Ostia, Forum antirazzista

“A Ostia – spiega Foad Aodi – vediamo maggiore disagio che in altre realtà per ciò che concerne il razzismo, politica e cittadini debbono lavorare assieme. Il nostro appello come comunità arabe italiane e come Medici italiani di origine straniera è rivolto a tutte le forze politiche, di qualsiasi colore: coinvolgete le comunità locali, non isolarle ma ascoltarle. Bisogna fare maggiore integrazione in Italia, a Roma e ad Ostia e questa si fa sempre in due, da una parte e dall’altra, per una buona immigrazione”.
“Noi – prosegue Aodi – condanniamo qualsiasi episodio di razzismo, di discriminazione religiosa, etnica o razziale. Noi del Comai abbiamo uno sportello dove ci arrivano tutte le segnalazioni sui casi di razzismo in Italia; ebbene, negli ultimi 3 anni ravvisiamo un aumento vertiginoso, del 35%, segnalazioni da parte di cittadini arabi e musulmani residenti in Italia di casi di discriminazione. Le motivazioni di questi episodi sono divise in discriminazione religiose (come la barba, i vestiti, il velo) e nei posti di lavoro, dove si preferisce non assumere musulmani. Ad esempio un musulmano con la barba riceve spesso risposte negative per il lavoro anche quando questo c’è, anche se poi tanti italiani portano la barba. Ultimamente poi in Italia sono in aumento le discriminazioni per coloro che hanno la pelle scura e addirittura questi casi hanno superato gli episodi di discriminazione nei confronti del velo o degli aspetti religiosi”.
“Qui ad Ostia – spiega Lorenzo Proia – abbiamo recentemente, questa estate, assisto al caso della bambina di colore, figlia adottiva dell’Assessora Paoletti del X Municipio che ha ricevuto pesanti insulti razzisti a L’Aquila. A noi risulta che la solidarietà delle Istituzioni e del Mondo della politica sia stata a dir poco blanda verso Germana Paoletti, esponente del Movimento 5 Stelle, e soprattutto verso la bambina. Pochi mesi prima abbiamo avuto l’assassinio di Mohamed Salem e il ferimento di un altro egiziano, un caso che per taluni ha connotazioni di razzismo quando questo si mescola al classismo, e per talaltri no, ma che sicuramente denota una certa difficoltà di integrazione, ne parleremo apertamente. Prima ancora, tra marzo e aprile, abbiamo avuto il caso del 17enne meticcio, figlio di un Senegalese e di una dipendente della ASL, studente modello del prestigioso liceo Anco Marzio di Ostia, aggredito e malmenato. Il ragazzo continuerebbe a nascondersi sostanzialmente e a non rivelare la propria identità, perché questo? Parlarne non può che fare bene. Noi non vogliamo parlare del singolo caso ma analizzare la situazione dal punto di vista generale e sociologico, anche se è vera una cosa: quanti saranno i casi che non sono mai emersi, forse non così eclatanti dal punto di vista mediatico? A mio avviso non pochi”.