro il sorprendente e fortissimo Marocco, l’autentica sorpresa di questo mondiale: un perentorio 3-0 contro lo squadrone nord-africano, che suonava come una vera e propria messa sull’avviso nei confronti dell’Argentina.

Nelle aspettative, dunque, una Francia tutta fuoco e fiamme che, da questo punto di ista, ha ampiamente deluso, essendosi svegliata solo nel quarto d’ora finale.

In sede di consuntivo, lo abbiamo visto, è andata in scena una gran bella partita, che l’arbitro polacco Szymon Marciniak ha diretto con autorevolezza. Al direttore di gara rimproveriamo, benevolmente s’intende, l’indulgenza, un po’ troppa, nei confronti dei francesi . Dominio assoluto dell’Argentina che al 21’ va in vantaggio con Messi che trasforma un rigore causato da Dembelè che, in area, spinge platealmente Di Maria mandandolo per le terre: un fallo che non si vede neanche tra i ragazzini dei campionati pulcini. Trascorre un quarto d’ora e, al 36’, l’Argentina raddoppia con Di Maria che raccoglie un lancio perfetto di Mac Allister.

La Francia è del tutto fuori partita e i cambi di Deschamps (Kolo Muani e Thuram per Dembelè e Giroud) effettuati dopo il secondo goal argentino, non svegliano i transalpini dal letargo in cui sembrano essere caduti fin dal primo minuto di gioco.

Nella ripresa, Argentina dinamicissima e motivatissima che non dà tregua ai francesi: è un no quarter in cui Mbappè e compagnia bella si barcamenano parando di qua, turando di là: che razza di finalista è questa qua? No, la Francia non c’è proprio, di contro, l’Argentina è una macchina perfetta: da un momento all’altro ci si aspetta il guizzo diabolico di Messi, quello che stritolerebbe les bleus. Invece, sorprendendo un po’ tutti, al 64’, Scaloni manda dentro Acuna, difensore/centrocampista, al posto di Di Maria, che fino a quel momento era stato semplicemente perfetto (goal e assist, non c’è male…). La mossa del ct argentino inceppa la macchina albiceleste, i meccanismi ne risentono: ipotizziamo come motivo della sostituzione, che, dopo un’ora di gara a tutta birra, Di Maria fosse stremato dal gran prodigarsi, ma non ne siamo del tutto convinti, propendendo, piuttosto, per una alternanza forse dettata dalla certezza di Scaloni di avere in mano il mondiale.

Insomma, una cantonata bella e buona che ha rischiato di mandare in frantumi il sogno argentino. L’uscita di Di Maria, di fatto spalanca le corsie esterne alla Francia: Mbappè, l’unico che appare in grado di riaprire la gara, se ben assecondato con palloni giocabili, cioè a scorrere, come li vuole lui, potrebbe finalmente dire la sua.

Alla fine della partita manca ancora parecchio e la Francia, sperando probabilmente nel golletto che riapra la gara, al 71’ mette dentro Coman al posto di Theo Hernandez, un attaccante per un difensore, e Camavinga per Griezmann, un attaccante per un attaccante, questo secondo cambio dettato probabilmente dal fatto che a questo punto, per sperare nell’impossibile, davanti servono forze fresche.

Uscito Di Maria, Deschamps deve aver tirato un sospiro di sollievo grosso come un grattacielo: fino ad allora, la Francia non è esistita, l’Argentina ha spadroneggiato in lungo e in largo e solo per pochissimo non è andata sul tre a zero.

Dunque, con i cambi operati da Deschamps, da parte francese arriva il primo spunto: al 71’, Mbappè spara dal limite, ma il pallone va ben alto: è l’avviso che la squadra francese non ci sta a perdere il mondiale senza giocare. Ma gli argentini probabilmente archiviano l’iniziativa transalpina come velleitaria: fino a quel momento la Francia non è esistita, cosa vanno cercando ‘sti francesi?

Invece, la speranziella dei bleus diventa certezza al 79’, quando Otamendi ferma Kolo Muani in area. Rigore battuto da Mbappè e partita riaperta. Sul 2-1, per gli argentini sarebbe ora di eliminare gli scricchiolii, invece in campo rimangono gli stessi uomini, a parte il già sostituito Di Maria. Ma sì, ormai la partita è finita. Il goal? Capita…

Un minuto dopo, a smentire la sicurezza argentina, arriva il pareggio francese: come una autentica e insperata manna dal cielo, sui piedi di Mbappè appostato in area, incredibilmente lasciato solo, piove un meraviglioso pallone speditogli da Thuram: è il pallone che chiunque abbia dato calci al pallone, Mbappè compreso, sogna di ricevere fin da bambino, non importa dove: finale mondiale, Wembley, Maracanà, campetto della parrocchia, spiazzo sotto casa, marciapiede davanti alla scuola o in mezzo agli alberi di Villa Borghese. Il ragazzo parigino aggancia il pallone e al volo trafigge Emiliano Martinez. Ditemi voi, amici lettori, se il calcio non è follia!

Tra coronarie sicuramente saltate e più che probabili irriferibili imprecazioni che salivano tra Santa Victoria Este e El Zurdo, passando ovviamente per Buenos Ayres, Cordoba e San Martin de los Andes, Mar del Plata, Bahia Blanca e Rosario, e più che certi interminabili baci e abbracci, pacche e lacrime che andavano distribuendosi tra Normandia e Bretagna, tra i Castelli della Loira e Parigi, la Costa Azzurra e i graziosi paesetti dei Pirenei rancesi, la partita entrava nella fase della resa dei conti: nei supplementari, si scatena l’Argentina e la Francia si salva per ben tre volte ‘grazie’ a Lautaro Martinez che spreca due ghiotte occasioni, e a Varane che salva sulla linea una sventola di Montiel.

Nel secondo supplementare, l’Argentina mette dentro tutto quello che ha: entrano Dybala, Paredes e Pezzella, oltre al già citato Lautaro Martinez, che vanno a rilevare gli stremati Tagliafico, De Paul, Mac Allister e Alvarez: il furore argentino diventa ancora più pronunciato: sembra una partita ai primi minuti, invece siamo ben oltre il centesimo minuto di gioco!

L’Argentina spinge: ennesima azione albiceleste al 109’, pallone a Lautaro Martinez che fionda, Lloris para, pallone sui piedi di Messi che insacca. È finita? Manco pe’ gnente, direbbe il mitico Giggi Proietti: al 118’, Mbappè tira forte, mano di Montiel, rigore battuto dallo stesso Mbappè e pareggio francese. Finirà mai questa finale? Sì, ai rigori: stavolta, però, gli argentini sono più precisi dei francesi: per la Francia realizzano Mbappè e Kolo Muani, Tchouameni e Coman sbagliano, mentre per gli albiceleste vanno in goal Messi, Dybala, Paredes e Montiel. È il trionfo, meritatissimo, dell’Argentina!

24 dicembre 2022                                                                                                                  RENATO BERGAMI

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