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Amianto sui binari, RFI condannata a risarcire con 240 mila euro la famiglia di un operario deceduto per mesotelioma

L’operaio è deceduto per un mesotelioma causato dall’esposizione per 32 anni alla fibra killer. Secondo il Tribunale laRete Ferroviaria Italiana è responsabile delle mancate misure protettive per il lavoratore e del mancato controllo del loro effettivo uso.

printDi :: 10 novembre 2023 11:15
Amianto sui binari, RFI condannata a risarcire con 240 mila euro la famiglia di un operario deceduto per mesotelioma

(AGR) di Donatella Gimigliano

Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a risarcire la famiglia di un'operaio deceduto a causa di un mesotelioma pleurico, il terribile tumore causato dall’esposizione ad amianto. Per la vedova ed il figlio, è stato riconosciuto un danno non patrimoniale di 238.814 euro.

L’uomo, nato a Lomello (Pv), aveva svolto per 32 anni (dal 1969 al 2001) la mansione di capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato esposto a polveri e fibre di asbesto. Nel 2019 arriva la diagnosi che lo condurrà alla morte solo tre anni dopo.

Già l’INAIL aveva riconosciuto la malattia professionale, decretando l’accredito della rendita sia alla vittima, sia, in seguito al decesso, alla vedova, oltre alle prestazioni del Fondo vittime amianto. Adesso la decisione del tribunale capitolino che rileva che Rete Ferroviaria Italiana è responsabile delle mancate misure protettive per il lavoratore e del mancato controllo del loro effettivo uso. Si legge infatti in sentenza che: “Ferrovie dello Stato, pur essendo nelle condizioni di poter apprezzare la nocività dell’amianto ampiamente impiegato nei rotabili ferroviari, non solo hanno omesso di assicurare il corretto impiego dei dispositivi di protezione individuale pur disponibili ma, altresì, hanno pure consentito lo svolgimento di attività a rischio amianto in ambienti comuni interessando quindi anche lavoratori destinati ad attività diverse…”. L’impiego sui rotabili ferroviari è una delle mansioni più a rischio di esposizione a questo terribile cancerogeno, in cui sono stati registrati più casi di mesotelioma, secondo gli ultimi dati forniti dall’INAIL sono 696 fino al 2018.

«Quando arriva la giustizia, quasi sempre è tardi perché nessuno potrà restituire un padre – ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale della famiglia, che sottolinea – “purtroppo le Ferrovie dello Stato hanno utilizzato amianto in modo abnorme nonostante si conoscessero già le sue capacità lesive per la salute umana. Solo in seguito alle numerose condanne hanno avviato un tardivo processo di bonifica. Ora però occorre risarcire i danni alle vittime e ai loro familiari ed è necessario che liberi il territorio dalla fibra killer per evitare così altri decessi”.

Le vittime dell’amianto delle FS o i loro familiari possono rivolgersi all’Osservatorio Nazionale Amianto per cercare di ottenere il riconoscimento dei propri diritti chiamando il numero verde 800.034.294 o sul sito https://www.osservatorioamianto.it 

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