Mariasole Tatum Ruocco: impegno sociale per "ricostruire la gentilezza"
Un’iniziativa che poggia sull’incontro tra senso civico e arte. Mariasole Tatum Ruocco, una protagonista dell'iniziativa: la gentilezza parla un linguaggio rassicurante, dove la parola conflitto e distanza sono abolite. Tocca a noi renderla di nuovo attuale:


(AGR) di Ginevra Amadio
Forse nessuno come Mariasole Tatum Ruocco sa cogliere il senso delle parole. Gentilezza, cura, ascolto. E ancora: condivisione, stupore, incontro. C’è, in questa insegnante coltissima, un desiderio di conoscenza che abbatte le barriere. Sa che per incidere occorre re-inventarsi, sperimentare ogni giorno nuovi strumenti d’azione. Per questo ha abbracciato il progetto dell’Associazione “Cor et Amor – Costruiamo la Gentilezza”, promotrice – col supporto del Municipio X – della “Piazza della Gentilezza” a Ostia, nel giardino già intitolato alle Vittime del Nova Scotia. Un’esplosione di colore viola, simbolo di un sentimento che pare perduto e che è il fulcro di quest’iniziativa, edificata sull’incontro tra senso civico e arte.
Dopo una giovinezza spesa tra studio, giornalismo e volontariato, con in tasca una laurea in lingue e letterature straniere, ho avuto la fortuna di vincere subito il concorso come insegnate di scuola primaria. Ho svolto la mia professione sempre aggiornandomi alle nuove metodologie, cercando di rendere il mio insegnamento al passo con i tempi, dinamico ed estremamente fruibile. Nel mondo della scuola ho svolto ogni possibile ruolo: da tutor a membro del consiglio d’ istituto, da funzione strumentale a vicaria. Poi sempre alla ricerca di nuovi stimoli ho partecipato al concorso del M.A.E. e nel 2006 sono partita per la Svizzera dove per nove anni mi sono occupata di divulgazione della lingua e cultura italiana. La mia vita a Zurigo mi ha consentito di coltivatore alcuni miei interessi collaterali: i viaggi, l’ arte del massaggio, la cucina orientale e l’ amore per il teatro e la musica. Tornata in Italia, il mio stile d’insegnamento era ancora una volta rinnovato dalla potente influenza elvetica che insegna un profondo pragmatismo e una precoce autonomia. Tra le persone con cui il mondo della scuola mi ha messo in contatto, c’è Loredana Tuccio, collega e ormai amica, che mi ha presentato il progetto “Costruiamo gentilezza” dell’ associazione Cor et Amor.
Ma cos’è la gentilezza? Un termine quasi retrò, alieno al lessico odierno.
Gentilezza è una parola che, se è pronunciata a voce alta, suona desueta, retrò, poco contemporanea ed in parte effettivamente lo è. Le risse televisive nei talkshow o nelle arene politiche, alcuni comportamenti nei luoghi pubblici, la generale freddezza e distanza tra gli individui lascia poco spazio per una parola che in maniera delicata esprime slancio, apertura, disponibilità, impegno. La gentilezza parla un linguaggio rassicurante, dove la parola conflitto e distanza sono abolite. Tocca a noi renderla di nuovo attuale: pronunciandola, praticandola, divulgandola.
La “Piazza della Gentilezza” di Ostia è dunque il tassello di un mosaico più ampio. Come è partito il progetto?
La mia amica e collega Loredana Tuccio, dopo aver proposto un progetto sulla gentilezza ai suoi allievi, ha letto sul sito dell’ associazione della possibilità di adottare sul proprio territorio una panchina da “ingentilire”, colorandola di viola e scrivendoci una frase evocativa.
Ha scritto una mail al X Municipio all’ attenzione del vicepresidente del Municipio e assessore per ambiente, territorio e sicurezza Alessandro Ieva, dell’ assessore per sport, cultura, giovani ed eventi Silvana De Nicolò e alla consigliera Filomena Cotti Zelati e nel giro di pochi giorni è stata contattata. A quel punto mi ha chiesto di unirmi a lei e sostenerla nel progetto. Con nostro grande stupore, non ci è stata concessa la panchina desiderata, ma un’intera piazza.
Così nell’arco di una settimana Piazza dei caduti della Nuova Scozia, ribattezzata dalla Presidente del X Municipio, Giuliana Di Pillo, Piazza della Gentilezza è diventato una macchia viola con grandi parole pronunciate da chi meglio di noi ha saputo esprimere la necessità e l’ urgenza di questa pratica. La nostra squadra ha visto l’impegno di: Loredana, già più volte citata, Alessandra Cavagnero, la piccola Elisabetta, Davide Amato, che con una scritta in Braille ha pensato ai non vedenti e della sottoscritta.
Qual è stato l’impatto con la cittadinanza? Solo emozione o anche dubbi?
L’impatto della cittadinanza è stato davvero positivo: già mentre eravamo all’opera le persone si fermavano incuriosite e chiedevano come potevano partecipare o collaborare. Altri si sono invece complimentati con noi per il nostro impegno, altri ancora ne hanno approfittato per farsi dei selfie un po’ diversi dal solito da postare sui social: hastag panchine della gentilezza, ovviamente! Qualche critica, pochissime a dire il vero, è stata sollevata da alcuni che denunciano il bisogno di riqualificare importanti aree del nostro territorio. Ai loro occhi il ripristino di una piccola piazzetta è sembrata poca cosa in confronto alla montagna di interventi che sarebbero realmente necessari. Tuttavia qualsiasi percorso inizia sempre con un primo passo che può essere di buon esempio e di stimolo per gli altri.
Nuove idee all’orizzonte?
In coppia con Loredana stiamo pensando ad altri interventi sul territorio, sia con panchine della gentilezza che con altre iniziative. Moltissimi luoghi hanno bisogno che questo valore venga ricordato: uffici pubblici, ospedali, scuole, parchi, punti di incontro e luoghi di culto. La gentilezza comunque ha infinite coniugazioni: ci sono i giornalisti di cronaca viola, i matrimoni di gentilezza, gli imprenditori di gentilezza e addirittura gli ambasciatori. Ogni momento è quello buono per divulgare ciò che non si finisce mai di imparare.