PINK ROOM: a Ostia uno spazio di rinascita dedicato alle pazienti oncologiche dell’ospedale G.B. Grassi
Rinnovata la convenzione tra ASL RM 3 e Rotary Club Ostia
Ostia, uno spazio di rinascita dedicato alle pazienti oncologiche
(AGR) Il 23 gennaio del 2020 era stato inaugurato presso l’Oncologia Day Hospital dell’ospedale G.B. Grassi di Ostia, uno spazio denominato Pink Room primo risultato del progetto “Continuare a vivere da protagoniste" concretizzato tra la ASL RM 3 e il Rotary Club Ostia, e destinato alle donne malate di carcinoma. Purtroppo, la pandemia da Covid 19 ne ha precluso l’operatività per tutto il periodo fino ad oggi.
Sono trascorsi da allora quattordici mesi dall’interruzione ma la volontà dei players per riattivare il progetto è stata molto più forte della pandemia. Infatti, ASL RM 3 e Rotary Club Ostia hanno siglato la nuova convenzione annuale a supporto di un progetto molto innovativo che potrà essere promosso come una best practice anche presso altri ospedali italiani.
Si tratta di uno spazio vero e proprio che l’ospedale G.B. Grassi di Ostia ha messo a disposizione delle donne affette da carcinoma che si trovano nella fase post chemio-radio-terapica, fase questa molto delicata in quanto il confronto con le tematiche quotidiane relative ai segni, visibili e invisibili che lasciano le terapie, possono aggravare la loro ripresa ad una vita lavorativa e affettiva di cui sono parte e hanno diritto ad esserlo.
La pink room è una stanza tutta al femminile, con un laboratorio di counselling curato da un’equipe multispecialistica basata su una metodologia multisetting di cui ne fanno parte medici di primario valore che prestano la loro opera anche a titolo gratuito e di estetiste, anch’esse coinvolte a titolo gratuito.
Obiettivo dell’equipe è quello di insegnare alle donne a riconquistare la sicurezza del proprio corpo anche attraverso una rinnovata estetica. Infatti, i medici metteranno a disposizione delle pazienti incontri di psicologia e psicoterapia individuale e di gruppo, incontri di chirurgia per meglio spiegare la metodologia utilizzata per affrontare questa tipologia di interventi, e infine, le estetiste provvederanno a insegnare loro come migliorare il proprio aspetto fisico dal punto di vista del trucco e dell’acconciatura dei capelli. Non mancheranno poi corsi che insegnano tecniche di rilassamento.
La parola d’ordine del progetto Pink Room è quella di far tornare le donne protagoniste della propria vita senza sentirsi così un peso per la famiglia o per la società, pensieri, questi che portano ad un aggravamento delle patologie attraverso un abbassamento delle difese immunitarie.
Come nasce l’idea della Pink Room
Fulvio Leoni, medico ginecologo e socio del Rotary Club Ostia, nel 2019 ebbe l’idea di approcciare questo progetto dopo aver seguito un nuovo corso di counselling volto al miglioramento della relazione di aiuto nell’ambito medico attraverso un prendersi cura del proprio paziente e migliorarne l’ascolto.
“Nell’ambito di questo studio di counselling, avevo necessità di elaborare una tesi. L’idea quindi mi è arrivata dalla mia attività quotidiana e dai rapporti che avevo ed ho con tante persone, donne e amiche che negli anni sono state colpite dalla malattia” racconta Fulvio Leoni al quale è doveroso attribuire la paternità del progetto Pink Room che insieme alla moglie Maria Elena Castaldo, avvocato penalista, ma anche lei Counsellor, valutarono che tutta la parte di assistenza sanitaria per le donne che affrontavano la malattia era “a richiesta” delle interessate e non integrata all’interno di un percorso sanitario. Dunque, tutto questo presentava un vuoto assistenziale, un limite dunque.
