Malattia oculare tiroidea (TED): patologia ancora poco conosciuta, si cerca una gestione ottimale per i pazienti
Patologia di difficile diagnosi, diventa fondamentale l’approccio multiprofessionale, integrando competenze specialistiche diverse all’interno di reti assistenziali strutturate e coordinate. Necessaria una programmazione da parte del SSN per aumentare le possibilità di cura per le persone affette


malattia oculare tiroidea 2 convegno motore sanità bologna
(AGR) La malattia oculare tiroidea (TED -Thyroid eye disease), è una patologia complessa, autoimmune, che colpisce in modo prevalente le donne e può manifestarsi in concomitanza o indipendentemente da disfunzioni tiroidee. Con l’obiettivo di fare il punto su ricerca, innovazione scientifica, organizzazione dei centri di cura territoriali, diagnosi precoce e presa in carico del paziente a livello regionale, Motore Sanità ha organizzato, con il contributo incondizionato di Amgen, global leader nelle biotecnologie farmaceutiche, una serie di appuntamenti dal titolo “Ricerca ed innovazione scientifica che spingono all’innovazione organizzativa: l’esempio della Thyroid Eye Disease”, che ha visto la partecipazione di importanti esponenti del comparto salute.
In Emilia-Romagna, la sesta tappa di una serie di incontri in programma nei prossimi mesi in varie regioni italiane, con lo scopo di mettere in luce i bisogni dei pazienti e generare risposte efficaci ai nodi irrisolti che emergono dai vari territori.
Patologia di difficile diagnosi, diventa quindi fondamentale l’approccio multiprofessionale, integrando competenze specialistiche diverse all’interno di reti assistenziali strutturate e coordinate.
“La Malattia Oculare Tiroidea rappresenta una condizione clinica complessa, originata dall’interazione tra fattori endocrini, immunologici, ambientali e oftalmologici. Questi elementi concorrono a determinare quadri clinici eterogenei, caratterizzati da un grado variabile di compromissione visiva, con ripercussioni significative sulla qualità della vita dei pazienti - ha dichiarato Maria Chiara Zatelli, Professore Ordinario Endocrinologia e Medicina Interna Dipartimento di Scienze Mediche, Università degli Studi di Ferrara -. Tale complessità richiede un iter diagnostico preciso e un approccio terapeutico personalizzato, finalizzato non solo al controllo dei sintomi e dell’attività di malattia, ma anche al miglioramento complessivo del benessere psicofisico del paziente. La gestione efficace di questa patologia impone un modello assistenziale multidisciplinare, che preveda la stretta collaborazione tra diversi specialisti - endocrinologi, oculisti, ortottisti, radiologi, neurofisiologi, radioterapisti e chirurghi - capaci di affrontare in maniera coordinata le diverse dimensioni della malattia. Le linee guida internazionali pongono con forza l’accento sull’importanza di un team integrato, che consenta una valutazione condivisa del grado di attività e severità dell’orbitopatia, tramite l’utilizzo di strumenti diagnostici standardizzati e criteri clinici validati”.
“La scelta del percorso terapeutico – ha proseguito Maria Chiara Zatelli -, che può variare dall’osservazione nei casi meno gravi, al trattamento medico nelle forme attive di media entità, fino a interventi chirurgici nei casi con importanti alterazioni estetico-funzionali, deve basarsi su una valutazione diagnostica accurata e multidimensionale, che includa esami endocrinologici, oftalmologici e di imaging. Un approccio integrato e lineare consente non solo di migliorare l’efficacia clinica dell’intervento, ma anche di contenere l’impatto emotivo, psicologico e sociale della patologia. Solo attraverso una presa in carico globale e sinergica è possibile garantire una gestione realmente efficace della Malattia Oculare Tiroidea, una condizione che, oltre a colpire strutture anatomiche ben definite, influisce profondamente sul vissuto emotivo e sulla qualità della vita di chi ne è affetto”.
foto da comunicato stampa