Referendum Atac, le ragioni del no

"Qui è in ballo un patrimonio di Roma Capitale che per troppi anni è stato vittima di scelte sbagliate e che richiede un cambiamento radicale che parta dal contenimento dei costi, migliorando il servizio nell'interesse dei romani ma anche degli stessi lavoratori. Gli esempi fallimentari di privatizzazione dei servizi pubblici - aggiunge il coordinatore romano di Italia in Comune - sono sotto gli occhi di tutti perchè un conto è gestire il patrimonio privato mirando al profitto dei privati, un conto è quello pubblico che deve garantire degli standard ed essere sotto lo stretto controllo e vigilanza dell'Ente Pubblico di riferimento".
"In Italia esistono decine di modelli di gestione del Trasporto Pubblico Locale in mano alle amministrazioni pubbliche che sono efficienti - aggiunge Nanni - penso all'Atm di Milano, ma anche ai risultati che stava ottenendo il piano industriale a cui aveva messo mano l'allora direttore generale di Atac, Marco Rettighieri, costretto ad andarsene dalla giunta grillina che ha preferito mandare via un manager competente in nome dello spoil system, tipico dei vecchi partiti".
"Oggi il 30% del servizio di trasporto pubblico è gestito da privati e anche per responsabilità del Comune di Roma non garantisce quei risultati che i cittadini si aspettano e per di più i lavoratori debbono spesso rivendicare il diritto allo stipendio, accreditato con mesi di ritardo. Roma ha bisogno di un servizio di trasporto pubblico, a partire da una grande e efficiente rete metropolitana, degna di una capitale europea. Per fare questo - conclude Nanni - servono investimenti straordinari che riconoscano la sua specialità, così come previsto dal decreto legislativo 61/2012 che viste le scelte, l'attuale governo non vuole finanziare".