“Ed è stato proprio questo vuoto assistenziale che mi ha fatto riflettere. Sarebbe stato bello invece avere un percorso che dall’inizio prendesse in cura le pazienti sotto tutti i profili, psicologico, medico, emotivo, relazionale, sociologico. Da qui l’idea di promuovere un tale progetto che aiutasse la donna in una maniera completa e non solo sotto l’aspetto meramente clinico” afferma ancora Fulvio Leoni.
Ma quando entra in campo il progetto della Pink Room?
“Sarebbe importante inserirci subito o magari appena dopo la chirurgia, prima o durante la chemio o la radio che in qualche maniera sottopongono la donna anche ad uno stravolgimento della propria identità. In questo periodo, infatti, sulla paziente intervengono, oltre alle ferite chirurgiche che alterano l’aspetto e dunque il riconoscersi, anche alterazioni ormonali molto importanti. È limitante per le pazienti sia il presentarsi al proprio compagno (limitazione nella coppia) sia il presentarsi nel mondo del lavoro, dove l’accettazione degli altri, in una situazione del genere, è fondamentale. Infatti, la caduta dei capelli, le cicatrici, limitano moltissimo la relazionalità. Dunque è doveroso inserirci subito in questo contesto dove è indispensabile curare tutti gli altri aspetti che consentono al corpo di riprendersi nella maniera ottimale per affrontare il futuro.”
Integrazione parola d’ordine per il futuro.
Il Direttore Generale della ASL RM 3, Marta Branca, che ha siglato il rinnovo della convenzione con il Rotary Club Ostia, ha definito la convenzione quale ottimo esempio di interazione tra pubblico e privato e dunque un ottimo strumento che consentirà alle pazienti di essere seguite oltre che sotto l’aspetto clinico, sanitario e assistenziale, anche dal punto di vista psico-sociale a tutto tondo grazie alla collaborazione con il Rotary Club di Ostia.
“…Un approccio integrato è sempre più importante per il futuro nell’ambito della sanità e questo progetto è un vero esempio di integrazione e innovazione che potrà essere esportato anche in altre aziende sanitarie a livello nazionale, ma non solo” dice Marta Branca.
Anche il Direttore Generale della ASL RM3, una donna manager con una grande sensibilità e lungimiranza, ha definito dunque il progetto della Pink Room un progetto che “…aiuterà le pazienti a superare le gravi ferite chirurgiche in un ambiente confortevole che definirei come la “stanza della rinascita” tenuto conto di tutte le collaborazioni di medici e professioniste che si mettono a servizio delle pazienti oncologiche. E, questo è molto importante soprattutto in questo momento in cui le donne affette da carcinoma hanno vissuto nell’ultimo anno un doppio dramma: la patologia del cancro e la pandemia che ha isolato e complicato la vita, con impatti molto rilevanti anche sulle cure creando delle situazioni di doppio svantaggio” conclude Marta Branca.
Il Rotary Club di Ostia sempre più presente sul territorio
Il responsabile del progetto per il Rotary Club Ostia sarà il dott. Fulvio Leoni che si occuperà di coordinare le attività del progetto e organizzare anche le risorse umane che fattivamente prenderanno parte come equipe alla realizzazione dello stesso progetto.
“Il Rotary Club Ostia, continua a pensare e a proporre progetti importanti per il territorio” ha detto il suo presidente Roberto Cepparotti, e continua “la collaborazione tra istituzione pubblica e organizzazione privata ci consentirà di avere l’opportunità di essere sempre più presenti sul territorio ostiense restituendo al territorio stesso un servizio importante che speriamo possa in qualche modo essere di grande supporto alle pazienti oncologiche, che nell’ultimo anno hanno visto crescere le difficoltà in maniera esponenziale a causa della pandemia. Ora piano piano risaliamo la china e l’obiettivo da traguardare, effettivamente, è che questo progetto possa essere preso come riferimento anche da altre aziende sanitarie con lo scopo di aiutare sempre meglio e sempre più, coloro che si trovano ad affrontare un periodo difficilissimo della propria esistenza, talvolta totalmente in solitudine.”