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Civitavecchia, blitz di Goletta Verde

print10 agosto 2019 20:54
Civitavecchia, blitz di Goletta Verde
(AGR) Nel Lazio sono pari a 11,5 milioni di tonnellate le emissioni della produzione energetica da fonti fossili, il 78,5% provenienti dalla ciminiera di Civitavecchia“Per ridurre le emissioni climalteranti e tener fede agli impegni presi con l’Accordo di Parigi – commenta Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde – è necessario che l’Italia faccia scelte ambiziose per contribuire a contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5°C rispetto all’era preindustriale. Quello di cui abbiamo bisogno è un Piano nazionale energia e clima che renda davvero possibile l’uscita dal carbone a partire dai territori più vulnerabili. È il caso della centrale a carbone di Civitavecchia dove occorre guardare con coraggio e lungimiranza alle nuove soluzioni tecnologiche fatte da mix di fonti rinnovabili e accumulo, come sta avvenendo in altre parti del mondo, per dare risposte concrete non solo alla decarbonizzazione, alla qualità della vita e alla creazione di nuovi posti di lavoro, duraturi e in grado di coinvolgere le generazioni future, ma anche alle esigenze di flessibilità e sicurezza della rete”.

Le fonti rinnovabili, l’innovazione tecnologica e l’efficienza energetica vanno in questa direzione e rappresentano la via di uscita alla crisi climatica sempre più evidente e concreta, come riporta lo stesso Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).

Nel Lazio, secondo il registro europeo delle emissioni E-PRTR, degli 11.409.000 di tonnellate di CO2 derivanti dai 9 impianti che producono energia da fonti fossili, 9.750.000 tonnellate provengono dalla Centrale Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia che, nel 2017, ha immesso in atmosfera il 78,5% delle emissioni complessive laziali da produzione energetica, l’11,2% del totale nazionale.

“Oggi dalla Goletta Verde dichiariamo la centrale di Civitavecchia NEMICO DEL CLIMA e chiediamo un impegno definitivo non solo a spegnerla entro il 2025, come già annunciato, ma anche ad accelerare i tempi il più possibile -dichiara Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - Lo spegnimento della centrale ci libererà dalla gran parte delle emissioni climalteranti e inquinanti nel Lazio, provenienti dalla produzione elettrica. Deve essere priorità assoluta del gestore, della Regione e del Governo nazionale che avrà a disposizione ingenti fondi comunitari per la riqualificazione delle aree come Civitavecchia. Da un lato, bisogna intercettare queste somme per riqualificare la zona, dall’altro pianificare al meglio il suo futuro, e per fare in modo che ciò avvenga chiediamo alla Regione Lazio di portare ad approvazione definitiva il piano energetico che è sempre più indispensabile. La centrale a carbone ha una tecnologia antica, inquinante, climalterante e devastante per chilometri di territorio. Al suo posto sarebbe completamente sbagliata la conversione in centrale a gas che vincolerebbe all’uso di fonti fossili per altri lustri: su quel luogo può sorgere un grande polo delle fonti rinnovabili, costituito da torri eoliche e fotovoltaico a terra nell’area industriale, un polo energetico green che abbia adeguata capacità di accumulo per sostenere la dorsale elettrica nazionale. Questo è ciò che ci auguriamo che avvenga e ed è l’idea di riconversione migliore che si possa oggi auspicare”.

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