(AGR) Wesley-goal e la Roma sale sul trenino di testa
ROMA-COMO 1-0

ROMA-COMO 1-0
(AGR) In altri tempi, quando il divario tecnico e qualitativo tra le metropolitane e le provinciali era netto, ben delineato, una partita come Roma-Como, per opinione comune degli addetti ai lavori, in sede di pronostico sarebbe stata catalogata come largamente alla portata dei giallorossi. Fortunatamente, a tempi calcistici evoluti, il divario è andato assottigliandosi, grazie soprattutto ad una generazione di investitori che, sulla base di budget ben definiti, investono oculatamente sia in giocatori che sanno cosa fare col pallone tra i piedi e, seppur non stelle di prima grandezza, in campo sono comunque affidabili, sia in giocatori magari con poca esperienza alle spalle, ma di sicuro avvenire, sia, infine, in tecnici sui quali pur essendo agli inizi della loro carriera di allenatori presentano ottime credenziali relative al loro recente passato di calciatori e soprattutto relative al loro modo di approcciare le partite e al loro carisma verso i giocatori, in termini di carattere e di personalità; un modo di fare business calcistico, questo, che, di fatto, ha consentito, tra parco giocatori, staff tecnico e addetti al mercato, di allestire ensemble altamente competitivi, tali da giocarsela alla pari con i più blasonati avversari e poter coltivare sogni di prestigiose ribalte europee; ancora, un modo di fare business calcistico che, a differenza di qualche tempo fa, quando accadeva che presidenti armati solo della passione calcistica per la loro squadra, con tanti tanti soldi a disposizione ma poco raccapezzandosi nella bolgia del calcio-mercato, più che a rafforzare la squadra pensavano ad appagare i propri capricci facendo arrivare alla loro corte giocatori pagati carrette di soldi ormai nella parte declinante della loro carriera ma buoni giusto a fare più abbonati, ad attirare spettatori allo stadio, più che a vincere partite, scudetti e coppe; brave persone, quei presidenti, che, a chiusura delle operazioni del mercato dei trasferimenti, magari si ritrovavano a aver venduto i loro gioielli e ad avere sul groppone una marea di giocatori in sovrannumero arrivati chissà da dove ma inadatti al nostro calcio.
Non mancavano, in quel marasma generalizzato, preceduti da un incredibile decantare di mirabilie calcistiche che venivano loro attribuite, sulla base del sentito dire, da questo o quel ‘grande’ cronista sportivo, gli arrivi di giocatori che, appena sbarcati, tra un infinito lampeggiare dei flash, promettevano mari e monti alle tifoserie. Erano giocatori che ben presto si rivelavano clamorosi bidoni così come facevano fiasco tecnici maestri della chiacchiera, che non andavano al di là di noiosissimi bla bla bla, litanie snocciolate in una lingua che di italiano aveva ben poco.
Ma se la gara è stata veloce, gagliarda, piena di azioni che potevano darle una svolta in ogni momento, dove la dinamicità e la voglia di superarsi non è mai venuta meno né all’una né all’altra, con il risultato che il suo esito è stato in bilico fino all’ultimo, bene, dovete convenire che almeno il 50% del merito va al Como di mr. Fabregas. In sede di consuntivo, abbiamo contato cinque occasioni da goal, chiare e nette, per i lariani, a fronte di un paio, massimo tre, capitate ai giallorossi, e questo la dice lunga sull’approccio alla partita del Como, nessun timore reverenziale. Da parte di entrambe, nessuna alchimia catenacciara, ma partita giocata a viso aperto – è questo il football che ci piace, al di là del risultato finale! - sbloccata e risolta, al 60’, dall’angolatissimo e velenosissimo pallone di Wesley, un autentico e magistrale colpo di biliardo che ha messo la Roma sul trenino di testa.
















