Procreazione Medicalmente Assistita, l'86% riguarda coppie d'età dai 22 ai 37 anni
Arianna Picchiarotti, Direttrice del PMA del San Filippo Neri: Infertilità precoce dovuta a possibili interferenti endocrini come il nucleare post Chernobyl. Meno luoghi comuni su età gravidanza e più prevenzione. PMA utile per aumento natalità. Presentata relazione in Parlamento
bambino nascita foto pixabay
(AGR) "L'86% degli accessi registrati negli ultimi anni per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) ha riguardato giovani coppie con un'età tra i 22 e i 37 anni". Afferma Arianna Pacchiarotti, Direttrice del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’Ospedale San Filippo Neri - Asl Roma1 del Lazio, unica struttura pubblica per la PMA eterologa del Centro Sud Italia.
"Questo dato ci ha offerto lo spunto per uno studio in fieri che ha mostrato un aumento di donne giovani con bassissima riserva ovarica nella fascia d'età tra i 22 e i 37 anni. - spiega Pacchiarotti - Il 69% di queste pazienti ha una correlazione statisticamente significativa con la patologia della tiroidite autoimmune. Ci fa riflettere il fatto che le donne comprese in questa decade siano il prodotto di ovociti che potrebbero essere stati danneggiati da interferenti endocrini, in particolare dal nucleare, presumibilmente riconducibile nel medio lungo termine all'incidente di Chernobyl".
"Naturalmente questo rappresenta uno studio pilota che necessita di ulteriori approfondimenti e allargamento del campione ma è comunque significativo, in quanto va a scardinare quel luogo comune secondo cui oggi l'infertilità è dovuta all'aumento dell'età media in cui le donne scelgono una gravidanza".
"E' pertanto fondamentale promuovere, a prescindere dall'età, la consapevolezza del proprio corpo per una cultura della preservazione della fertilità: non solo infatti contraccezione nella pianificazione familiare ma anche consapevolezza del limite numerico delle cellule riproduttive che cominciano a deperirsi già in epoca dei primi mesi di gestazione".
"I dati 2021 della Relazione al Parlamento sulla PMA, presentata in questi giorni, ne confermano il ruolo positivo sulla natalità con oltre il 47% in più di bambini nati da PMA (da 11.305 a 16625). Un dato da ascriversi all'aumento dei casi di PMA con donazione di gameti, destinato nel Lazio a salire dal 2023 con l'approvazione della legge regionale 19 del 23 novembre 2022 che ha aumentato l'età dell'accesso alla PMA con donazione di gameti femminili da 43 a 46 anni e con i futuri nuovi LEA che porteranno il numero di cicli possibili tramite la sanità pubblica da 3 a 6 e fino a 46 anni per la donna sia per per la tecnica omologa che quella eterologa a partire dal 1 gennaio 2024".
"Il Centro PMA del San Filippo Neri sta pianificando la promozione di un progetto 'Puoi donare una vita', che prevede la possibilità per donne giovani di crioconservare i propri ovociti per una fertilità futura, cosiddetto 'social freezing', e contemporaneamente donarne una parte per una donna che ne ha bisogno. E' doveroso e strategico rendere l'Italia autosufficiente nell'approvvigionamento dei gameti, che al momento vengono importati da paesi esteri, con enorme dispendio economico e senza garantire una tracciabilità, col rischio di un probabile aumento della consanguineità delle coppie del futuro", conclude Pacchiarotti.
foto pixabay