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6 novembre: sciopero nazionale dei farmacisti delle farmacie private. In piazza per un contratto “dignitoso”

Filcams, Fisascat e Uiltucs: “Serve un contratto che riconosca il valore della professione”

printDi :: 30 ottobre 2025 17:48
6 novembre: sciopero nazionale dei farmacisti delle farmacie private.

6 novembre: sciopero nazionale dei farmacisti delle farmacie private.

(AGR) Saranno circa 60 mila i farmacisti delle farmacie private  a incrociare le braccia il 6 novembre. Lo sciopero di 24 ore, proclamato unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, nasce a seguito della rottura delle trattative con Federfarma per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, scaduto nel 2024.

Le organizzazioni sindacali accusano la controparte datoriale di essersi presentata con una proposta economica “inadeguata”: 180 euro lordi di aumento complessivo in tre anni, cifra giudicata insufficiente a fronte dell’inflazione e della crescente complessità del lavoro in farmacia.

 
I sindacati chiedono un rinnovo contrattuale che garantisca giusti adeguamenti retributivi, migliori condizioni di conciliazione tra vita privata e lavoro e un pieno riconoscimento della professionalità dei farmacisti, un contratto che rifletta l’evoluzione della farmacia dei servizi, sempre più impegnata in attività di prevenzione, screening e consulenza sanitaria.
“I farmacisti sono un presidio sanitario territoriale essenziale – sottolineano le tre sigle – ma la loro dedizione non può più essere data per scontata. È tempo di un contratto dignitoso che riconosca il valore reale della professione”.

La risposta di Federfarma: “Situazione economica critica per un terzo delle farmacie”. Con una circolare del 20 ottobre 2025 Federfarma ha replicato alle accuse dei sindacati, ribadendo la difficoltà economico-finanziaria in cui versano molte realtà del settore.
Nel documento, il presidente Marco Cossolo evidenzia che: un terzo delle farmacie italiane versa in condizioni economiche critiche; oltre 1.000 farmacie hanno un fatturato complessivo medio di 339.000 euro, con margini lordi pari a 41.000 euro (12,3% del fatturato) e, in molti casi, nessun dipendente; circa 5.000 farmacie si collocano nella fascia di marginalità medio-bassa, con un utile operativo medio annuo sotto i 70.000 euro.
Federfarma sostiene che un aumento retributivo pari a 360 euro lordi mensili per dipendente (come richiesto dalle sigle sindacali) comporterebbe un aggravio di oltre 7.000 euro annui per farmacia, definito “insostenibile” per molte piccole realtà rurali.
«Le istanze avanzate risultano irricevibili – si legge nella circolare – poiché il loro accoglimento determinerebbe la chiusura di numerose farmacie e la conseguente compromissione del servizio di dispensazione dei medicinali in favore della cittadinanza».
Tuttavia, Federfarma conferma «la piena disponibilità a un confronto serio e costruttivo su basi oggettive e sostenibili, nel primario interesse dei lavoratori e del servizio reso alla collettività».

Dopo l’esito negativo della procedura di conciliazione, le sigle sindacali hanno dato mandato alle segreterie nazionali di proseguire la mobilitazione, culminata nell’assemblea del 27 ottobre con oltre 4.000 partecipanti. Lo sciopero del 6 novembre sarà accompagnato da presidi e manifestazioni in tutta Italia per chiedere un rinnovo contrattuale che restituisca dignità e prospettiva ai farmacisti.

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