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Covid-19 medici ed infermieri a rischio collasso

Sottodimensionati, stressati, esposti al rischio contagio e con problemi a conciliare vita e lavoro. E' il quadro che emerge dal report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sulla situazione di medici e infermieri, in servizio nelle strutture del SSN

printDi :: 28 novembre 2020 15:34
Covid-19 medici ed infermieri a rischio collasso

(AGR) Sovraccarichi di lavoro, sottodimensionati e con la preoccupazione di contagio, aggravata dalla presenza di un personale non più giovanissimo. E, ancora, l’elevata presenza di donne sottopone la gran parte del personale allo stress derivante dalla crescente difficoltà di conciliare gli equilibri vita-lavoro. È quanto emerge dal report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Medici e infermieri, tra sottodimensionamento degli organici, rischi alla salute ed esigenze di conciliazione” che fotografa le fragilità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), che da quasi un anno è alle prese con l’emergenza sanitaria da Covid-19. Una situazione, quella di medici e infermieri che, unitamente allo stress emotivo prodotto dall’eccezionalità delle condizioni di lavoro e dalle inefficienze del sistema, rischia di metterne a dura prova la capacità di tenuta. Dal 2008 al 2018 in Italia il personale medico del sistema sanitario si è ridotto del 5,0%, mentre quello infermieristico, già fortemente sottodimensionato, ha registrato una contrazione del 3,0%, concentrando su meno lavoratori un carico di assistenza e cura che è andato invece aumentando con l’emergenza, divenendo insostenibile negli ultimi mesi.

Al già complesso quadro si aggiungono poi alcune considerazioni strutturali: innanzitutto, il blocco del turnover che ha portato ad una drastica riduzione nell’ultimo decennio delle figure sanitarie, con notevoli differenze tra le Regioni e con cali significativi nel Mezzogiorno con una riduzione del 10,6% del personale medico e del 6,8% di quello infermieristico [Campania (-17,6% medici), Calabria (-16,6%) e Sicilia (-13,2%) sono le regioni che hanno registrato i tagli più consistenti]. Il blocco delle assunzioni ha comportato inoltre un innalzamento significativo dell’età media del personale in forza: aspetto questo che, da un lato, valorizza esperienza e professionalità, dall’altro lato vede esposto ad un carico di lavoro crescente un personale sempre più anziano, con inevitabili conseguenze in termini di rischi per la salute degli stessi lavoratori.

 
Negli ultimi 10 anni la quota di medici in forza nel SSN con più di 59 anni è passata dal 7,3% al 28,5%, mentre quella degli “under 50” è scesa dal 41,8% al 38,1%. Anche tra gli infermieri, popolazione tendenzialmente più giovane di quella medica, si registra una simile tendenza: passa dal 32,7% al 46,3% la quota di chi ha più di 50 anni, mentre resta tendenzialmente stabile quella dei giovani, con meno di 35 anni.

“Non bisogna infine dimenticare che tra medici e infermieri ci sono delle madri: un universo che tra restrizioni, scuola a distanza e carico di lavoro rischia non solo di contagiarsi, ma di venire sottoposto ad un logorio psico-fisico che potrebbe determinarne il burnout”, dichiara il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

Dal report emerge infatti che nella professione infermieristica, in particolare, le donne rappresentano il 75,7% degli occupati, superando l’80% nelle regioni del Nord ma anche il personale medico vede ormai una presenza quasi paritaria di donne (46,5%) e uomini (53,5%). Tra medici e infermieri, ben il 68,6% ha figli e il 31,7% con meno di 15 anni. “Le professioni sanitarie – continua il Presidente – sono oggi sottoposte a una grandissima pressione. Su queste figure sta convergendo, oltre all’emergenza pandemica, quella derivante da una gestione in moltissimi casi disastrata della sanità pubblica, che mette a rischio una delle componenti professionali da anni fiore all’occhiello del Paese.

Senza poi dimenticare che, stando ai dati diffusi da Eurostat, nei prossimi sette anni andranno in pensione 52 mila medici. Un esodo enorme al quale bisogna porre rimedio in fretta con interventi strutturali, nuove assunzioni e anticipando l’incontro tra il mondo della formazione e quello del lavoro per evitare il collasso del sistema”, conclude.

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