Roma, la città ha bisogno di un ordinamento speciale e risorse finanziarie adeguate, al pari delle grandi Capitali Europee
Corbucci (Pd) presidente Commissione Roma Capitale: vengono stanziate 393 euro per abitante a Roma, contro i 724 euro di Milano. Roma, in ogni ripartizione finanziaria, riceve meno risorse per abitante rispetto agli altri comuni. Si registra un gap di risorse tra i 500 milioni e 1 miliardo di euro
(AGR) "Con la seduta straordinaria, di oggi, dell’Assemblea capitolina dedicata alla Riforma per Roma Capitale abbiamo voluto riaccendere i riflettori, ormai spenti da diversi mesi a livello governativo, su un tema fondamentale non solo per la nostra città, ma per tutto il Paese, che è quello dei poteri di Roma Capitale. È diventata una priorità assoluta, ormai, adottare specifici provvedimenti legislativi volti a definire il ruolo giuridico della Capitale e a riconoscerne pienamente la sua speciale funzione politica, sociale, economica e culturale nonché una maggiore autonomia, che includa la potestà legislativa e risorse finanziarie adeguate al ruolo ricoperto” lo dichiara Riccardo Corbucci, presidente della commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione tecnologica “Infatti l'assenza di un adeguato ordinamento giuridico si riflette inevitabilmente anche sulla dotazione finanziaria della capitale come evidenziano per esempio i dati relativi alla spesa del personale: vengono stanziate 393 euro per abitante a Roma, contro i 724 euro di Milano. Roma, in ogni ripartizione finanziaria, riceve meno risorse per abitante rispetto agli altri comuni italiani.
Se si guarda al Tpl si riscontra un evidente sottofinanziamento e perfino se si andasse ad esaminare l'attuale ripartizione dei diversi investimenti del PNRR si vedrebbe che in troppi casi il criterio della popolazione non viene preso in considerazione, con esiti paradossali che riguardano non solo Roma ma anche le altre grandi città. Viene registrato annualmente un gap di risorse che oscilla tra i 500 milioni e 1 miliardo di euro. Sono dati che devono far riflettere se si pensa che Roma si trova ad affrontare, ogni giorno, grandi difficoltà nel governo di un territorio che deve erogare servizi per una quantità di utenti di gran lunga maggiore rispetto a quella dei propri residenti, considerato sia il transito delle oltre 300 mila persone che vi si recano per lavoro ogni giorno, sia dei 15 milioni di turisti che la visitano ogni anno. Inoltre, a Roma si concentra l'esercizio delle funzioni di due Capitali, quella dello Stato italiano e quella della Città del Vaticano e il suo territorio ospita le sedi degli organi costituzionali del Paese, le supreme magistrature dello Stato, gli apparati centrali delle amministrazioni pubbliche, i centri nazionali dell’economia, delle professioni e dell’informazione e vi si svolge l’attività dei partiti e delle formazioni politiche.
A livello europeo molte capitali hanno già da tempo funzioni legislative separate per competenza e non ordinate per gerarchia rispetto a quelle statali, come per esempio: Bruxelles, Berlino, Vienna e Madrid che hanno lo statuto delle rispettive entità substatali, ovvero quella della regione nel caso di Bruxelles, quella del Land nel caso di Berlino e Vienna e della comunità autonoma per Madrid. Com’è possibile, dunque, che Roma sia ancora l'unica grande Capitale europea a non godere di uno status istituzionale e di un ordinamento amministrativo speciale che le consentano di garantire un adeguato livello di prestazioni e servizi nell'esercizio delle funzioni e dei compiti derivanti dal ruolo di Capitale della Repubblica che ricopre? Serve un vero e proprio contratto di servizio tra Roma e lo Stato che tenga conto delle specificità territoriali, dell'estensione, del numero di abitanti e visitatori, dell'extraterritorialità delle ambasciate e di tutto ciò che rende Roma fuori scala rispetto alle altre Città metropolitane italiane.
La riforma costituzionale è la via maestra per raggiungere questo obiettivo, ma occorre agire subito con gli strumenti previsti dal quadro normativo attuale per anticipare il più possibile quelli elementi che la riforma costituzionale arriverebbe a istituzionalizzare.” conclude il consigliere Riccardo Corbucci.