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Ospedalieri, gli obiettivi per garantire la salute pubblica

print14 gennaio 2013 10:35
ANCDV

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(AGR) Oggi, 14 gennaio mobilitazione in tutti gli ospedali e quartieri di Roma a garanzia della salute pubblica indetta dal  >Coordinamento degli operatori della salute (CTO, Policlinico Umberto1, Sant’Andrea, San Filippo, San Camillo, San Giovanni, Eastman, RMD, RMA, Sapallanzani, assemblea di medicina- La Sapienza, centro sociale La Strada, Acrobax, Alexis, ri-pubblica), mentre il prossimo 16 gennaio ore 17 inizio aula occupata del CTO “Per una sanità creativa". I Cobas si schierano a fianco della lotta con il sostegno delle sinistre. Questo il programma e le richieste in difesa della sanità pubblica:

- Artisti e cittadini in difesa della salute-La sanità deve e può essere solo pubblica per garantire a tutti gratuitamente prevenzione, cura e riabilitazione. La modalità incestuosa del privato convenzionato, dove troppo spesso il pubblico stanzia risorse e il privato trae profitti, ha mostrato il suo vero obiettivo finendo per essere occasione di lucro sul bene comune salute (non a caso le Regioni dove questo sistema è capillarmente diffuso sono anche quelle con maggior deficit). Vogliamo dunque con forza un sistema diverso, dove tutto il privato convenzionato sia riconvertito e gestito direttamente, in maniera trasparente dal SSN, senza finanziare con soldi pubblici imprenditori e chiesa.

-Gli ospedali non sono aziende. Il DIRITTO ALLA SALUTE, e non il pareggio di bilancio ed i profitti, deve essere l’unica loro finalità. Rifiutiamo la logica dei tagli lineari, del fiscal compact, che, dietro la retorica della crisi, taglia indiscriminatamente senza attuare nessuna reale programmazione sanitaria innovativa e radicale, volta a garantire assistenza diffusa e di qualità. La sanità deve essere finanziata tramite una fiscalità generale realmente progressiva in base al reddito, contrastando l’evasione fiscale, facendo pagare a tutti quanto dovuto e riuscendo così a reperire tutte le risorse necessarie.

- La Programmazione sanitaria deve essere territoriale e rispondente ai bisogni reali di salute delle persone. Deve prevedere il coinvolgimento attivo di strutture di cittadini, unici garanti contro clientelismo e ruberie. La salute è un bene che riguarda ognuno di noi, non basta più una sua gestione delegata: è ora che siano le persone che vivono nel territorio e gli operatori sanitari, ad occuparsi della sua gestione. Essenziale è la promozione di reali e lungimiranti politiche di educazione sanitaria, in termini di prevenzione e gestione del proprio bisogno di salute che è inscindibile dai diritti fondamentali (lavoro in sicurezza, ambiente sano, casa, alimentazione, istruzione) senza i quali viene minato alla base il concetto stesso di salute. Questa nuova programmazione non risponderà più a sterili percentuali e statistiche né all’interesse di nuove e vecchie dirigenze, peraltro di nomina politica e lontane dalla conoscenza reale del problema.

-Abolizione della libera professione dei medici ed eliminazione dell’intramoenia nelle strutture sanitarie pubbliche. E’ dimostrato dai fatti che questi istituti, negli anni , non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi per cui erano stati creati: ridurre le disumane liste di attesa , permettere ai cittadini la “scelta” del medico e dunque di come e dove curarsi. Solo chi ha le possibilità economiche ottiene una visita in breve tempo e successivo “diritto” al ricovero.

-Gestione diretta da parte del Sistema Sanitario Pubblico di tutti i servizi oggi esternalizzati con l’assunzione diretta degli operatori di ditte e cooperative. Ciò comporterà un evidente risparmio sui bilanci regionali grazie ai soldi recuperati dai profitti oggi garantiti ai privati tramite il losco sistema delle gare di appalto, da sempre prive di qualsiasi trasparenza e garanzia di equità.

-Sblocco delle assunzioni con immediata stabilizzazione dei precari e dei lavoratori atipici ,con una verifica costante degli organici per concretizzare nelle strutture pubbliche qualità ed umanizzazione dell’assistenza.

-Riconoscimento a tutti gli operatori della salute a contatto con il pubblico della particolarità ed usura del proprio lavoro, potenziando il lavoro di gruppo, riducendo i carichi di lavoro, abolendo gli straordinari, riattivando gli scatti biennali, favorendo le richieste di mobilità volontaria ed attivando scivoli per il pensionamento. Questa è l’unica “meritocrazia” accettabile per non annientare la dignità professionale e la finalità di salute degli ospedali e servizi territoriali.

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